Cultura a Treviso: un itinerario tra musei e fondazioni

A pochi chilometri da Venezia, Treviso custodisce una invidiabile rete di spazi per l’arte. Ecco un itinerario per non perderne nessuno, fra recenti restauri e riqualificazioni

Città di acque, canali e mulini, città di Prosecco e di tiramisù, ma anche città in cui tre soggetti assai diversi – il Comune, il Ministero dei Beni Culturali e Luciano Benetton – hanno deciso di investire su musei e luoghi espositivi, creando peraltro istituzioni capaci di fare ricerca e di elaborare progetti autenticamente originali. Una case history senza dubbio virtuosa, tanto più se si pensa che la bella Treviso conta meno di 84mila abitanti e che sta in un territorio assai ricco di città d’arte (sono solo 40 i chilometri che la separano da Venezia). Eppure, anche grazie a un tessuto produttivo vivace e che non si lascia sfuggire le occasioni, il centro veneto ha ora a disposizione una mappa di luoghi destinati all’arte di assoluto spessore, a cui hanno contribuito attenti restauri guidati soprattutto da Tobia Scarpa, figlio del celebre Carlo. Qui vi proponiamo una ricognizione delle sette tappe per scoprire la “nuova Treviso”.

Marta Santacatterina

IL GRANDE BAILO

Il Museo Bailo, fondato dall’abate Luigi Bailo cui si deve la raccolta del primo nucleo del patrimonio artistico, rispetto al 2015 ha oggi raddoppiato i suoi spazi, recuperando peraltro un intero chiostro dell’ex convento dei Gesuati. I lavori, affidati a Studiomas architetti e a Heinz Tesar, hanno messo a disposizione delle collezioni permanenti del Comune di Treviso, nonché dei progetti temporanei, ambienti eleganti e raffinati, che rendono il percorso di visita funzionale e piacevolissimo. Tra i gioielli del museo, una raccolta straordinaria di opere di Arturo Martini e un focus su Gino Rossi, figura trevigiana tutta da riscoprire attraverso la collezione di dipinti e un ampio nucleo di disegni inediti. La Galleria dell’Ottocento alterna, in un allestimento curatissimo, soluzioni prettamente museali a pareti restituite in forma di “quadreria”; qui fanno bella mostra di sé dipinti di Zandomeneghi, Hayez, Appiani, Lipparini, Grigoletti, Moretti Larese, Bosa, Caffi e molti altri esponenti del romanticismo storico. Chi visita il Grande Bailo entro il 25 settembre 2022, trova inoltre Canova. Gloria trevigiana: una mostra dal taglio originale che mette in relazione il celebre scultore con la città veneta, con i committenti, con altri artisti e infine reinterpreta le opere più tarde di Canova alla luce del primo Romanticismo.

https://www.museicivicitreviso.it/it/le-collezioni/museo/il-museo-luigi-bailo

Il chiostro del Museo Bailo di Treviso

Il chiostro del Museo Bailo di Treviso

COLLEZIONE SALCE ‒ SEDE DI SANTA MARGHERITA

Una chiesa sconsacrata di proprietà demaniale e in stato di abbandono è rinata grazie alla destinazione d’uso museale: qui è infatti confluita la Collezione Salce, qualcosa come 50mila manifesti illustrati – tra il nucleo originale e le successive acquisizioni – raccolti dal trevigiano Ferdinando Salce, che li donò poi allo Stato italiano. Al centro del grande tempio duecentesco è stato creato un parallelepipedo in cemento armato che contiene un caveau tecnologico, a difesa da ogni possibilità di furto, terremoto e incendio e che garantisce una perfetta conservazione dei fragili manifesti, i quali vengono estratti dal deposito grazie a un sistema computerizzato. Ma l’impronta high tech si ritrova anche negli strumenti divulgativi per il pubblico: la chiesa infatti era ricchissima di affreschi, tra cui un ciclo del Trecento con le Storie di Sant’Orsola affrescato da Tomaso da Modena e che fu staccato e portato al Museo Civico di Santa Caterina. Grazie alle proiezioni digitali gli affreschi rivivono nel loro contesto originario, alternati a suggestioni tratte dalle collezioni del Salce. Al di sopra del “sancta sanctorum” la “terrazza”, sempre interna alla chiesa, consente di allestire esposizioni temporanee come quella in corso fino al 2 ottobre 2022: Ruota a ruota. Storie di bici, manifesti e campioni è dedicata al ciclismo riletto attraverso splendidi manifesti che illustrano la nascita delle principali industrie di biciclette, con un focus sulla ditta Pinarello; la fortuna dello sport e delle gare, l’affermarsi di un nuovo modo di spostarsi e addirittura l’emancipazione delle donne che a quei tempi è passata anche attraverso le due ruote.

https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-nazionale-collezione-salce

Treviso. La facciata dell’ex chiesa di Santa Margherita, ora Collezione Salce

Treviso. La facciata dell’ex chiesa di Santa Margherita, ora Collezione Salce

COLLEZIONE SALCE ‒ SEDE DI SAN GAETANO

Il complesso di San Gaetano fu la prima sede a essere aperta, nel 2017, per ospitare delle mostre temporanee dei manifesti della Collezione Salce. Il museo – nazionale, poiché afferente al Ministero dei Beni Culturali – si articola su quattro piani dove prendono forma progetti monografici o tematici, dal momento che, sia per scelta scientifica sia per evidenti ragioni conservative, i materiali vengono esposti a rotazione. Nel percorso di visita è compresa l’ex chiesa di San Gaetano, edificio che fu dei Cavalieri Templari; qui, fino al 3 luglio 2022, è allestita Pier Paolo Pasolini. Manifesti per il suo cinema: 21 locandine di film, tutte provenienti dal Fondo Gianni Da Campo della Cineteca del Friuli di Gemona del Friuli, oltre a un nuovo manifesto dedicato al centenario pasoliniano e appositamente creato da Renato Casaro.
Di recente quest’ultimo è stato protagonista di una grande antologica nelle due sedi del Salce e al Museo Civico di Santa Caterina.

https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-nazionale-collezione-salce

La Sala Dudovich della Collezione Salce, sede di San Gaetano, Treviso

La Sala Dudovich della Collezione Salce, sede di San Gaetano, Treviso

GALLERIA DELLE PRIGIONI – FONDAZIONE IMAGO MUNDI

Ci sono dei luoghi che, pur non avendo un particolare pregio estetico, sono ricchi di fascino e conservano nel tempo le loro atmosfere. La Fondazione Imago Mundi ha trovato casa nelle ex carceri asburgiche di Treviso, affacciate nella centralissima piazza Duomo: monumentale e severo, l’edificio risale agli Anni Trenta dell’Ottocento e aveva una duplice funzione, quella di sede del tribunale e quella, appunto, di luogo di detenzione. Le mostre della fondazione, che spesso comprendono dei pezzi provenienti dalla ricca Imago Mundi Collection – si tratta di 26mila opere, tutte caratterizzate dal formato 10×12 cm e provenienti da 160 Paesi –, possono quindi essere allestite nelle antiche celle, ancora oggi dotate di possenti porte, di grate e di spioncini, in un percorso labirintico in cui fanno capolino le vecchie scritte che identificano i locali. A inizio luglio aprirà una mostra dedicata all’Europa, curata da Fondazione Imago Mundi e frutto di una collaborazione con il Comune di Treviso. L’esposizione interesserà quattro spazi espositivi – Gallerie delle Prigioni, Ca’ Scarpa, Ca’ Robegan e Museo Bailo – e cercherà di far luce su differenti aspetti dell’attuale condizione, geografica e non, dell’Europa. Oltre alle opere selezionate, saranno presenti 38 raccolte della Imago Mundi Collection dai Paesi del continente europeo.

https://fondazioneimagomundi.org/

Gallerie delle Prigioni. Photo credit Marco Pavan _ Fondazione Imago Mundi

Gallerie delle Prigioni. Photo credit Marco Pavan _ Fondazione Imago Mundi

SPAZIO BOMBEN – FONDAZIONE BENETTON STUDI E RICERCHE

Adiacente a palazzo Caotorta, con cui forma un complesso unitario collegato da un piccolo, magnifico giardino affacciato su uno dei canali di Treviso, Palazzo Bomben è stato acquistato da Benetton e restaurato nei primi Anni Duemila, su progetto di Tobia Scarpa, ripristinando i danni provocati da un bombardamento subito nel 1944. Oltre agli spazi di accoglienza e a un bell’auditorium, dispone di ambienti dedicati alle mostre temporanee organizzate dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche, centro di ricerca che in particolare assegna ogni anno il Premio Internazionale Paolo Scarpa per il Giardino a un luogo del pianeta denso di valori di natura, memoria e invenzione. Nel 2022 (l’edizione è la 32esima) si è aggiudicato il riconoscimento il Natur Park Südgelände di Berlino: esteso su quasi due chilometri e aperto ufficialmente al pubblico nel 1999, questo parco è nato grazie alla riappropriazione spontanea della natura di un’area che fino al dopoguerra era occupata da un vastissimo scalo ferroviario. La mostra documentaria, quasi uno storyboard che si arricchisce di un documentario diretto da Davide Giambino, racconta la vicenda del parco, esempio di “natura urbana” carico di speranza. Mette inoltre in luce l’emergere di una coscienza ecologica negli Anni Ottanta, grazie alla quale si decise di conservare questo nuovo paesaggio e illustra gli interventi del gruppo di artisti ODIOUS e delle persone che hanno reso possibile la realizzazione del progetto.

https://www.fbsr.it/la-fondazione/spazi-bomben/

Natur Park Schöneberger Südgelände, Berlino, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2022. Photo Marco Zanin, Fabrica, per Fondazione Benetton Studi Ricerche, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

Natur Park Schöneberger Südgelände, Berlino, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2022. Photo Marco Zanin, Fabrica, per Fondazione Benetton Studi Ricerche, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

CA’ SCARPA – FONDAZIONE BENETTON STUDI E RICERCHE

Inaspettatamente, quanto meno riferendosi all’attuale denominazione, l’edificio era una chiesa, dedicata a Santa Maria Nova e risalente alla seconda metà del Cinquecento. Soppressa la funzione religiosa durante l’epoca napoleonica, oggi sembra quasi voler rappresentare, con il nome che le è stato dato, un tempio laico in omaggio a Carlo Scarpa e al figlio Tobia.
È stato ancora quest’ultimo a restaurarla dopo l’acquisizione da parte di Edizione Property, società che ha preso vita autonoma da un ramo d’azienda del gruppo Benetton. La preesistente struttura metallica su tre piani è stata mantenuta e valorizzata dall’architetto, poiché gli spazi aperti e flessibili ben si adattano alle esigenze espositive. Dalla fine del 2020 ospita mostre temporanee organizzate dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche (talvolta con la collaborazione della Fondazione Imago Mundi), come ad esempio la recente Mind the Map! che, attraverso riproduzioni digitali, pannelli didattici e opere della collezione di Luciano Benetton, ha inteso indagare l’audace tentativo intellettuale di disegnare lo spazio terrestre e di rappresentarlo tutto assieme in un’unica immagine.

https://www.fbsr.it/la-fondazione/ca-scarpa/

Ca' Scarpa, Treviso. Photo credits Marco Zanta

Ca’ Scarpa, Treviso. Photo credits Marco Zanta

SAN TEONISTO – FONDAZIONE BENETTON STUDI E RICERCHE

Nel XVII secolo San Teonisto era una chiesa riccamente decorata, con un soffitto affrescato che purtroppo rimase vittima di uno dei bombardamenti che nel 1944 colpirono massicciamente Treviso. L’edificio, così danneggiato, fu sconsacrato e adibito a vari usi fino al 2010, quando venne acquistato da Luciano Benetton, il quale ne affidò il restauro a Tobia Scarpa.
Oggi l’edificio fa parte della Fondazione Benetton Studi e Ricerche e il rinnovato ambiente viene usato sia per mostre temporanee sia come sala da musica o auditorium, dal momento che l’architetto ha progettato due tribune reclinabili che, quando non vengono usate, scompaiono al di sotto della quota del pavimento. Alle pareti sono tornate molte delle opere pittoriche originarie, mentre l’attività espositiva rientra nelle iniziative delle due fondazioni Benetton: la più recente è stata una scenografica e assai interessante ricognizione dell’arte aborigena australiana che, sotto il titolo Terra incognita, ha approfondito un particolare linguaggio in voga dalla seconda metà del Novecento.

https://www.fbsr.it/la-fondazione/chiesa-san-teonisto/

San Teonisto, Treviso. Photo Corrado Piccoli

San Teonisto, Treviso. Photo Corrado Piccoli

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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