Il Maybourne Riviera in Costa Azzurra. Nuovo hotel tra arte e design

Le Corbusier e Louise Bourgeois sono solo due delle illustri “presenze” che arricchiscono le atmosfere del nuovo gioiello dell’hôtellerie in Costa Azzurra

Quello che sorprende entrando nel Maybourne Riviera è la sensazione di essere accolti nell’ingresso di un museo piuttosto che nella reception di un hotel. Nella hall domina, appesa al soffitto, The Couple, grande opera in alluminio di Louise Bourgeois, mentre nella parete di fondo è stata inserita una vetrata di Le Corbusier (ci sono anche sue litografie). Gli arredi di design, fra cui la famosa Bibendum Chair, sono firmati da Eileen Gray.
Già l’arrivo in auto, sia che si salga da Mentone o da Monaco sia che si scenda dalla Grand Corniche, ci introduce nel mito della Costa Azzurra. Sono le strade immortalate da Alfred Hitchcock in Caccia al ladro, sulle quali Cary Grant e Grace Kelly scorrazzano a bordo di una spider e dove l’attrice americana, diventata nel frattempo la Princess Grace di Monaco, incontrò la curva fatale nel 1982.
Nel parcheggio, di fronte all’ingresso, è un via vai di Jaguar e di Bentley che restano in mostra per qualche istante prima che il voiturier le faccia sparire con discrezione nel garage.

The Maybourne Riviera. Corbusier stained glass

The Maybourne Riviera. Corbusier stained glass

IL PASSATO DEL MAYBOURNE RIVIERA

Il Maybourne Riviera è costruito su uno sperone di roccia a picco sul mare, a circa 300 metri di altezza. La vista corre ‒ oltre che sui sottostanti grattacieli di Monaco ‒ da una parte fino a Bordighera, ben oltre la frontiera italiana, dall’altra fino al Cap-d’Ail. Un luogo che, dagli Anni Settanta dell’Ottocento, ospitava uno chalet in legno, poi fra le due guerre un piccolo albergo. Dopo le distruzioni belliche, l’hotel venne ricostruito nel 1963 dall’architetto André Minangoy e dal suo associato Michel Neron, conosciuti anche per le Vele di Marina Baie des Anges di Villeneuve Loubet, edifici iconici dello sviluppo turistico della Costa Azzurra a partire dalla fine degli Anni Sessanta. Fu Max Grundig, l’imprenditore tedesco del settore radio televisivo, proprietario all’epoca dell’hotel, a ribattezzarlo Vista Palace. Un nome rimasto fino alla chiusura e alla caduta in abbandono. La svolta arriva nel 2014, quando viene acquistato da Paddy McKillen alla testa del Gruppo Maybourne sostenuto dagli investitori catarioti che fanno capo allo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani.
L’edificio è stato messo nelle mani dell’architetto Jean-Michel Wilmotte per una radicale trasformazione, estetica e funzionale, che ha portato a un aumento del 30% della superficie disponibile. Gli oltre sei anni di lavori si sono conclusi solo quest’anno con l’apertura di un nuovo gruppo di camere (ora sono 45 e 24 suite), alcune direttamente scavate nella roccia, che si vanno ad aggiungere agli altri servizi del 5 stelle lusso via via aperti al pubblico durante un anno di soft opening: la piscina a sfioro sospesa sotto la parete rocciosa, la Spa, i ristoranti coordinati da chef di fama internazionale come Mauro Colagreco (3 stelle Michelin al Mirazur nella vicina Mentone) e Jean-Georges Vongerichten. Il ristorante gastronomico Ceto di Colagreco si è subito meritato la prima stella.

© Photo Dario Bragaglia, The Maybourne Riviera

© Photo Dario Bragaglia, The Maybourne Riviera

ARTE E DESIGN AL MAYBOURNE RIVIERA

La caratteristica dell’hotel rimane comunque la presenza di opere d’arte e la cura del design, com’è nello stile del Gruppo Maybourne, a cui fanno capo alcuni hotel leggendari come il Claridge’s, il Connaught, il Berkeley a Londra e il Maybourne Beverly Hills negli Stati Uniti. In particolare è stato Paddy McKillen, l’imprenditore di origine irlandese che, anche dopo l’ingresso dei capitali catarioti, ha mantenuto una quota nel gruppo e ne ha guidato lo sviluppo negli ultimi anni (ad aprile è stato però estromesso dal board della società che controlla gli hotel Maybourne), a volere questo stile di accoglienza in cui l’architettura e il design di qualità, le opere d’arte collocate in spazi fruibili dalla clientela si compenetrano con i tradizionali servizi dell’hôtellerie di lusso.
McKillen ha una lunga frequentazione con artisti, designer e archistar. Nel 2002 era balzato agli onori delle cronache per aver acquistato la tenuta vinicola di Château La Coste presso Aix-en-Provence (200 ettari in coltivazione biologica), trasformato negli anni in un centro d’arte internazionale, con opere di Tadao Ando, Louise Bourgeois, Alexander Calder, Sophie Calle, Frank O. Gehry, Andy Goldsworthy, Kengo Kuma, Oscar Niemeyer, Jean Nouvel, Jean-Michel Othoniel, Renzo Piano, Ai Weiwei fra gli altri.
Le intenzioni di McKillen aprendo il primo hotel del gruppo sulla Costa Azzurra sono state quelle di farne “uno dei più begli alberghi del mondo”. E ha spiegato che “il luogo dove è situato è ricco d’arte e di storia, ma siamo anche felici di aver creato un posto dove i nostri ospiti possono semplicemente arrivare, rilassarsi degustando un bicchiere di rosé, ammirare il panorama e godersi la vita”. Il riferimento del magnate irlandese è al promontorio di Cap-Martin, che si protende nel mare proprio sotto l’hotel, dove Le Corbusier costruì il suo famoso Cabanon (nelle acque antistanti trovò la morte nel 1965). A fianco del buen retiro dell’architetto c’è l’altrettanto celebre villa E-1027 costruita fra il 1926 e il 1929 da Eileen Gray, capolavoro del Modernismo. Questa vicinanza chiarisce i motivi della presenza di opere dell’architetto franco-svizzero e della designer irlandese nella hall dell’hotel. Lo stesso logo del Maybourne Riviera è ispirato alla scrittura di Eileen Gray. Ma l’elenco degli artisti presenti negli spazi dell’accoglienza, al bar e alle pareti dei ristoranti, come pure nei corridoi dei vari piani del cosiddetto Crystal Building (la parte fuori terra dell’hotel), è davvero lunga: Annie Morris, Magda Skupinska, Manuel Bougot, Wes Lang, Conrad Shawcross, Clara Claus, Susan Elias, Annie Morris, Matt Jukes, Tom Shannon, JR, Jeppe Hein, Prune Nourry. Si calcola che siano circa un migliaio le opere d’arte e i pezzi su misura commissionati ad artigiani della regione per quel che riguarda il mobilio, le ceramiche e le vetrate. Il design d’interni è stato curato dall’équipe del Maybourne guidata da Michelle Wu ma specifiche parti portano la firma di designer e architetti molto conosciuti come André Fu, lo studio Bryan O’Sullivan, Marcelo Joulia, Pierre Yovanovitch, Pascal Goujon e Rigby & Rigby.

Dario Bragaglia

https://www.maybourneriviera.com/

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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