Un pomodoro gender fluid contro i pregiudizi. La mostra di Erin Johnson a Roma

Prende le mosse dalla riflessione su un pomodoro che rifiuta le categorie la mostra di Erin Johnson nella nuova galleria Eugenia Delfini di Roma

Il titolo della mostra di Erin Johnson (Tucson, 1985) alla galleria Eugenia Delfini di Roma, Daisy Chain, racchiude molteplici significati, che rimandano all’idea di connessione e aggregazione. Fulcro dell’installazione immersiva è il video There are things in this world that are yet to be named (2020), che vede protagonista un pomodoro gender fluid. Ortaggio o frutto? A complicare lo status del pomodoro sono le rivelazioni su una specie selvatica australiana dai caratteri riproduttivi insoliti. Capace di generare fiori maschi, femmina ed ermafroditi insieme, questo pomodoro a rischio estinzione, vittima del climate change, nel 2019 è stato ribattezzato “solanacea dal sesso fluido”. Metafora della diversità, le immagini della fioritura di questo esemplare ‒ difficile per gli scienziati da inquadrare in una precisa categoria ‒ fanno da sfondo al dialogo segreto tra due amanti dello stesso sesso. Superate le prime perplessità, lo spettatore scopre l’intreccio tra due storie apparente sconnesse, ma in fondo legate da un comune antagonista: il pregiudizio sociale.

Erin Johnson, Anika, Genesis, Kam, Kanthy, Sindhu, 2023, stampa a pigmento su carta Hahnemühle 71 cm x 71.5 cm. Foto © Carlo Romano, Courtesy Erin Johnson e Galleria Eugenia Delfini

Erin Johnson, Anika, Genesis, Kam, Kanthy, Sindhu, 2023, stampa a pigmento su carta Hahnemühle 71 cm x 71.5 cm. Foto © Carlo Romano, Courtesy Erin Johnson e Galleria Eugenia Delfini

LA MOSTRA DI ERIN JOHNSON A ROMA

Visivamente più stimolante del precedente (a tratti accostabile a un mockumentary), il secondo video di Johnson, Oranges (2023), offre una sequenza di gesti ipnotici che sviluppa un’insolita daisy chain attorno a delle arance. Un gruppo di ragazzi, in cima a un grattacelo newyorkese, è per l’appunto coinvolto in apparenti azioni promiscue; ma in realtà, di norme comportali sembra che ne infrangano una soltanto: con il cibo non si gioca! Nondimeno, con le arance quasi ci fanno all’amore. Suoni, gesti e sguardi esalano forti pulsioni sessuali, riscattando una libertà che i pregiudizi sociali continuano a stigmatizzare.
Magnetico, questo rituale del piacere concepito dall’artista americana non lascia indifferenti. Accattivante e diretto, l’erotismo sobrio di Oranges cattura lo spettatore.

Gemma Gulisano

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati