A Gibellina il Museo del Grande Cretto di Alberto Burri

Il nuovo museo sorge all’interno di un’ex chiesa rimasta indenne dal terremoto che nel 1968 rase al suolo Gibellina, in provincia di Trapani. Nel 1981 Alberto Burri ricoprì il distrutto centro storico della cittadina con una colata di cemento bianco, trasformandola nella più grande opera di Land Art al mondo

Apre a Gibellina (TP) il Museo del Grande Cretto, istituzione dedicata all’omonima opera di Land Art realizzata da Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – 1995). L’artista nel 1981 ricoprì la cittadina siciliana con una colata di cemento bianco, in ricordo del violento terremoto che nel 1968 colpì Gibellina, radendola al suolo. Il nuovo museo, che custodisce al suo interno testimonianze che raccontano la storia del Grande Cretto, è stato inaugurato lo scorso 24 maggio all’interno dell’ex Chiesa di Santa Caterina, edificio rimasto indenne dal terremoto.

IL CRETTO DI ALBERTO BURRI A GIBELLINA

“Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”. Con queste parole Alberto Burri nel 1995 raccontava del suo arrivo a Gibellina, invitato dall’allora sindaco Ludovico Corrao a contribuire alla ricostruzione del paese; in quell’occasione, oltre a Burri, vennero chiamati artisti e architetti di fama internazionale per la ricostruzione e la rinascita della città all’insegna dell’arte contemporanea. Alla vista delle macerie di Gibellina, a Burri venne l’idea di realizzare – su scala ambientale – uno dei suoi Cretti, ovvero superfici monocrome che l’artista lasciava essiccare al sole. Nel 1981, Burri ricopre così le macerie della cittadina siciliana colpita dal terremoto: una sorta di grande sudario di cemento dal fortissimo impatto emotivo, su cui poi l’artista ha ricostruito la pianta del centro storico del paese trasformando le strade in solchi, dando vita così a una sorta di labirinto di oltre 80mila metri quadrati.

IL MUSEO DEL GRANDE CRETTO A GIBELLINA

Voluto dall’Amministrazione comunale guidata da Salvatore Sutera e ideato e curato dall’Assessore alla Cultura Tanino Bonifacio, il Museo del Grande Cretto ha inaugurato nell’ultima decina di maggio 2019 e conserva al suo interno fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi dell’opera di Burri. “Era necessario immaginare un luogo che spiegasse il significato di quest’opera, il suo significato profondo”, ha dichiarato Bonifacio. “Il Cretto è un luogo di narrazione e conoscenza dove c’era vita, oggi c’è conservazione di memoria: prima era tabernacolo di morte, oggi sacrario che genera vita”. Gibellina prima del terremoto del 1968, Dalla tragedia alla rinascita e Nascita del Grande Cretto e i suoi progetti sono le sezioni tematiche che compongono il percorso museale, che si conclude con la proiezione di due opere dedicate al Grande Cretto: quella di Petra Noordkamp, presentata nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri The Trauma of Painting, e il cortometraggio Alberto Burri, la vita nell’Arte di Davide Gambino e Dario Guarneri e prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo.

LA NECESSITÀ DEL MUSEO DEL CRETTO A GIBELLINA

“Completato il Cretto definitivamente nel maggio 2015, si è avvertita la forte necessità di dare uno strumento informativo ai visitatori dell’opera di Burri”, spiega ad Artribune l’assessore alla Cultura di Gibellina Tanino Bonifacio. “Abbiamo così realizzato all’interno dell’ex Chiesa di Santa Caterina, che si trova a 300 metri di distanza dal Cretto, un piccolo museo con lo scopo di raccontare la genesi del Cretto: come è nato, come è stato progettato e realizzato. Ho verificato spesso che sebbene molti sappiano che il Cretto è stato realizzato sulla vecchia Gibellina, non sanno però che sotto alle 122 isole del Cretto si trovano le macerie appunto della vecchia Gibellina. Il museo quindi vuole recuperare la memoria – al suo interno si trovano immagini fotografiche che raccontano Gibellina prima del terremoto, oltre a un apparato iconografico in cui si racconta la Gibellina devastata dal sisma –, e mostrare le fasi che hanno portato alla progettualità del Cretto. Il museo, simbolicamente, recupera, conserva e comunica la memoria di Gibellina”. Sulla destinazione dell’ex Chiesa di Santa Caterina a museo, Bonifacio aggiunge: “per realizzare il progetto museografico sono stati impiegati sei mesi, con lavori che hanno trasformato l’ex chiesa un museo: abbiamo realizzato un museo molto lineare, perché abbiamo scelto di mantenere e rispettare l’ambiente architettonico originale”. 

– Desirée Maida 

Gibellina (TP)
Museo del Grande Cretto
Ex Chiesa di Santa Caterina

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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