Venezia Updates: alla Biennale anche la “battaglia” per la protezione del patrimonio artistico
Da strumento educativo, impiegato dalle istituzioni museali per ampliare la gamma delle esperienze visive offerte al pubblico, alla perdita progressiva di appeal: si compie nell’arco di un paio di secoli l’involuzione del fenomeno della riproduzione delle opere di arte e architettura indagato da A World of Fragile Parts, il progetto speciale che sancisce la partnership […]
Da strumento educativo, impiegato dalle istituzioni museali per ampliare la gamma delle esperienze visive offerte al pubblico, alla perdita progressiva di appeal: si compie nell’arco di un paio di secoli l’involuzione del fenomeno della riproduzione delle opere di arte e architettura indagato da A World of Fragile Parts, il progetto speciale che sancisce la partnership tra la Biennale e il Victoria&Albert Museum di Londra.
Come annunciato, anche il cosiddetto Padiglione delle Arti Applicate – coordinato da Brendan Cormier, design curator al V&A – si fa portatore di una sua battaglia, introducendo nel contesto dell’Arsenale e nel filone tematico complessivo, la questione della salvaguardia del patrimonio artistico dell’umanità. Ed è esattamente in nome di questa urgenza – ampiamente descritta in una sorta di “spettro della drammaticità”, tra catastrofi naturali, improvvise o annunciate attentanti terroristici, deterioramento, mancata conservazione, urbanizzazione, pressioni del mercato turistico – che la mostra alla Sala d’Armi compie un’operazione di riposizionamento e rivalutazione dell’idea stessa di copia.
LA SALA D’ARMI
Privandola dell’aurea di non autenticità e slegandola da mera operazione kitsch, la riproduzione si fa strumento utile a tal punto da acquisire un ruolo oltre quello già consolido di strumento di indagine. In particolare il percorso insiste sull’acquisizione di un’individualità specifica e distinta della copia, un processo reso possibile da una gamma di materiali e tecniche di nuove concezione. In mostra quindi, dopo una presa di coscienza sulla fugacità del concetto stesso di “durevolezza” attraverso casi emblematici della cronaca anche recente, si susseguono una selezione di risultati tangibili, resi tali mediante tecnologie diverse: dai tradizionali calchi in gesso alle copie in materiali preziosi o metallici, resine, polimeri e altri supporti, introdotti da una stampa 3D in corso di esecuzione. La necessità di cui la mostra, uno dei tre progetti speciali per l’edizione 2016, si fa portavoce nella più estesa visione della Biennale si configura come intervento coerente nel progetto curatoriale complessivo, pur nella perdurante specificità settoriale degli “esempi concreti” – per citare un’espressione cara ad Aravena – effettivamente presentati.
–Valentina Silvestrini
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