7 artisti in mostra allo Scalo Lambrate di Milano

Alberto Bettinetti, Marco Bongiorni, Ettore Favini, Dario Pecoraro, Angelo Sarleti, Mirko Smerdel, Marco Trinca Colonel sono i protagonisti della mostra allestita a Scalo Lambrate, a Milano

In un’ansa nascosta del tessuto urbano, lo Scalo Lambrate, debitamente conciato da fuliggini e patinato di muffe, attraversato da un lucernario che ne arieggia e alleggerisce la severa cubatura, è uno spazio mirabile, capace di scatenare reazioni inaspettate se affrontato con scanzonata determinazione espositiva. Così è avvenuto grazie ai protagonisti di Ligèra, termine che connota la bohème malandrina dei buoni tempi andati: ne risulta una verve anarchica e scapigliata, che sfida le solite logiche curatoriali facendo leva solo sull’affiatamento di gruppo e sulla fiducia nell’apporto di ciascuno alla causa comune.
Le opere trovano un grembo accogliente in questo spazio apparentemente ostile, e sembrano darsi di gomito e ammiccare le une alle altre in un gergo furbesco, e frastornare lo spettatore con metodo paciosamente malavitoso.

Mirko Smerdel, Via Giambellino, 2020. Alle 8 del mattino. Via Faenza Barona, 2020, olio su carta semitrasparente e stampa digitale

Mirko Smerdel, Via Giambellino, 2020. Alle 8 del mattino. Via Faenza Barona, 2020, olio su carta semitrasparente e stampa digitale

GLI ARTISTI IN MOSTRA ALLO SCALO LAMBRATE

Le pitture di Marco Bongiorni, iconograficamente orientate sul tema delle lacrime, sono praticate su supporti usati, vissuti e calpestati, parafrasi di una visione che si attua mentre si cammina. All’altro lato i grandi “asterischi” di Angelo Sarleti rispondono sempre in lingua pittorica, ma alludendo a una realtà più rarefatta e mentale, in cui l’astrazione si rivela araldica personale, finestra sulla cronaca, grafico statistico. La pittura di Dario Pecoraro, che occhieggia da una parete all’altra, prendendo le mosse da un pretesto mimetico di gusto animalier, si fa carico di sottolineare gestualmente le linee di forza dell’immagine, ritraendo, più che connotati zoologici, il loro spettro energetico. Mirko Smerdel smaterializza ancor di più la pittura, che diventa labile pellicola che smangia e scontorna il sottostante dato fotografico: gli edifici popolari da lui effigiati diventano così architetture d’ombre, silhouette di silenzio.

Ettore Favini, Mediterraneo Au Revoir, 2020, plastica, acqua, bronzo

Ettore Favini, Mediterraneo Au Revoir, 2020, plastica, acqua, bronzo

TECNICHE E OPERE ALLO SCALO LAMBRATE

Un processo di scorporazione e filtraggio dei dati visivi lo ritroviamo anche nelle opere di Marco Trinca Colonel, inventore di un sofisticatissimo metodo di manipolazione dell’immagine tramite l’uso di una stampante 3D, che, sventagliando cromaticamente su più piani sovrapposti la bidimensionalità, raggiunge una dovizia e un’irrequietezza coloristica che non può non evocare lo spirito di un Seurat o di un Signac. Un piglio da inventore ci mostra pure Alberto Bettinetti, con una sorta di macchina celibe destinata a creare cerchi nell’acqua, che si producono infatti al centro dello spazio, in un contenitore d’acciaio che diventa irradiatore di energia. Acqua ci propone anche Ettore Favini, presente in un mastello di plastica, in cui prendiamo visione di un domestico ma non meno allarmante naufragio. Naufragium feci, appunto: bene navigavi.

Alberto Mugnaini

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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