Cosa vedere al Milan Machinima. Il festival dove il cinema incontra i videogiochi

Nella sua quinta edizione, il Milan Machinima Festival, dedicato al cinema realizzato nel videogioco, sceglie un formato ibrido. Con rassegna online e un pomeriggio di proiezioni dal vivo

È in corso fino al 27 marzo 2022 la quinta edizione del Milan Machinima Festival, la rassegna italiana di machinima, cioè di cinema realizzato all’interno di videogiochi o con strumenti di sviluppo originariamente pensati per lo sviluppo di videogiochi.
Il tema di questa edizione, curata da Matteo Bittanti, Gemma Fantacci, Luca Miranda e Riccardo Retez, viene da una celebre citazione de Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”.
Sia nel 2020 che nel 2021 il festival si è comunque svolto nel suo format consueto di rassegna annuale, ma il tutto si è trasferito sul nostro sito web”, ci ha scritto la squadra che cura il Milan Machinima Festival. “Tuttavia, ci siamo resi anche conto che questa modalità di visione più diluita nel tempo e nello spazio ci ha fatto entrare in contatto con una platea più estesa, poiché le persone avevano effettivamente tempo di guardare la programmazione con calma, essendo spalmata su una settimana intera. Quest’anno abbiamo infatti deciso di mantenere il format online ma di diventare anche ibridi e approfittare delle progressive riaperture organizzando uno screening speciale fisico che si terrà sabato 26 marzo al MIC ‒ Museo Interattivo del Cinema di Milano, con una programmazione inedita accessibile solo quel giorno”.
Come ogni anno, vi consigliamo alcuni dei video disponibili gratuitamente online per scoprire il mondo del machinima. Quest’anno le opere sono divise in sezioni tematiche che vengono sbloccate casualmente di giorno in giorno, e purtroppo mentre scriviamo non è ancora possibile vedere i lavori della sezione Back to Back: Identities/Intimacies in cui si trovano Jamie Janković e Federica Di Pietrantonio, due artiste che meritano sempre attenzione e che vi invitiamo a seguire. Inoltre, una delle opere da noi selezionate (This Is Not a Game) è un documentario e non propriamente un machinima, ma era difficile ignorarne la rilevanza nel contesto sia del festival sia della politica attuale. Troviamo anche degno di nota che tre dei quattro machinima da noi selezionati siano realizzati all’interno del videogioco Grand Theft Auto 5 dello studio Rockstar Games di Take Two e che il quarto machinima sia stato girato con un altro videogioco dello stesso studio, Red Dead Redemption 2. Questa preponderanza di Grand Theft Auto 5 e Rockstar Games nella nostra selezione è dovuta alla loro preponderanza all’interno del festival ed è una conferma della enorme rilevanza dei videogiochi di questo studio nella scena del machinima, una rilevanza che forse comincia a essere anche un po’ preoccupante.

It’s Just Math di Mathias Wolff

It’s Just Math di Mathias Wolff

IT’S JUST MATH DI MATHIAS WOLFF

Il ricercatore Mathias Wolff usa l’arte audiovisiva per divulgare a un pubblico più ampio possibile i risultati dei suoi studi. It’s Just Math, che è anche il primo machinima creato da Wolff, parla del controllo predittivo del crimine, cioè dell’uso di dati raccolti in passato per predire e prevenire i reati che avverranno in futuro. Questo documentario sperimentale mescola sequenze girate dentro Grand Theft Auto 5 con video di presentazione della compagnia Palantir Technologies, documenti, interviste reali interpretati da attori, studi e dichiarazioni di gruppi di attivisti. Solo le parole di uno dei personaggi, un immaginario informatore che lavora per Palantir e che fa da narratore, sono inventate, pur descrivendo fenomeni reali. Il risultato è un racconto approfondito su come le previsioni prodotte dalla tecnologia imitino e anzi amplifichino i pregiudizi razzisti e classisti con cui sono stati raccolti i dati su cui queste previsioni si basano.

Obit di Phil Rice

Obit di Phil Rice

OBIT DI PHIL RICEIT

Obit di Phil Rice, con colonna sonora di Marco Simone, è un cortometraggio girato nel mondo western di Red Dead Redemption 2. È un racconto semi-autobiografico, il ricordo di un’esperienza vissuta realmente da Rice: un uomo viaggia per raggiungere il funerale del padre e, dopo la funzione, viene avvicinato dal parroco che gli racconta le sue difficoltà a officiare una cerimonia per un uomo che non credeva in Dio. Obit è anche l’occasione per scoprire l’opera di un veterano del machinima: Rice lavora con questo medium dal 1998 ed è noto soprattutto per il suo Male Restroom Etiquette (2006), un finto documentario sulle norme di comportamento nei bagni pubblici destinati agli uomini realizzato usando The Sims 2 e SimCity 4.

Polarized Interactions di Sjors Rigters

Polarized Interactions di Sjors Rigters

POLARIZED INTERACTIONS DI SJORS RIGTERS

Polarized Interactions di Sjors Rigters, nato come progetto finale all’Accademia Reale di Arte dell’Aia e per essere mostrato su due schermi contemporaneamente, è un video-saggio sul comportamento dei personaggi non giocanti (i personaggi controllati dal software) all’interno di Grand Theft Auto 5. Il saggio ci mostra un mondo guidato dalla violenza, una simulazione in cui tutto esiste al servizio di chi gioca e del suo intrattenimento. Capire come la realtà e il comportamento umano vengono simulati in Grand Theft Auto 5, ipotizza Rigters, non è importante solo perché mostra come pensiamo che sia effettivamente possibile riprodurli attraverso modelli computazionali, ma anche perché con il sempre maggior tempo che passiamo e che passeremo all’interno di mondi virtuali queste simulazioni stanno diventando sempre più influenti sul nostro modo di comprendere anche il mondo fisico.

We are such stuff as dreams are made on di Sam Crane

We are such stuff as dreams are made on di Sam Crane

WE ARE SUCH STUFF AS DREAMS ARE MADE ON DI SAM CRANE

Sam Crane è un attore teatrale e televisivo professionista che ha deciso di fare un esperimento: recitare brani tratti dalle opere di William Shakespeare all’interno della modalità online di Grand Theft Auto 5. Cioè circondato da altre persone che sono lì principalmente per rubare automobili, uccidere e far esplodere tutto quello che trovano.
La performance è ispirata al Freedom (2010) di Eva & Franco Mattes, in cui Eva cercava di convincere a non ucciderla i partecipanti a una partita online del videogioco di guerra Counter-Strike, ma si ricollega anche a un più recente filone di teatro recitato all’interno dei videogiochi. Filone che, tra l’altro, il Milan Machinima Festival sta esplorando all’interno della sua rassegna online VRAL, che prosegue durante l’anno, dove sono già stati ospitati Kingdom of Shadows di Amir Yatziv, una performance in cui un’attrice (Neta Shpigelman) interpreta un avatar virtuale attraverso una tuta per motion capture, e Welcome to My Desert Nexus di Kara Güt, recitato nella versione online di Red Dead Redemption 2. Crane sta ora organizzando una messa in scena dell’intero Amleto, sempre in Grand Theft Auto Online.

This Is Not a Game di Arne Vogelgesang

This Is Not a Game di Arne Vogelgesang

THIS IS NOT A GAME DI ARNE VOGELGESANG

This Is Not a Game di Arne Vogelgesang non è un machinima, ma un documentario realizzato principalmente attraverso immagini e video provenienti da siti internet e social network. Ha però molto a che vedere con i giochi. L’opera, lunga quasi un’ora, racconta come è nata e come si è evoluta la teoria della cospirazione chiamata QAnon e, attraverso questo racconto, spiega come l’attività della sua comunità possa essere letta come un LARP (gioco di ruolo dal vivo, un genere di performance in gran parte improvvisata ma basata su regole precise) e come un ARG (Alternate Reality Game, cioè una caccia al tesoro che avviene principalmente online). Una lettura che è stata molto discussa negli ultimi anni, e che abbiamo anche già affrontato conversando con l’artista Theo Triantafyllidis. La visione del documentario è idealmente da affiancare alla lettura del saggio Paura e delirio durante il lockdown: QAnon, la cultura del complotto e i giochi di realtà alternativa di Jonathan Glover, che fa parte della raccolta Game over. Critica delle ragione videoludica (Mimesis Edizioni, 2020) curata da Matteo Bittanti.

Matteo Lupetti

https://milanmachinimafestival.org/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

Scopri di più