Musica elettronica e futuro. Parlano i fondatori di Raster-Noton

Qualche giorno fa, a Roma, si è festeggiato il 20esimo anniversario della leggendaria label, nella splendida Villa Massimo. Noi eravamo lì e siamo riusciti a scambiare qualche battuta con i tre fondatori storici: Carsten Nicolai, Frank Bretschneider e Olaf Bender.

Chemnitz è un paese della bassa Germania, in Sassonia, con più di 200mila abitanti. Tre di questi – Carsten Nicolai, Frank Bretschneider e Olaf Bender – decisero, nel lontano 1996, di fondare una loro etichetta di musica elettronica. “Una piattaforma”, come si legge nel loro sito, “pensata per unire musica, arte e scienza”. Nasce così la Raster-Noton. Qualche giorno fa la leggendaria label ha compiuto vent’anni e a Roma, nella splendida Villa Massimo (sede dell’Accademia Tedesca), i tre producer, insieme ad amici e guest, hanno organizzato una due giorni di workshop e musica. Noi eravamo lì e siamo riusciti a scambiare qualche battuta con i tre fondatori storici.
Lo showcase dell’etichetta tedesca si ripete in questa cornice da ormai otto anni; ma stavolta, oltre al workshop del giovedì – in cui i tre hanno spiegato l’evoluzione dell’etichetta e il futuro della musica elettronica – c’è stata una vera e propria serata di festeggiamenti, aperta al pubblico gratuitamente. Chi è riuscito a entrare, ha assistito a una line-up da festival: Carsten Nicolai aka Alva Noto, Olaf Bender aka Byetone, Atom TM, Dorit Chrysler, KyokaRobert Lippok e COH.

20 anni di Raster-Noton - Villa Massimo, Roma 2016 - Atom TM

20 anni di Raster-Noton – Villa Massimo, Roma 2016 – Atom TM

Com’è cambiata la percezione della musica elettronica in questi vent’anni?
Frank Bretschneider: Credo che oggi goda di più attenzione rispetto agli anni scorsi. Negli Anni Novanta, vent’anni fa, nasceva la musica techno, e come tu sai l’elettronica nasce prima, però è grazie a quest’ultima che l’elettronica è riuscita ad arrivare a questo successo di massa. Se chiedessi a qualcuno per strada di parlarti di musica elettronica, probabilmente finireste a parlare di techno.

L’arte dadaista ha influenzato il tuo modo di fare musica. Come avviene questa interazione?
Frank Bretschneider: Non è tanto nel sound, è più l’approccio nel fare qualcosa, nel creare musica e cercare di fare ciò che non è stato ancora fatto. È come quando i surrealisti mettevano insieme quello che in realtà non andava messo insieme, e i dadaisti trasformavano le cose in ciò che nessun altro vedeva, come Duchamp. È lo slogan “pensa differente”, è non accontentarsi delle cose per come sono ma guardare oltre. Cerco qualcosa di nuovo nella combinazione dei suoni per mettere insieme quello che è diverso, la mia personalità e il mio sound personale.

20 anni di Raster-Noton - Villa Massimo, Roma 2016 - Byetone

20 anni di Raster-Noton – Villa Massimo, Roma 2016 – Byetone

Quali sono i progetti comuni e futuri all’interno dell’etichetta?
Olaf Bender: Ci sono due progetti molto importanti, uno in corso l’altro in produzione. Il primo è l’installazione White Circle, mentre il secondo, un libro in cui abbiamo già messo insieme, nella prima parte, tutte le uscite di questi vent’anni: sarà ufficialmente pubblicato nel giro di due mesi. Parlando di musica: c’è un bel progetto con Grischa Lichtenberger, che ha pubblicato tre EP come parte di un CD già pubblicato, La Demeure, e questi tre EP sono più centrati su temi specifici come il rumore o la melodia.

Esiste una differenza tra la scena musicale elettronica tedesca e quella italiana?
Carsten Nicolai: Non credo ci sia divisione a livello nazionale, perché ormai parliamo di un’unica grande scena internazionale. Non sono più i luoghi, quindi, ma le persone a essere al centro del sistema musicale. Non sappiamo nello specifico come sia la situazione in Italia perché quando siamo chiamati a suonare qui, ci troviamo sempre a confronto con line-up internazionali.

20 anni di Raster-Noton - Villa Massimo, Roma 2016 - Alva Noto

20 anni di Raster-Noton – Villa Massimo, Roma 2016 – Alva Noto

La musica elettronica è forse il genere musicale che più di altri è riuscito a sfondare barriere, come l’arte contemporanea di cui è parte imprescindibile…
Olaf Bender: Non solo l’arte contemporanea, ma la cultura contemporanea in generale ne è intrisa. Musica elettronica è un termine che non dovremmo più usare perché ormai è stato snaturato. Gli artisti contemporanei producono “musica elettronica”, chiunque a casa può creare qualcosa e anche i pezzi dei Daft Punk o David Guetta sono etichettati come “musica elettronica”.

Stando a ciò che possiamo ascoltare e vedere oggi, qual è, a tuo parere, il futuro della musica elettronica?
Carsten Nicolai: È difficile rispondere. Se pensi alla musica oggi, che sia hip hop, che sia musica da intrattenimento, tutto è prodotto al computer, che permette di lavorare più velocemente, di creare una musica più complicata, più ricca, anche più forte – col tempo le nostre orecchie si sono sviluppate, ciò che viene riconosciuto come musica oggi non sarebbe stato considerato tale vent’anni fa. Credo che andrà avanti così: la velocità di produzione, il successo di massa, e la variabilità del genere ci condurranno presto a qualcosa di nuovo, un cambiamento, una reazione.

Paolo Marella

www.raster-noton.net

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Paolo Marella

Paolo Marella

Barese, classe 1987, trapiantato maldestramente a Venezia. Laureando in Economia e Gestione dei Beni Culturali all'Università Ca' Foscari, coltiva da anni una forte passione per l'arte e la scrittura. Gli piace il mondo della comunicazione: quest'anno ha lavorato nell'ufficio stampa…

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