Elio Germano traduce in realtà virtuale un capolavoro di Pirandello

Elio Germano prosegue il proprio percorso di indagine sulle potenzialità della realtà virtuale confrontandosi con l’autore che sulla relatività conoscitiva costruì i propri drammi. È nata in questo modo la riscrittura di “Così è (se vi pare)” fruibile soltanto con visore, che riesce a lumeggiare la sottovalutata contemporaneità di Pirandello

È come “indossare un’inquadratura circolare”: così ha commentato gli spettacoli in VR Elio Germano (Roma, 1980), ospite dell’evento inaugurale di onLive 2022, rassegna ideata dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con la consulenza di Simone Arcagni e dedicata all’esplorazione delle possibili ibridazioni fra spettacolo dal vivo e nuove tecnologie.
L’attore – ma anche autore e regista – conduce da qualche anno una propria originale sperimentazione sulle potenzialità drammaturgiche e generative della realtà virtuale e dunque, dopo Segnale d’allarme (2019) – la trasposizione in VR dello spettacolo La mia battaglia, creato con Chiara Lagani –, ha scelto di proseguire la propria ricerca affrontando uno dei testi più noti di Luigi Pirandello, Così è (se vi pare), concentrandosi in particolare sulla problematica definizione di “verità” che ne è al centro. È nata così una “riscrittura per realtà virtuale”, ribattezzata Così è (o mi pare) e proposta “in tournée” nei teatri italiani, dove può essere fruita dagli spettatori comodamente seduti in poltrona, ciascuno con il proprio visore e tuttavia ancora parte della microcomunità che ogni sera si riunisce nella sala teatrale.

Elio Germano, Così è (o mi pare). Photo Nuri Rashid

Elio Germano, Così è (o mi pare). Photo Nuri Rashid

LA VERITÀ AI TEMPI DEL VIRTUALE E DELLE FAKE NEWS

L’adattamento di Elio Germano trasporta la vicenda ideata da Pirandello in epoca contemporanea ma le rimane sostanzialmente fedele: indossato il visore, siamo catapultati prima nella platea del Teatro della Pergola di Firenze – Fondazione Teatro della Toscana è fra i produttori dello spettacolo – e da qui, aperto il sipario, nel ricco salotto di casa Laudisi-Agazzi, luogo dell’azione. Ed ecco la prima sorpresa: lo spettatore è allo stesso tempo osservatore e personaggio, il suo sguardo a 360 ° è anche quello di un silenzioso astante…
Un fitto cast di attori di vaglia – fra cui lo stesso Germano, Michele Sinisi, Natalia Magni, e poi Isabella Ragonese e Pippo Di Marca – interpreta i numerosi personaggi previsti da Pirandello, reincarnandone lo smanioso desiderio di venire a capo del mistero della signora Frola. Germano introduce sì ricerche su Internet per avere informazioni sulla donna e sposta la sua finale comparsa in una videochiamata trasmessa su un ampio schermo televisivo, ma questi “aggiornamenti” non fanno che sottolineare l’attualità della riflessione pirandelliana. L’accumulo e la disponibilità di informazioni, la loro equipollenza frutto di una spensierata sottovalutazione delle fonti e la loro intercambiabilità, figlia della necessità di rispondere a bisogni eterogenei e volubili, non sono che il volto contemporaneo di quella intrinseca inconoscibilità del reale denunciata dal drammaturgo siciliano cento anni fa. Ecco che la riscrittura di Germano, allora, non fa che ribadire, da una parte, quanto la mania di “sapere” tutto degli altri sia ognora universalmente diffusa – spiare sui social le vite di amici o emeriti sconosciuti che, fra l’altro, si offrono benevoli con la versione migliore di sé – e, dall’altra, quanto essa non sia che una rassicurante illusione, vista la fatale inesistenza di una verità assoluta.

Elio Germano, Così è (o mi pare). Photo Nuri Rashid

Elio Germano, Così è (o mi pare). Photo Nuri Rashid

VR E TEATRO SECONDO ELIO GERMANO

La raffinata tecnologica della realtà virtuale, con la sua mesmerica capacità di evocare e di sustanziare un mondo tridimensionale e apparentemente “vero”, all’interno del quale è possibile muoversi circolarmente, con un’agevole prospettiva a 360°, appare il mezzo ideale per illustrare quella relatività della conoscenza che informa il repertorio pirandelliano. Strumento e, insieme, contenuto dell’arguta intuizione di Germano che complica il proprio ragionamento citando esplicitamente il teatro, luogo fisico e linguaggio artistico che non soltanto compaiono nello spettacolo ‒ il primo, nel succitato esordio – ma lo definiscono e lo strutturano. La messinscena di questa “riscrittura per VR” è indubbiamente teatrale – la regia, la recitazione, con gli “a parte” tradotti in sguardi complici rivolti allo spettatore in macchina – e non avrebbe potuto essere diversamente. Ci spieghiamo: il teatro è l’arte dell’effimero per eccellenza, il palcoscenico il luogo su cui per un paio d’ore prende vita un microcosmo di pura finzione e gli attori uomini e donne che per lavoro assumono identità e personalità altre. Parole che certo si fanno carne, ma transeunti e in fondo vane, sogni che svaniscono non appena si accendono le luci in sala, ovvero non appena ci togliamo il visore e torniamo a sorridere al nostro vicino di poltrona.

Laura Bevione

www.piemontedalvivo.it/onlive
www.teatrodellapergola.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

Scopri di più