L’editoria indipendente in Italia #22. Emuse  

Grazia Dell’Oro è la fondatrice della casa editrice indipendente emuse. Ci racconta la sua linea editoriale, che incrocia fotografia e tradizioni letterarie arabe e mediterranee

Per questo nuovo capitolo alla scoperta delle case editrici indipendenti più interessanti del panorama Italiano abbiamo fatto quattro chiacchiere con Grazia Dell’Oro, fondatrice di emuse. Nato nel 2014, questo progetto editoriale si è specializzato in libri fotografici, saggi, manuali e cataloghi di mostre e festival e recentemente ha ampliato la propria area di interessi dando spazio alle tradizioni letterarie del Mediterraneo e del mondo arabo. 

Raccontateci emuse: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge. 
Mi ricordo benissimo il momento preciso in cui è nata l’idea. Era il 2014 e io ero in bicicletta attorno al Lago di Como. Tutte le mie idee nascono pedalando, perché mentre si pedala i pensieri si sciolgono, le preoccupazioni si trasformano in soluzioni. Sentivo, in quel momento, il bisogno di elaborare un mio progetto. Ricordo di essermi fermata e avere detto a voce alta: io apro una casa editrice. È successo così. Poi, grazie ad alcune conoscenze personali, è stato facile entrare nel mondo dell’editoria fotografica, appassionarmici, studiare, conoscere e farmi conoscere. Così emuse si è specializzata: pubblichiamo libri fotografici, saggi e manuali e cataloghi di mostre e festival. In questi anni il team si è ampliato e, recentemente, abbiamo dato vita ad alcune nuove collane. Vorremmo portare un po’ di quello che abbiamo imparato sui libri in un nuovo progetto editoriale che intende perlustrare la ricchezza culturale e le tradizioni letterarie del Mediterraneo e del mondo arabo dando spazio ad autori classici ed emergenti.  La prima raccolta di poesie, La saggezza del condannato a morte del poeta palestinese Mahmud Darwish, uscita nel 2022, ha trovato un pubblico numeroso e attento riscuotendo un successo ben più grande di quello che avremmo mai immaginato. Questo ci ha spinto a sognare più in grande e a dare vita a diverse nuove collane che oltre alla fotografia danno spazio a narrativa e poesia. Ci interessa l’approfondimento di fenomeni sociali e umani, sia esso per il tramite della fotografia e del fotogiornalismo o della parola. Ci interessa pubblicare libri belli, sia nella veste editoriale che nei contenuti, dare agli autori uno spazio in cui esprimersi, fare cultura, cercare di scardinare qualche pregiudizio, mettere insieme voci diverse. 

In un contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti? 
Sopravvivono grazie alla passione. Solo la passione ti può spingere a dedicare il molto tempo necessario e a mettere insieme il lavoro intellettuale e quello pratico, dalla selezione dei libri al facchinaggio. E poi, non è vero che non esistono i lettori. Noi, sai, ci rivolgiamo a nicchie di pubblico, a quei lettori che frequentano fiere e festival, non sono i grandi numeri quelli che muoviamo, ma sono lettori attenti e fidelizzati, che entrano in dialogo con la casa editrice. Allora, quei lettori, che esistono e che a volte sono commoventi nella loro dedizione, dobbiamo scovarli e instaurare con loro una relazione, quasi d’amore. Ti faccio un esempio: siamo reduci da Bookpride, la fiera dell’editoria indipendente che si svolge a Milano, e ho visto persone che giravano ogni stand con in mano un taccuino e sfogliavano, leggevano, annotavano. Ecco, sono proprio loro il nostro pubblico. 

Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché? 
Questa è una domanda sdrucciolevole. Sai, ogni autore vorrebbe essere l’unico, quello più seguito, coccolato, il più importante… Parlando più seriamente: emuse pubblica qualche decina di libri l’anno e la fase della selezione è fondamentale. Cerchiamo di selezionare solo libri e autori a cui siamo vicini e con cui si può condividere un percorso. È questo che rende ogni autore unico e che rende ogni libro rappresentativo. Non è detto che funzioni sempre, ma ci proviamo. 

 
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro? 
Almutawassit, una casa editrice con sede a Milano che pubblica libri per il mondo arabo e libri in traduzione dall’arabo. In dieci anni di lavoro sono riusciti a diventare una delle più grandi, dinamiche e riconosciute del mondo arabo e nel 2024 hanno vinto il Premio di migliore casa editrice concesso dall’Associazione editori arabi. Ecco, questa casa editrice, sa dare alle parole lo spazio che meritano. L’editore, Khaled Soliman, crede nella letteratura, nella poesia e nella forza che i libri sanno esprimere. E poi le copertine dei loro libri sono bellissime. 

Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi? 
A brevissimo usciremo con un libro fotografico in coedizione con l’editore francese Light Motiv, un progetto fotografico di Roberto Giangrande sulle grandi opere incompiute che punteggiano il paesaggio italiano. E poi ancora qualche saggio sull’intelligenza artificiale al servizio della fotografia e sul ruolo della fotografia nell’era dell’ipercontrollo. E poi romanzi e poesia che hanno origine da quel mondo che si affaccia sul Mediterraneo al quale vogliamo e crediamo di appartenere. 

Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita. 
Chiaramente potrei citare Dostoevskij, Shakespeare, Dante e basterebbero a riempire una vita di letture. Ma oggi rispondo Una trilogia palestinese di Mahmud Darwish (edizione Feltrinelli). Mi ha cambiato la vita, tanto da spingermi a portare la poesia e la letteratura araba all’interno della casa editrice. 
 
Dario Moalli 

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Dario Moalli

Dario Moalli

Dario Moalli (Vigevano 1991) studia Storia e critica dell’arte all’università di Milano, nel 2013 si è laureato in Scienze dei Beni culturali, e da qualche anno vive stabilmente a Milano, dove vaga in libertà. Condivide l’interesse per l’arte con quello…

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