40 anni dopo la Legge Basaglia, Venezia torna a ospitare il Festival dei Matti

Si rinnova in Laguna l’appuntamento con la rassegna dedicata al tema della “follia”, declinato nelle sue sfumature meno convenzionali e stereotipate. Quattro giorni di incontri, performance e riflessioni sul confine tra il margine e il luogo comune

Argomento fra i più delicati e controversi di sempre, la “follia” torna al centro del Festival dei Matti, iniziativa lagunare giunta alla nona edizione. Dal 17 al 20 maggio, numerosi spazi cittadini faranno da cornice a una rassegna che da anni affronta un tema facilmente preda degli stereotipi contemporanei, nel solco di un dibattito reso ancora più attuale dalla ricorrenza del 40esimo anniversario della Legge Basaglia. Intitolato A margine. Abitare luoghi comuni, stavolta il festival punta lo sguardo sulla logica del “luogo comune”, inteso sia come fonte e causa di emarginazione sia come punto fermo da cui ripartire per disinnescare logiche esclusive e generare un senso di comunità attorno a un elemento da sempre scomodo come la follia. “Il Festival dei Matti”, dichiara la curatrice Anna Poma, “nasce per contrastare un divieto non scritto, un’ideologia per la quale titolati a parlare e a occuparsi di follia e normalità, di sofferenza e salute mentale sono soltanto i tecnici perché ogni altro sapere ed esperienza non conta. Questi temi, che la rivoluzione culturale avviata dal grande lavoro di deistituzionalizzazione dei manicomi e della psichiatria degli Anni Sessanta e Settanta aveva riconsegnato al dibattito pubblico, oggi sono spariti dalla scena e tornati a essere oggetto di un sapere autoreferenziale, per nulla incline a socializzarsi e a confrontarsi con coloro ai quali si rivolge”. 

IL PROGRAMMA

Ideato per mantenere vivo l’interesse su tali nodi, il festival prende vita attraverso quattro giorni di incontri, spettacoli e dibattiti che affidano al linguaggio della performance, della poesia, della musica e della parola il compito di sondare un terreno scosceso, reso tale da pregiudizi che affondano le radici nella storia. 
E proprio la storia è al centro della serata inaugurale, con la proiezione, nella biblioteca di Ca’ Foscari alle Zattere, del documentario Padiglione 25, diretto da Massimiliano Carboni e incentrato sull’occupazione, negli Anni Settanta, dell’omonima area del manicomio capitolino di Santa Maria della Pietà, fatto che gettò una luce nuova e diversa sul sistema dell’internamento. Ancora una volta la storia è alla base di Abitare le contraddizioni: la lezione di Franco Basaglia, l’incontro in programma venerdì 18 maggio nel chiostro del liceo Foscarini durante il quale gli studenti dialogheranno con la psichiatra Giovanna Del Giudice, con lo psicologo e psicoterapeuta Riccardo Ierna e con Anna Poma. 
L’idea del dialogo animerà anche la chiacchierata fra la cantautrice Cristina Donà e la poetessa Anna Toscano, protagoniste dell’incontro Disabitare il mondo, ospite del Chiostro We_Crociferi, seguito, nella serata di venerdì, dalla conversazione fra Gianni Montieri, membro del comitato scientifico del festival, e gli scrittori Giordano Meacci e Tiziano Scarpa, nel solco dell’invito ad Abitare la lingua. 
Sabato 19 sarà il Teatrino di Palazzo Grassi a fare da cornice, tra le altre, alle voci di Maria Grazia Giannichedda, presidente della Fondazione Franca e Franco Basaglia, dello psichiatra Peppe Dell’Acqua, della scrittrice Carmen Pellegrino e dell’architetta Giuseppina Scavuzzo, mentre in serata Massimo Cirri dialogherà con Flavio Favelli e con l’antropologo Franco La Cecla attorno alla soggettivizzazione dei luoghi. Domenica 20 maggio, infine, spazio alla performance presso il Teatrino e Parco Groggia con Tanto scappo lo stesso. Laboratorio di Teatro/Danza, a cura di Mattia Berto e Serena Ballarin, ispirato al romanzo di Alice Banfi, e con Letizia Forever, il monologo interpretato da Salvatore Nocera, scritto e diretto da Rosario Palazzolo.

OLTRE I MURI

Un festival che intende oltrepassare barriere decennali, alla ricerca di un dialogo costruttivo, vera cifra della kermesse, come sottolineato da Gianni Montieri: “Non ci interessano i muri, ci riguardano gli spazi, spazi da riabitare e da occupare con le giuste parole. Il linguaggio che si rinnova rende vana la retorica, priva i luoghi comuni di ogni significato e pone il dialogo al centro della pagina; ecco perché il festival compie un viaggio dalla musica alla poesia, dal teatro al cinema, dall’arte contemporanea alla narrativa, dall’antropologia all’architettura, tenendo sempre in mente le persone e la lezione di Franco Basaglia e la rivoluzione della legge 180”.

Arianna Testino

www.festivaldeimatti.org

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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