La storia del Cabaret Voltaire a Zurigo, la casa dei dadaisti

Il 2 febbraio 1916 a Zurigo apre il Cabaret Voltaire, luogo destinato, per soli cinque mesi, ad accogliere le iniziative del gruppo dadaista. Ne ripercorriamo le vicende da un secolo a oggi

Hugo Ball, che con Emmy Hennings e Tristan Tzara ha fondato il Cabaret Voltaire, scrive: “Quando ho fondato il cabaret Voltaire … sono andato dal Signor Ephraim e gli ho detto ‘per cortesia, Signor Ephraim, datemi la vostra sala, desidero fare un cabaret’. Il Signor Ephraim era d’accordo e mi ha dato la sala”. Jean Ephraim era il proprietario del locale dove si sarebbe installato il Cabaret Voltaire.
La cultura e le arti trasformate in un programma di “Varietà”, questo era il modo di attualizzare il capolavoro di Voltaire Candide, ou l’Optimisme, manifesto acutissimo, divertente e feroce, contro la stupidità del Panglossismo, ossia la tetra illusione di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Scrive ancora Hugo Ball, il 15 maggio 1916: “Sono andato dagli amici giornalisti di Zurigo e li ho pregati ‘Diffondete alcune notizie. Deve diventare un cabaret internazionale. Vogliamo fare delle belle cose’. Il 5 febbraio abbiamo avuto il Signor Tristan Tzara che ha recitato versi rumeni … Ho ricevuto molto sostegno e simpatia dal Signor Marcel Słodki, che ha creato il manifesto del Cabaret, dal Signor Hans Arp, che mi ha messo a disposizione alcuni Picasso … Molto sostegno dai Signori Tristan Tzara, Marcel Janco e Max Oppenheimer, che hanno dato la loro disponibilità ad apparire nel Cabaret …  Il prossimo obbiettivo degli artisti qui riuniti è la pubblicazione di una rivista internazionale. La rivista apparirà a Zurigo e si chiamerà ‘DADA’ (‘Dada’) Dada Dada Dada Dada”.

Il Cabaret Voltaire prima di divenire il Cabaret Voltaire

Il Cabaret Voltaire prima di divenire il Cabaret Voltaire

IL CABARET VOLTAIRE E DADA

Il Cabaret Voltaire diviene luogo di aggregazione di giovani artisti e intellettuali, in fuga dalla orrenda macelleria della Prima Guerra Mondiale, e culla del Dadaismo. Una delle madri dell’Arte Moderna e Contemporanea (le altre, a nostro modestissimo parere, sono il Futurismo, i Futurismi, de Chirico, il Suprematismo, il Surrealismo). Movimento che non finisce mai di essere citato, e talvolta plagiato, da numerose superstar del Contemporaneo.
In Spiegelgasse suonano musica popolare russa, con balalaike, suonano musica nera, recitano versi di Kandinskij, Werfel, Tzara, Jarry, Cendrars, Wedekind, parlano di Nietzsche, di Sade, di Astrattismo e Dandismo. Organizzano feste e spettacoli teatrali fantasmagorici, provocatori. Senza dubbio alcuno una delle sperimentazioni più radicali, influenti, geniali e insolenti della Europa del Novecento.
Si è molto dibattuto sulla origine del termine “Dada”. In realtà è lo stesso Ball a scriverne, il 18 aprile del 1916: “Tzara ci tormenta a proposito della rivista. La mia proposta di metterle come titolo ‘Dada’ viene accettata … In rumeno da-da significa ‘sì- sì’ in francese ‘Cavallo a dondolo’. Per i tedeschi è un segno di sciocca ingenuità e di attaccamento, felice di procreare, alla carrozzina dei bambini”.
Ball era tedesco, da cui la interpretazione di “dada” come in effetti può essere, una delle prime espressioni del linguaggio infantile, la cosiddetta Lingua Maternale. Arp, nel 1921, attribuisce l’invenzione della parola a Tristan Tzara, ma la paternità rimane incerta, ciò è, appunto, molto dadaista.
Cabaret Voltaire è Apollinaire, Arp, Ball, Cendrars, Hennings, Janco, Marinetti, Jacob, Kandinskij, Modigliani, Picasso, Oppenheimer, Tzara, de Chirico, Klee, Ernst, Liszt, Debussy … “Quello che noi chiamiamo ‘Dada’ è un gioco da pazzi uscito dal nulla, dove si trovano intrecciate tutte le questioni superiori; è un gesto da gladiatori; è un gioco con dei rimasugli sbrecciati; è una condanna a morte per la morale e la pienezza dei benpensanti … [il dadaista]  sa che il mondo dei sistemi è andato in frantumi e che il tempo che preme per ricevere un pagamento in contanti ha aperto una svendita di merce avariata … Dove per il rivendugliolo comincia il terrore e la coscienza sporca, là inizia per il dadaista una sonora risata e una tenera benevolenza. È l’immagine che ci caratterizza. È nell’immagine che noi riusciamo ad afferrare. Di qualsiasi cosa – è notte – teniamo in mano la copia. La parola e l’immagine sono tutt’uno. Il pittore e il poeta sono la stessa cosa. La parola e l’immagine sono in croce” (Hugo Ball, 12 giugno 1916).

Cabaret Voltaire. Recueil littéraire et artistique. A cura di Hugo Ball, Zurigo 1916. Illustrazione in copertina di Hans Arp © 2016 ProLitteris, Zürich

Cabaret Voltaire. Recueil littéraire et artistique. A cura di Hugo Ball, Zurigo 1916. Illustrazione in copertina di Hans Arp © 2016 ProLitteris, Zürich

IL MANIFESTO DADA

Henry Miller scrive a lungo del Dada (e del Surrealismo) nel suo Tropico del Capricorno, ne è stregato. Afferma che, se avesse conosciuto per tempo gli scritti di Tzara, Cendrars, Aragon, Breton, Ernst, sarebbe letteralmente esploso. E lui, in effetti, è esploso davvero. “Ogni pagina deve esplodere, o con il profondamente serio e pesante, il mulinello il capogiro, il nuovo, l’eterno; con la beffa travolgente, con un entusiasmo per i principi; o con il mondo della tipografia”. Miller conosce il suono della Linotype, il suono della tipografia, ci lavora. Il suono delle righe di testo fuse e forgiate da una macchina, che è un capolavoro assoluto della Meccanica, lo definisce “scampanio della scala infernale”. Miller conosce la meravigliosa grafica dadaista e la Poesia Visiva del lancio di dadi di Mallarmé (che non abolirà mail il caso). In apertura all’interludio del Tropico del Capricorno è scritto: “Confusione è parola inventata per definire un ordine che non si capisce”, il Cabaret Voltaire era puro caos e puro genio.
Il 14 luglio del 1916 (data non casuale) viene lanciato il primo manifesto Dada e Tzara pubblica La Prima Avventura Celeste Del Signor Antipyrine (l’Antipirina, o Fenazone, è un analgesico). Scrive Samuel Rosenstock, origine ebraica, alias Tristan Tzara (Tristan in omaggio al poeta Tristan Corbière, oppure al Tristano di Wagner, mentre Tzara, in rumeno, significa paese, città): “Dada è la nostra intensità: che inasta baionette inoffensive la testa sumatrale del poppante tedesco; Dadà è la vita priva di pantofole e di parallele; pro e contro l’unità e risolutamente contro il futuro; il buonsenso ci dice che i nostri cervelli diventeranno soffici cuscini, che il nostro antidogmatismo è estremista quanto un impiegato e che noi siamo liberi e vociferiamo di libertà. Imperativo rigoroso senza disciplina né morale e sputiamo sull’umanità. Dada non esce dall’ambito delle debolezze europee, sempre di merda si tratta, ma da ora in poi noi vogliamo cagare in colori diversi per decorare il giardino zoologico dell’arte con le bandiere di tutti i consolati …”.
Nel 1917, il Dada è un fenomeno internazionale, tuttavia l’interesse per il Cabaret Voltaire si va spegnendo, il luogo fisico ha avuto una vita inferiore a cinque mesi, ma ha lasciato segni indelebili. Gli artisti si spostano a Parigi e Berlino e nella stessa Zurigo, alla Galerie Dada, in Bahnhofstrasse numero 19.

George Grosz (sx) e John Heartfield (dx) alla Prima Mostra Internazionale Dada, Berlino, giugno 1920. Sul cartello è scritto “L’arte è morta. Viva la nuova arte meccanica di Tatlin”

George Grosz (sx) e John Heartfield (dx) alla Prima Mostra Internazionale Dada, Berlino, giugno 1920. Sul cartello è scritto “L’arte è morta. Viva la nuova arte meccanica di Tatlin”

LA STORIA RECENTE DEL CABARET VOLTAIRE

In anni recenti, il palazzo che ospitò il Cabaret andò sostanzialmente in rovina, a cavallo tra il 2001 e il 2002 un gruppo di artisti, nominatisi Neodadaisti, lo occupò. Per tre mesi vi furono reading, spettacoli, musica, film, feste, mostre. Il palazzo venne restaurato, all’esterno e all’interno, la città reagì con entusiasmo, nel marzo del 2002 la polizia sgomberò l’edificio. Da allora, tuttavia, il Cabaret ha ripreso definitivamente vita, organizza mostre, eventi, letture, vanta una biblioteca Dada e un bookshop.
Non so se malgrado tutti i nostri sforzi riusciremo a superare Wilde e Baudelaire o se resteremo sempre dei romantici … Il mio manifesto della prima serata Dada era una appena velata rinuncia agli amici. Anche loro l’hanno sentita così. Ma si è mai visto che il primo manifesto di una iniziativa appena fondata rinneghi l’iniziativa stessa agli occhi dei suoi aderenti? Eppure, è stato così. Quando le cose si sono esaurite io non posso traccheggiare più a lungo. Son fatto così di natura, ogni riflessione contraria porterebbe pochi frutti” (Hugo Ball, 6 agosto 1916).
Ball si dedicherà a tradurre Rimbaud in tedesco, i suoi interessi slitteranno dal Dada e dalla anarchia a una raffinatissima ricerca spirituale e religiosa.
Dice, o avrebbe detto Bernardo di Chartres, secondo Giovanni di Salisbury (1120-80): “Nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes”. Noi possiamo vedere bene perché siamo nani, seduti sulle spalle dei giganti.
E, comunque, il Dada non è mai morto e non morirà mai. Dada Dada Dada Dada.

Stefano Piantini

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Stefano Piantini

Stefano Piantini

Stefano Piantini (Venezia, 1956). Laureato alla Università Bocconi (1980). Editore Incaricato di Electa SpA, membro del CdA di Electa, Electa Umbria, Electa Napoli, Arnoldo Mondadori Arte, Membro del Comitato Direttivo del Gruppo Elemond (1982-1996) Assistente al Presidente del Touring Club…

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