Sono molteplici le ragioni per emozionarsi varcando le soglie del MAC: il suo nuovo nome, Museo Ludovico Corrao, in omaggio a colui senza il quale niente qui sarebbe stato possibile; le opere in strada e quelle restaurate all’interno del museo, nell’ambito di un accordo con la Scuola di Restauro dell’Accademia di Brera; il percorso che permette di leggere la storia di questo luogo unico al mondo attraverso le testimonianze dei fotografi che immortalarono il terribile terremoto del Belice nel 1968, passando per la ricostruzione attraverso i plastici e le maquette delle grandi opere in città e concludendo con le opere dei grandi artisti che negli ultimi cinquant’anni hanno lasciato un tributo all’utopia, al sogno, al progetto Gibellina, una città interamente ricostruita nel nome delle arti.
Si parte dal museo en plein air, spazio espositivo che racconta la Nuova Gibellina, ricostruita più a valle rispetto alla vecchia, completamente distrutta nel 1968, immaginata dall’allora sindaco Ludovico Corrao, nata dalla generosità creativa di artisti che hanno contribuito a trasformarla in un museo a cielo aperto e in un laboratorio di arte e architettura contemporanee: Pietro Consagra, Fausto Melotti, Alessandro Mendini, Franco Purini e Laura Thermes, Ludovico Quaroni, tra gli altri. Una narrazione a parte suscita la maquette del Grande Cretto di Alberto Burri, sudario funebre sotto cui ancora palpitano i resti della vecchia Gibellina distrutta. La Sala Mario Schifano con il Ciclo della natura realizzato a Gibellina nella primavera del 1984, dedicato alla vitalità dei bambini e alle sostanze primigenie, acqua, aria e terra. Poi Il ‘900 tra Realismo e Astrattismo, dai futuristi siciliani al movimento di Forma 1, che si ritroverà nella sala dedicata a Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, Ugo Attardi, contrapposti a Renato Guttuso, Corrado Cagli, Lia Pasqualino Noto. La sala Dalla Transavanguardia ai nuovi scenari dell’arte contemporanea mette insieme nello stesso spazio artisti che operano in Italia dal 1970‐80 a oggi, a partire dalle opere grafiche donate da Nino Soldano che formano il primo nucleo della collezione del MAC: dalla Poesia visiva di Lamberto Pignotti, Ugo Carreca, Eugenio Miccini, Luca Maria Patella, Elio Marchegiani alla Transavanguardia teorizzata da Achille Bonito Oliva, curatore anche delle opere contemporanee della Fondazione Orestiadi, con opere di Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Enzo Tatafiore. Le due sale Dalla Scuola di Piazza del Popolo alle poetiche dell’Informale raccolgono gli interventi di Tano Festa, Franco Angeli, Mario Schifano, Mimmo Rotella insieme all’Informale gestuale di Afro Basaldella, Toti Scialoja, Claudio Verna, Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni, Carlo Belli e Carlo Battaglia. Chiude la collezione del museo il corpus di fotografie e testimonianze sul terremoto: nel Belice, la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, accorsero i fotografi e raccontarono. Immagini vivide, tremende, la cronaca dei primi soccorsi, il dolore, le macerie, i morti; poi i primi tentativi di ricostruzione, la vita nelle baracche, le lotte, l’abbandono da parte dello Stato, le manifestazioni, l’appello del mondo dell’arte. A spiccare sono gli scatti di Mimmo Jodice, Enzo Brai, Letizia Battaglia, Melo Minnella, Vittorugo Contino, Mario Giacomelli, Maria Mulas, Arno Hammacher, Andrea Jemelo, Angelo Pitrone e Silvio Wolf.
www.macgibellina.it