Il numero speciale di Artribune Magazine sull’Uzbekistan: focus sull’arte d’avanguardia nel deserto

Venezia e Firenze dedicano una mostra all’arte della prima metà del Novecento di questo Paese dell'Asia Centrale, e Artribune le dedica un approfondimento sul cartaceo. Ecco un’anticipazione dell’esposizione in Laguna

Venezia e Firenze dedicano un’importante mostra all’Uzbekistan, raccontando una pagina ancora poco nota dell’arte non europea della prima metà del Novecento, quella dell’Avanguardia fiorita in questo Paese dell’Asia Centrale, ex repubblica sovietica. Promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura e curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa di Ca’ Foscari, il progetto espositivo sarà articolato su due sedi, una fiorentina e una veneziana, per presentare 150 opere, soprattutto dipinti su tela, affiancati da una raccolta di testimonianze della tradizione tessile uzbeka: i lavori provengono tutti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus. La doppia mostra sarà oggetto di approfondimento nel prossimo speciale cartaceo di Artribune, che sarà distribuito durante i giorni di apertura della Biennale di Venezia al Padiglione Uzbekistan. Intanto, diamo un’anticipazione sull’evento in Laguna.

La mostra “Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto” a Venezia

La mostra Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto è ospitata dal 17 aprile al 29 settembre 2024 (con inaugurazione il 16 aprile) nella sede di Ca’ Foscari Esposizioni a Venezia, per proporre nell’arco cronologico dalla fine dell’Ottocento al 1945, circa 100 opere (soprattutto dipinti su tela e su carta, cui si aggiungono emblematici reperti della tradizione tessile uzbeka) provenienti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus, quello che la stampa internazionale indica da qualche anno come “il Louvre del deserto”. È la prima esposizione nella storia a stabilire precise relazioni tra le due più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan: si tratta di un elemento fondamentale per comprendere la profondità di una vicenda artistica come questa, ma non è l’unica novità della mostra.

La storia affascinante di un’“Avanguardia Orientalis”

Finora si era pensato, infatti, alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una corrente “minore” rispetto alla grande Avanguardia di artisti russi come Kandinskij e Rodčenko. In realtà si tratta di un’autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis”. Così, a fianco di 4 opere di Kandinskij (due olii e due disegni su carta), ci sarà un’ampia selezione di opere dell’Avanguardia Orientalis: l’esito di un dialogo culturale e artistico profondissimo che mette insieme artisti uzbeki, kazaki, armeni, russi d’Oriente, siberiani, quasi tutti formatisi a Mosca e a Pietrogrado, ma tutti radicati in una terra che scoprono e in cui scelgono di vivere e lavorare. L’Avanguardia Orientalis è pertanto un’Avanguardia inclusiva, di confronto e collaborazioni, di incontri e di comuni ascendenze. Questa e altre storie ci aspettano sul prossimo speciale di Artribune.

Redazione

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