Hashim Sarkis e Paolo Baratta presentano la 17. Mostra Internazionale di Architettura

“How will we live together?” è il tema della Biennale di Architettura 2020, al via il 23 maggio prossimo. La mostra internazionale avrà una struttura in “cinque scale”, associate a installazioni collocate all’esterno dell’Arsenale e dei Giardini; annunciate la parità uomo-donna tra i partecipanti e una sezione dedicata a Venezia. Grenada, Iraq e Uzbekistan parteciperanno per la prima volta alla kermesse.

L’Architettura ci fa individui più consapevoli, ci aiuta a essere non solo consumatori, ma cittadini, ci stimola a considerare gli effetti indiretti delle nostre azioni, ci aiuta a comprendere meglio l’importanza dei beni pubblici e dei beni gratuiti.” È da una Sala delle Colonne in Ca’ Giustinian eccezionalmente vuota, causa precauzioni da COVID 19, che Paolo Baratta si è congedato dal suo ruolo di Presidente della Biennale di Venezia. Un saluto accompagnato dall’introduzione dei contenuti di How will we live together?: in apertura il prossimo 23 maggio, la 17. Mostra Internazionale di Architettura curata da Hashim Sarkis sarà infatti la prima dell’“era” Roberto Cicutto. Per Baratta si è trattato anche di un’occasione per sintetizzare il lavoro di questi anni in ambito architettonico, portato avanti, edizione dopo edizione, da una riflessione sul senso stesso di questo tipo di appuntamento. “Ancora una volta ci chiediamo quale sia la finalità di una Mostra come la Biennale, a chi si rivolge? Oltre a essere strumento di conoscenza e dialogo per gli addetti ai lavori, la Mostra di Architettura è anche una “chiamata” al pubblico a farsi visitatore, a farsi visitatore attento, a farsi testimone diretto, testimone oculare. Un’esposizione chiede al visitatore una disponibilità a dilatare lo sguardo, chiede al curatore di essere scienziato e drammaturgo a un tempo. Non basta diffondere conoscenza ma occorre contribuire alla consapevolezza, non basta rivelare problemi, occorre alimentare con esempi di proposte e di realizzazioni, il desiderio di Architettura”, ha affermato Baratta, lasciando quindi la parola a Hashim Sarkis, in collegamento da Cambridge, in Massachusetts.

BIENNALE ARCHITETTURA. RISPOSTE PLURALI DOMANDA ANTICA

Per la seconda volta, dopo lo streaming di due anni fa, quando una tempesta impedì a Yvonne Farrell e Shelley McNamara di raggiungere Venezia in aereo, è stato di nuovo possibile raggiungere il curatore della Biennale Architettura nel suo luogo di lavoro. Una circostanza solo in apparenza secondaria, in realtà in grado di rivelarci qualche aspetto del metodo adottato, svelando almeno in parte il work in progress. Sarkis ha chiesto all’intero team curatoriale di presentarsi, per poi definire i confini concettuali della sua mostra muovendosi tra i plastici degli spazi espositivi veneziani. Al loro interno saranno esposti i progetti “che spaziano dall’analitico al concettuale, dallo sperimentale al collaudato e all’ampiamente diffuso” scelti per la mostra internazionale, distribuita tra il Padiglione Centrale ai Giardini, l’Arsenale e Forte Marghera. Annunciati 114 partecipanti con “uguale presenza di uomini e donne,” provenienti da 46 Paesi, con “una rappresentanza crescente da Africa, America Latina e Asia”. Peculiare l’articolazione tematica in “cinque scale”: Among Diverse Beings; As New Households e As Emerging Communities occuperanno l’Arsenale; Across Borders e As One Planet saranno invece allestite nel Padiglione Centrale. Ciascuna scala sarà associata a un’installazione collocata all’esterno degli spazi espositivi; alla città di Venezia sarà riservata un’intera stanza, per celebrarne la resilienza e ospitalità e ricordare, tramite esempi concreti, come sia possibile “vivere insieme”  in questo luogo unico e fragile.

BIENNALE ARCHITETTURA. CINQUE SCALE

Le cinque scale introdotte da Hashim Sarkis costituiscono la novità più rilevante della presentazione odierna, dopo la “scomposizione del titolo-tema”, parola per parola, resa nota nei mesi scorsi. Il carattere collettivo, plurale e aperto della Biennale Architettura 2020 sarà dunque declinato secondo cinque direttrici tematiche, con un criterio di crescita progressiva: dalla scala del corpo, strettamente personale, si passa a quella dello spazio in condivisione, in modo forzato o volontario, per raggiungere la dimensione globale e, infine, provare a muoversi oltre la Terra. A una prima analisi, il Padiglione Centrale sembrerebbe maggiormente orientato verso questioni già di portata globale – dal superamento del divario urbano-rurale alla riduzione delle differenze sociali ed economiche tra città e aree interne; dalla salvaguardia dei “tesori in via di estinzione come i Poli, l’Amazzonia, gli oceani, la regione indo-pacifica e l’aria” fino alle soluzioni per arginare al riscaldamento globale e ai possibili collegamenti tra Terra e spazio. L’Arsenale potrebbe divenire il “palcoscenico” per assegnare definitiva visibilità internazionale a nuovi campi di ricerca. Ad esempio, è qui che saranno esposti progetti relativi alle modalità con cui l’architettura sta rispondendo ai cambiamenti della composizione delle famiglie, oltre a esempi di coabitazione in contesti complessi, come il campo per rifugiati di Al Azraq a Beirut, la megalopoli di Hong Kong, i corridoi India-Pakistan, Lagos, New York, Pristina, la zona di Rio-San Paolo. “La Biennale Architettura 2020 è motivata dai nuovi problemi che il mondo pone all’architettura, ma si ispira anche all’attivismo emergente di giovani architetti e alle revisioni radicali proposte dalla pratica dell’architettura per affrontare queste sfide”, ha precisato Hashim Sarkis che, tra i partecipanti, ha scelto di includere anche gli italiani Benedetta Tagliabue, Matilde Cassani e lo Studio Paola Viganò.

BIENNALE ARCHITETTURA: KAZUYO SEJIMA PRESIDENTE DELLA GIURIA

Tornando indietro di dieci anni, Paolo Baratta ha inoltre citato l’esperienza di People Meet in Architecture, la Biennale Architettura 2010 curata dall’architetta giapponese Kazuyo Sejima: sarà proprio lei a presiedere la giuria internazionale che sabato 23 maggio 2020 assegnerà i riconoscimenti associati alla kermesse lagunare. Tra questi, il Leone d’oro alla migliore partecipazione nazionale, attribuito a uno dei 63 Paesi di questa edizione. Tre i debutti – Grenada, Iraq e Uzbekistan -, mentre l’Italia sarà rappresentata dal progetto Comunità Resilienti, curato da Alessandro Melis. Tra le conferme, prosegue (nonostante Brexit) la collaborazione tra Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum. Il quinto Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate – allestito alle Sale d’Armi, all’Arsenale – sarà British Mosques. Sviluppato con l’architetto Shahed Saleem, si focalizzerà su tre moschee – la moschea di Brick Lane, una cappella protestante divenuta sinagoga; quella di Old Kent Road, realizzata in un pub dismesso e quella moschea di Harrow Central -, con un dichiarato interesse verso la progettazione “fai da te”. Spazio, infine, anche alla combinazione tra architettura e fotografia in How will we play together?, il progetto dedicato al gioco che prenderà forma a Forte Marghera.

-Valentina Silvestrini

https://www.labiennale.org/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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