La monumentale installazione di Ibrahim Mahama al Barbican Centre di Londra

“Purple Hibiscus” è il nome dell’installazione site-specific ideata dall’artista ghanese per la Lakeside Terrace del polo culturale londinese. Oltre duemila metri quadri di stoffa, cuciti a mano, rivestiranno le pareti in cemento armato del celebre complesso brutalista

Alla sua prima opera pubblica su vasta scala in Gran Bretagna, Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) arriva nel cuore di Londra. Sarà infatti la grande terrazza affacciata sul “lago” urbano del Barbican Centre, incastonato tra gli edifici in stile brutalista del celebre polo culturale, ad accogliere l’inedito progetto site-specific dell’artista ghanese, premio Pascali 2021, abituato a lavorare sullo (nello) spazio con interventi monumentali e di grande impatto (si pensi all’impacchettamento con sacchi in juta dei bastioni di Porta Venezia a Milano, per Fondazione Trussardi, nel 2019, recuperando il progetto già sviluppato alla Biennale di Venezia 2015 e a Documenta 14, nel 2017; nel 2019, sempre a Venezia, monumentale anche l’installazione con scatole di scarpe per il debutto del padiglione del Ghana alla Biennale).

Lakeside Terrace, Barbican Centre, Londra. Photo Livia Montagnoli
Lakeside Terrace, Barbican Centre, Londra. Photo Livia Montagnoli

Ibrahim Mahama al Barbican Centre di Londra

Dal 10 aprile al 18 settembre 2024, Mahama trasformerà il volto della Lakeside Terrace avvolgendo le superfici in cemento che ne caratterizzano la skyline con duemila metri quadri di tessuti rosa e viola, cuciti a mano da centinaia di artigiane di Tamale, dove l’artista ha fondato nel 2019 il Savannah Center for Contemporary Art (SCCA), centro di ricerca, luogo espositivo e residenza per artisti, con progetti di arte contemporanea che tengono insieme sperimentazione e impegno sociale. Centrale nella ricerca di Mahama è la riflessione sulle dinamiche che regolano il lavoro, a partire dalla denuncia dell’atavico sfruttamento che ha piagato – e ancora affligge – la sua terra. Per Purple Hibiscus – il nome dell’installazione è mutuato dell’omonimo romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie (2003) – le artigiane di Tamale hanno prodotto i monumentali pannelli di stoffa (montati all’interno dello stadio della città, unico spazio idoneo per concepire la monumentale installazione) che copriranno le pareti del Barbican affacciate sul lago: collaborando con collettivi di cucito e associazioni di tessitrici ghanesi, Mahama sostiene attivamente le microeconomie locali, e offre loro risonanza internazionale; e l’opera esalta il valore del lavoro collettivo.

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza
Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts, Biennale Architettura 2023, Venezia. Photo Irene Fanizza

Purple Hibiscus, il valore del lavoro e della memoria

Ma Purple Hibiscus invita anche a soffermarsi sul ruolo delle testimonianze materiali nella conservazione della memoria collettiva e sulla resistenza di credenze e usanze tradizionali che trasmettono l’identità di un popolo. Sui pannelli in stoffa sono infatti stati cuciti un centinaio di abiti tradizionali indossati nel Nord del Ghana (Tamale è il centro di riferimento dell’area), detti batakaris, che Mahama ha personalmente rintracciato visitando le comunità che abitano il territorio, ricorrendo al baratto per ottenerli. Nell’esporli, inglobandoli nella sua installazione, l’artista punta a evidenziare le tracce dell’uso che ne è stato fatto nel tempo, evidenza di una resistenza culturale.
C’è poi un significato ulteriore, dietro alla scelta di lavorare con il tessuto per la committenza londinese, strettamente connesso con la storia del luogo. A nord della City, il Barbican Centre fu costruito tra gli Anni Settanta e Ottanta (inaugurato nel 1982 dalla Regina Elisabetta II) nell’area di Cripplegate (dal nome dell’omonima, antica porta), distrutta in gran parte dai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, quando la zona si era riempiti di magazzini per il commercio di stracci e stoffe.

Il Barbican Centre e la promozione dell’arte contemporanea

L’installazione sarà parte della mostra che il Barbican inaugurerà il prossimo 13 febbraio – Unravel: The Power & Politics of Textiles in Art, fino al 29 maggio – pur rivelandosi al pubblico solo a partire dal mese di aprile.
Con Mahma, il Barbican approfondisce dunque un percorso di committenze pubbliche intensificato di recente (il precedente, nell’autunno 2023, è l’installazione Cloud songs on the orizon, per il Barbican’s Conservatory, a opera di Ranjani Shettar), con l’obiettivo di prestare i suoi spazi, liberamente accessibili, alla promozione dell’arte contemporanea. Il Centro si conferma così uno dei principali committenti del Regno Unito per la produzione di nuove opere d’arte.

Livia Montagnoli

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