Il tempo è una scultura. La mostra di Francesca Leone a Venezia

Inaugura il Salone Verde di Calle della Regina la mostra personale curata da Danilo Eccher dedicata all’artista romana. Da guardare con il naso all’insù

Nata in una famiglia di artisti, Francesca Leone (Roma, 1964) ama sporcarsi le mani e confrontarsi con la grande scultura. “È una mostra tutta da guardare dal basso verso l’alto”, spiega, quella presentata a Venezia da Nomas Foundation (Roma), con la curatela di Danilo Eccher, al Salone Verde di Calle della Regina, inaugurato per la prima volta proprio con questo progetto.

Francesca Leone. Take Your Time. Exhibition view at Salone Verde, Venezia 2022. Photo Ugo Carmeni

Francesca Leone. Take Your Time. Exhibition view at Salone Verde, Venezia 2022. Photo Ugo Carmeni

FRANCESCA LEONE IN MOSTRA A VENEZIA

Ed effettivamente c’è tutto un gioco di sguardi a mettere in relazione le opere, che l’artista chiama “spazi”, con lo spettatore. Con il naso all’insù, quest’ultimo è invitato a prendersi del tempo – come abbiamo fatto tutti in tempi di pandemia – e a cambiare punto di vista. Ha un pavimento sotto i piedi e uno sopra la testa, una grata per dire la verità, di quelle di scolo che stanno sui marciapiedi delle nostre città. Tra le maglie ci sono intrappolate cicche già masticate e gettate via, carte, sporcizia, mozziconi di sigaretta. Troppo occupato a cogliere i dettagli della strada, il visitatore non si accorge di essere anch’egli in vetrina, parte dell’opera, in una stanza dove l’artista ha ricavato una finestra sul mondo fuori.
E si prosegue, in una grande sala, dominata da ampi, lussuosi, un po’ inquietanti fiori di lamiera. L’artista sceglie tra quelle più ossidate, di riuso, abbandonate e ne ricava carnosi boccioli, che colora grazie a processi di ossidazioni e tinture.

Francesca Leone. Take Your Time. Exhibition view at Salone Verde, Venezia 2022. Photo Ugo Carmeni

Francesca Leone. Take Your Time. Exhibition view at Salone Verde, Venezia 2022. Photo Ugo Carmeni

IL TEMPO NELL’OPERA DI FRANCESCA LEONE

Il senso del tempo torna nel vortice infinito che porta dal punto estremo della corolla fino al centro, come in uno cono dantesco, ma anche nella percezione del lavorio che ruggine, aria e tintura hanno svolto, e continuano a svolgere, sulle superfici che vivono e si modificano ancora, in un processo sempre in atto. Tornano negli spazi successivi: il labirinto di lamiera da percorrere al buio fino all’epicentro: sulla superficie piccoli forellini lasciano trapassare la luce – e c’è la lezione di Lucio Fontana in questo – portando a un senso di sfondamento finale, sempre con lo sguardo all’insù, che modifica la percezione col meteo, ricordando il James Turrell di Villa Panza di Biumo che incorniciava il cielo ma senza la sua regolarità quadrata, andando invece verso l’ellisse simbolo di ciclicità costante. O ancora nelle stalattiti e nella sala finale dove stracci di lamiera, apparentemente lievi e invece gravi, pendono dal soffitto ricordando anche la pratica di affissione degli stendardi tipica della tradizione veneziana. Sono un po’ laceri, feriti, a volte suturati. I colori lividi. C’è tanta vita e tanta passione. I giorni che ci siamo lasciati alle spalle, quelli che devono ancora venire.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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