Storia dell’arte e storia civile. Il saggio di Michele Dantini sul Novecento italiano

Come vede (e sintetizza) il Novecento italiano uno dei maggiori studiosi contemporanei? La risposta è nel suo nuovo libro, che prende come esempio artisti e critici per tratteggiare un’identità spesso difficile da definire

Già predisposta da due precedenti lavori di Michele Dantini quali Geopolitiche dell’arte (Christian Marinotti, Milano 2012) e Arte e politica in Italia (Donzelli, Roma 2018), la sua Storia dell’arte e storia civile è un libro di revisione storico critica. È lo stesso autore a dichiararlo: “Nato per me come una sorta di archeologia dell’oggi e delle sue impasse, ‘Storia dell’arte e storia civile’ è così un libro non di sole argomentazioni apologetiche, certo; e tuttavia anche di argomentazioni apologetiche – dibattute, esitanti, per lo più controverse come possono destarsi, per reazione e resipiscenza entro biografie in partenza moderniste” (ivi p. 11).

IL SAGGIO DI DANTINI SUL NOVECENTO ITALIANO

Le impasse denunciate da Dantini sono caratteristiche di un presente che ha declinato ogni metafisica a cominciare dalla eredità figurativa cristiana, di cui questo libro vuol essere ricognitore. Disgregata l’unità di intenti, le opere degli artisti contemporanei si muovono in direzioni imprevedibili. Per quanto riguarda i ravveduti del modernismo ne troviamo a iosa nel primo dopoguerra, in tutta Europa, ma è soprattutto l’Italia a fornire i soggetti per i ritratti di Dantini. L’Italia tra le due guerre che trascina nel Novecento una visione antimodernista cui lo stesso Dantini, affiancandosi a Panofsky, Wind e Gombrich, sembra approdare già in Arte e politica in Italia, un libro inequivocabile anticipazione di quest’ultimo. Dantini è però sinceramente concentrato, come si può constatare sin da Geopolitiche dell’arte, a dimostrare come il recupero di un vero discorso storico-critico possa essere il riscatto da una Ytalya subjecta alle tendenze internazionali, un discorso che possa essere un ricalcolo colto delle condizioni identitarie. Ignorando l’appropriazione quale metodologia antropologicamente rilevante, Dantini analizza la relazione tra Italia e Germania partendo dalla rilettura delle pagine della rivista Valori Plastici. Qui Dantini rileva come alla diffidenza di molti si contrapponga la ragionevolezza verso le avanguardie, così da circoscrivere i caratteri di quell’atmosfera figurativa del primo dopoguerra.

Carlo Levi, Paesaggio di Alassio, 1933, olio su tela, 50 x 60 cm. Firenze, Musei Civici Fiorentini, Museo Novecento

Carlo Levi, Paesaggio di Alassio, 1933, olio su tela, 50 x 60 cm. Firenze, Musei Civici Fiorentini, Museo Novecento

DA DUCHAMP A CARLO LEVI

Ecco, quindi, che la riflessione dello studioso s’addensa nella disamina della vulgata italiana del Surrealismo. Duchamp, cui Dantini ha dedicato un consistente capitolo nel suo Arte e sfera pubblica (Donzelli, 2016), è l’exemplum di quanto temi orecchiati producano suggestioni devianti da un modello originale quasi fossero anch’esse prodotto di una risonanza distorta che vuole stabilire un’indipendenza culturale dalla Francia. Più avanti l’autore arriva alla raffinata proposta di un’adozione strumentale di argomenti e modi del Surrealismo da parte dell’etnoantropologia di De Martino. La centralità del pensiero religioso, che permea e assiste questa Storia civile, risolve il dissidio tra modernisti e antimodernisti con la chiara figura di Edoardo Persico profilata intorno alla sua missione di riconciliare arte e fede; ma è forse il ritratto di Bernard Berenson a incarnare il critico militante tra le due guerre. Dantini restituisce a Berenson il ruolo della voce fuori dal coro, sottolinea come la sua attività di pubblicista denunci una distanza squisitamente disciplinare tra il mestiere dello storico dell’arte e le temporanee aspettative culturali. Nella ricostruzione di Dantini, che nel profilare il critico americano incrocia Cesare Brandi e Morra di Laviano, il conoisseur Berenson ha il ruolo di cerniera che, anche se imperniata su argomenti squisitamente estetici, apre ai giudizi su un’arte contemporanea “povera e falsa”. Una presa di posizione che si riverbera negli anni del Secondo Dopoguerra in seguito alla commissione culturale del PCI intenta a “creare un nuovo pubblico”. Sono gli anni in cui si dirama una paralizzante contrapposizione tra figurativi e astratti, gli anni del “picassismo” e della ricostruzione di una paternità culturale combattuta tra damnatio memoriae del ventennio e riedizione americana delle avanguardie. In questo clima Dantini inserisce Carlo Levi quale continuatore di un dibattito identitario. Levi delinea quelle che, secondo lui, sono le caratteristiche profonde dell’arte italiana recuperandole dalle argomentazioni emergenti dalla ridefinizione di un’arcaica religiosità. Questo sentimento non si troverebbe però nel misticismo oscuro, ma nel mondo magico delle regioni meridionali.

Michele Dantini ‒ Storia dell’arte e storia civile. Il Novecento in Italia (il Mulino, Bologna 2022)

Michele Dantini ‒ Storia dell’arte e storia civile. Il Novecento in Italia (il Mulino, Bologna 2022)

DA DE MARTINO A CARLA LONZI

Dantini usa Cristo si è fermato ad Eboli di Levi come scivolo verso Ernesto De Martino, incontrando in questo tragitto Hans Sedlmayr nella definizione di un quadro teorico antimodernista che chiude con Carla Lonzi, figura premessa dall’opera di Pino Pascali.
Il Pascali “geopolitico” di Dantini è quello che dialoga con Carla Lonzi in Autoritratto, un artista che scova le peculiarità italiane in una pratica “sciamanica” da contrapporre alla genealogia modernista delle ripetizioni differenti. In definitiva, questa rigorosa ricerca di Michele Dantini, di cui questo volume in pratica è un riassunto, definisce una fisionomia critica di quell’identità italiana spesso strumentalizzata e banalizzata. In merito a ciò, lo studioso ci tiene a precisare, con gli esempi in appendice, come questa fisionomia tenda a rinnovare la contrapposizione tra “Kultur” e “Zivilisation” laddove, dice Dantini, nell’arte, essa prende la forma del rapporto tra il laicismo tecnicizzato e il simbolismo metafisico.

Marcello Carriero

Michele Dantini ‒ Storia dell’arte e storia civile. Il Novecento in Italia
il Mulino, Bologna 2022
Pagg. 312, € 28
ISBN 9788815295897
https://www.mulino.it/

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Marcello Carriero

Marcello Carriero

Marcello Carriero (1965) si occupa di critica e storia dell’arte dal 1994. Ha scritto sulla cultura visiva contemporanea sulle riviste Arte e Critica, Arte, Exibart, e ha pubblicato l’unica monografia completa sul futurista Volt (Ed. Settecittà, Viterbo 2007). Attualmente docente…

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