A Bologna gli artisti contemporanei ricordano Baudelaire a 200 anni dalla sua nascita

Allo spazio Cubo Unipol di Bologna, la nuova stagione espositiva si apre con “B di Beautè. Baudelaire/Boldini/Bellandi”, mostra sui temi di Modernità e Bellezza con testo critico di Alice Ensabella. Inaugurata il 16 settembre, l’esposizione resterà aperta fino all’8 gennaio 2022

Il grande poeta Charles Baudelaire di bellezza se ne intendeva. Tanto che il suo flusso poetico più volte aveva tentato di definirla, circoscriverla e raccontarla. A distanza di molti anni – 200 dalla sua nascita -, la sua definizione di bellezza, desumibile dai suoi scritti, sembra essere la più mirata e moderna di sempre. Come un giano bifronte, infatti, la “beauté” baudelairiana ha due volti: in uno, il poeta maledetto riconosce il potere trasformativo della bellezza, il suo sfolgorante fascino, in grado di plasmare, rapire e mutare l’animo dell’osservatore. Questo potere è certamente quasi e solo esclusivo delle personalità femminili – egli afferma –, in grado di attirare il proprio interlocutore attraverso l’abito, l’acconciatura e perfino il gesto, lo sguardo e il sorriso. Nell’altro volto, opposto e complementare, la bellezza diviene una sorta di problematica sociale per il fatto che questo ideale non è realmente raggiungibile e, coloro che sembrano avvicinarsi a quel livello di perfezione fisica, lo ottengono a caro prezzo. Essenzialmente essi diventano statue, indurite all’interno e incapaci di esprimere l’emozione umana, senza mai piangere e mai ridere perché ciò potrebbe influenzarne l’aspetto esteriore.

Luca Bellandi, Slow I’m Juggler, 2008, tecnica mista su tela. Patrimonio artistico Gruppo Unipol

Luca Bellandi, Slow I’m Juggler, 2008, tecnica mista su tela. Patrimonio artistico Gruppo Unipol

AL CUBO UNIPOL DI BOLOGNA GIOVANNI BOLDINI E LUCA BELLANDI IN DIALOGO CON CHARLES BAUDELAIRE

La mostra mette in relazione Baudelaire, Boldini, Bellandi all’interno di CUBO – Spazio Arte a Bologna, dando luogo ad un dialogo che appare spontaneo e veritiero. Gli artisti omaggiano e provano a rappresentare attraverso due mezzi espressivi differenti le parole dedicate alla bellezza di uno dei poeti più “maledetti” del circolo francese. Anche in questo caso, la metafora del giano bifronte ci torna utile: un lato dell’esposizione, infatti, è rappresentato dal Ritratto di Lady Nanne Schrader, realizzato nel 1903, parte della serie delle “divine” di Giovanni Boldini, che sembra incarnare il prototipo di estetica baudelairiana, in cui “l’abito non è più accessorio, ma costituisce l’elemento che definisce colei che lo indossa”. Dall’altro, la concezione dell’abito come elemento contingente ed eterno del pittore livornese Luca Bellandi, cronologicamente e stilisticamente molto lontano dal Boldini, che “unisce tempi storici diversi, esclude la riconoscibilità del modello vivente ma racconta la storia di chi lo ha abitato, conferendo all’accessorio un valore di segno dell’anima di colei che lo ha indossato, un elemento che ne possa perpetuare l’esistenza”.

– Marta Pizzolante

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Marta Pizzolante

Marta Pizzolante

Dottoranda di ricerca presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha ottenuto la laurea triennale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca per poi proseguire i suoi studi specialistici in Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Trento/CIMeC (Center for Mind/Brain Sciences). La sua…

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