La lunga estate di Gibellina tra festival e mostre

L'estate 2021 a Gibellina punta sulla riapertura del MAC dopo cinque anni di restauri, sulla terza edizione del festival di fotografia Images Gibellina, sempre più internazionale, sulla rassegna teatrale delle Orestiadi e su diverse mostre che ne ripercorrono la storia in un anno ricco di anniversari.

Ogni estate Gibellina, in provincia di Trapani, diventa una delle mete più ambite per i pellegrini dell’arte che si recano in Sicilia per visitarla. L’estate 2021 però è speciale e densa di ricorrenze. “Gli anniversari offrono l’occasione di misurare il tempo che passa e i mutamenti che porta, ma offrono anche l’opportunità di valutare il tempo che non è passato e ciò che è restato immutato, in modo da poterlo riscattare“, si legge sul sito di Orestiadi.
Sono trascorsi dieci anni dalla triste morte del suo fondatore Ludovico Corrao, a cui viene dedicato il Museo di Arte Contemporanea della città; quaranta dalla prima rappresentazione teatrale dell’Orestea di Eschilo riscritta in siciliano da Emilio Isgrò; cento anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, che firmò i primi appelli per aiutare gli sfollati delle baracche, a cui sono dedicati tre spettacoli, e un secolo dalla nascita di Joseph Beuys, a cui Gibellina Images dedica una mostra con le fotografie di Mimmo Jodice, che lo immortalò tra i ruderi e le prime opere che nascevano in città; settecento anni dalla morte di Dante, che viene ricordato come “colui che aveva già scritto tutto quello che poi sarebbe solo stato ripreso dagli altri” negli spettacoli di Virgilio Sieni, Sergio Rubini e Vinicio Capossela, previsti sul Cretto di Alberto Burri nel mese di agosto.
Ecco gli appuntamenti e le destinazioni inclusi nell’intenso calendario estivo di Gibellina.

Mercedes Auteri

MAC MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA LUDOVICO CORRAO

MAC, Gibellina, esterno, 2021

MAC, Gibellina, esterno, 2021

Sono molteplici le ragioni per emozionarsi varcando le soglie del MAC: il suo nuovo nome, Museo Ludovico Corrao, in omaggio a colui senza il quale niente qui sarebbe stato possibile; le opere in strada e quelle restaurate all’interno del museo, nell’ambito di un accordo con la Scuola di Restauro dell’Accademia di Brera; il percorso che permette di leggere la storia di questo luogo unico al mondo attraverso le testimonianze dei fotografi che immortalarono il terribile terremoto del Belice nel 1968, passando per la ricostruzione attraverso i plastici e le maquette delle grandi opere in città e concludendo con le opere dei grandi artisti che negli ultimi cinquant’anni hanno lasciato un tributo all’utopia, al sogno, al progetto Gibellina, una città interamente ricostruita nel nome delle arti.
Si parte dal museo en plein air, spazio espositivo che racconta la Nuova Gibellina, ricostruita più a valle rispetto alla vecchia, completamente distrutta nel 1968, immaginata dall’allora sindaco Ludovico Corrao, nata dalla generosità creativa di artisti che hanno contribuito a trasformarla in un museo a cielo aperto e in un laboratorio di arte e architettura contemporanee: Pietro Consagra, Fausto Melotti, Alessandro Mendini, Franco Purini e Laura Thermes, Ludovico Quaroni, tra gli altri. Una narrazione a parte suscita la maquette del Grande Cretto di Alberto Burri, sudario funebre sotto cui ancora palpitano i resti della vecchia Gibellina distrutta. La Sala Mario Schifano con il Ciclo della natura realizzato a Gibellina nella primavera del 1984, dedicato alla vitalità dei bambini e alle sostanze primigenie, acqua, aria e terra. Poi Il ‘900 tra Realismo e Astrattismo, dai futuristi siciliani al movimento di Forma 1, che si ritroverà nella sala dedicata a Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, Ugo Attardi, contrapposti a Renato Guttuso, Corrado Cagli, Lia Pasqualino Noto. La sala Dalla Transavanguardia ai nuovi scenari dell’arte contemporanea mette insieme nello stesso spazio artisti che operano in Italia dal 1970‐80 a oggi, a partire dalle opere grafiche donate da Nino Soldano che formano il primo nucleo della collezione del MAC: dalla Poesia visiva di Lamberto Pignotti, Ugo Carreca, Eugenio Miccini, Luca Maria Patella, Elio Marchegiani alla Transavanguardia teorizzata da Achille Bonito Oliva, curatore anche delle opere contemporanee della Fondazione Orestiadi, con opere di Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Enzo Tatafiore. Le due sale Dalla Scuola di Piazza del Popolo alle poetiche dell’Informale raccolgono gli interventi di Tano Festa, Franco Angeli, Mario Schifano, Mimmo Rotella insieme all’Informale gestuale di Afro Basaldella, Toti Scialoja, Claudio Verna, Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni, Carlo Belli e Carlo Battaglia. Chiude la collezione del museo il corpus di fotografie e testimonianze sul terremoto: nel Belice, la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, accorsero i fotografi e raccontarono. Immagini vivide, tremende, la cronaca dei primi soccorsi, il dolore, le macerie, i morti; poi i primi tentativi di ricostruzione, la vita nelle baracche, le lotte, l’abbandono da parte dello Stato, le manifestazioni, l’appello del mondo dell’arte. A spiccare sono gli scatti di Mimmo Jodice, Enzo Brai, Letizia Battaglia, Melo Minnella, Vittorugo Contino, Mario Giacomelli, Maria Mulas, Arno Hammacher, Andrea Jemelo, Angelo Pitrone e Silvio Wolf.

www.macgibellina.it

IL FESTIVAL FOTOGRAFICO IMAGES GIBELLINA

Gibellina Images 2021 © Mimmo Jodice, Joseph Beuys a Gibellina, 1981. Archivio Comune di Gibellina

Gibellina Images 2021 © Mimmo Jodice, Joseph Beuys a Gibellina, 1981. Archivio Comune di Gibellina

Organizzato e prodotto dall’Associazione culturale On Image e dalla Biennale svizzera Images Vevey, quest’anno il Gibellina Photoroad cambia nome e diventa Images Gibellina, per il terzo anno promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (vincitore dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2020), dal Comune di Gibellina e dalla Fondazione Orestiadi, e con la direzione artistica di Arianna Catania e Stefano Stoll, sperimentando forme di esposizione sempre nuove, che mettono al centro lo spazio urbano e le sue infinite possibilità di visione. Il tema scelto per quest’edizione è la molteplicità, che ciascuno degli artisti ha interpretato restituendo, attraverso le immagini, un’indagine visiva che “fotografa” la società contemporanea. 31 mostre e un fitto programma di eventi per le tre giornate di apertura ‒ 30, 31 luglio e 1° agosto ‒ con talk, incontri, proiezioni, visite guidate, workshop.
Tra gli eventi si segnalano l’omaggio a Luigi Ghirri, le mostre di Stephen Gill, Batia Suter, Francesco Jodice, Fang Wen, Simona Ghizzoni, Massimo Siragusa, Jun Ahn, Robert Pufleb & Nadine Schlieper, Hayahisa Tomiyasu, Edoardo De Lille/ Giulia Piermarini, Cécile Hummel, per citare alcuni degli artisti chiamati a sperimentare nuovi allestimenti all’aperto e inedite interazioni con il pubblico, confrontandosi con un luogo dalla storia unica.
C’è anche Italians di Bruce Gilden, tra i mostri sacri della storia della street photography, una serie di ventidue ritratti di italiani incontrati per le strade di Roma, Milano e Palermo. Il campo delle relazioni umane nell’era post-pandemica riguarda la maggior parte degli interventi, in particolare la ricerca che Riverboom, il collettivo svizzero formato da fotografi, registi, grafici, nato attorno a un nucleo di giornalisti di guerra, ha condotto partendo dal contatto più romantico e autentico del genere umano: il bacio. Il risultato è Bacioni da Gibellina, la serie fotografica ‒ ispirata a Gros bisous de la Côte Fleurie, presentato al Festival Planches Contact di Deauville nel 2020 ‒ che celebra la rinascita con una galleria di appassionati baci di coppie di gibellinesi. Maurizio Galimberti invece prende spunto dal concetto di molteplicità in campo fotografico: con Gibellina molteplice, a cura di Cristina Costanzo, l’artista rende omaggio alla Sicilia con un’inedita visione delle geografie e degli scenari gibellinesi in cui la riproduzione della realtà si arricchisce di rimandi visivi e artistici trasversali.
A rendere ancora più memorabile questa edizione del festival è l’inaugurazione di una nuova sezione della collezione permanente della Fondazione Orestiadi, che sarà interamente dedicata alla fotografia, per custodire la memoria dei lavori prodotti di anno in anno e del passaggio degli artisti a Gibellina, lasciando tracce concrete in città, nel solco del progetto avviato cinquant’anni fa.

www.imagesgibellina.it

IL FESTIVAL TEATRALE DELLE ORESTIADI

Orestiadi 2021. Paradise now Gibellina di Virgilio Sieni

Orestiadi 2021. Paradise now Gibellina di Virgilio Sieni

Inaugura il festival la rilettura dell’Agamènnuni dall’Orestea di Emilio Isgrò, affidata alla voce di Vincenzo Pirrotta e alle percussioni magiche di Alfio Antico. Per celebrare la rifondazione della città e segnare l’alba di un destino tutto da riscrivere, sulle rovine della distrutta Gibellina, novella Troia e immaginario Palazzo degli Atridi, Ludovico Corrao riproponeva la recita dell’Orestea nel “siciliano poetico” ideato da Isgrò: un vigoroso messaggio di rinascita culturale per tutti i popoli minacciati dai sismi della storia e dai non meno potenti terremoti di civiltà operati dalla guerra. L’Orestea segna idealmente l’inizio di una profonda germinazione di incontri culturali tra artisti, architetti, musicisti, poeti, contadini, artigiani, operai, donne e giovani che insieme rifondano la città e riscoprono l’eternità di arte e bellezza: alla riscoperta delle radici della loro identità e della loro storia per approdare finalmente al genius loci nella nuova terra promessa.
La conduzione di Alfio Scuderi prosegue nel segno della sperimentazione che ha contraddistinto i festival precedenti, dando spazio alla commistione tra le arti e all’attualità. A sbarcare a Gibellina sono Vincenzo Pirrotta, Ascanio Celestini, Vinicio Capossela, Sergio Rubini, Roberto Andò, Enrico Stassi, Eleonora Lo Curto, Claudio Gioè, Salvatore Cannova, Silvia Ajello, Claudia Puglisi. Tra gli spettacoli più significativi, quello del giovane Alessandro Ienzi dedicato a Patrick Zaki, il cui sequestro da parte delle autorità egiziane è ancora una ferita aperta, e Totò e Vicè di Franco Scaldati.
In continuità con i primi spettacoli nati per coinvolgere la comunità, il Cretto di Burri accoglierà e guiderà anche la coreografia pensata per un quintetto di danzatori e una comunità di cittadini che si alterneranno in un dialogo di gesti meditati: sarà il suolo il protagonista dello spettacolo Paradise Now Gibellina di Virgilio Sieni.

www.fondazioneorestiadi.it/orestiadi-2021/

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Mercedes Auteri

Mercedes Auteri

Mercedes Auteri (Catania, 1977) ha conseguito un Dottorato di ricerca in Storia dell'Uomo, delle Società e del Territorio, con tesi storico-artistica, e un Master in Turismo Culturale Sostenibile e Comunità Locale, con tesi in Museologia. Ha frequentato la Scuola Interuniversitaria…

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