È morto Paolo Portoghesi, l’architetto impegnato a costruire un sistema culturale

Scompare a novantuno anni un protagonista assoluto della scena culturale architettonica italiana e internazionale. Architetto, docente universitario, autore, Portoghesi ha diretto la prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nel 1980

Con la scomparsa dell’architetto Paolo Portoghesi, avvenuta il 30 maggio nella sua casa di Calcata (in provincia di Viterbo), il panorama architettonico italiano perde uno dei suoi punti di riferimento. Instancabile fino all’ultimo – lo conferma il fatto che avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis il prossimo 9 giugno a Roma, in occasione dell’iniziativa promossa dall’Ordine Architetti di Roma per la Giornata internazionale degli archivi e nell’ambito degli eventi organizzati nel centenario della legge che ha regolamentato la professione dell’architetto in Italia –, Portoghesi ha unito all’esercizio della professione e alla costruzione di opere ampiamente note – su tutte, la Moschea e il Centro Culturale Islamico, a Roma – l’attività di docente, storico, teorico e curatore. Nato a Roma nel 1931, si è formato all’Università La Sapienza, laureandosi nel 1957. Proprio in questo ateneo e al Politecnico di Milano (di cui è stato anche preside, dal 1968 al 1976) ha insegnato: tra le sue discipline d’elezione, la storia dell’architettura, che ha rappresentato anche il fulcro della sua produzione come autore e ricercatore. Con all’attivo, fra gli altri testi, fondamentali volumi su Roma barocca e Roma rinascimentale, su Francesco Borromini e Guarino Guarini, Portoghesi ha legato il proprio percorso alla corrente Postmodern, alla quale ha dedicato anche il celebre Postmodern. L’architettura nella società postindustriale. A lui, ancora, si devono la fondazione e la direzione di riviste di settore, a partire da Controspazio.

LA STRADA NOVISSIMA E L’ESORDIO DELLA BIENNALE ARCHITETTURA

Ha segnato un’epoca, ed è ancora oggi costantemente citata e oggetto di analisi e riflessioni, La Presenza del Passato, la prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, diretta proprio da Portoghesi nel 1980. In quella storica occasione, in qualità di direttore della Sezione Architettura dell’istituzione lagunare (ruolo ricoperto dal 1979 al 1982), Portoghesi propose l’esperienza corale della Strada Novissima: scelse di affiancare le facciate di dieci abitazioni, riprodotte a grandezza naturale, in un percorso di 70 metri nelle Corderie dell’Arsenale. I progetti di Frank O. Gehry, Rem Koolhaas, Arata Isozaki, Robert Venturi, Franco Purini e Laura Thermes, Ricardo Bofil, Christian de Portzamparc, alcuni fra i venti architetti scelti dal curatore, diedero vita a una riflessione collettiva sul Postmodern, movimento che attingendo al patrimonio di forme ed elementi decorativi proveniente dalla storia era in grado di offrire un’alternativa al Moderno e ai suoi canoni. Risale al 1979 l’affidamento ad Aldo Rossi della realizzazione dell’effimero Teatro del Mondo: ormeggiato nel Bacino di San Marco, fu sede degli spettacoli della Biennale Teatro diretta da Maurizio Scaparro.

Paolo Portoghesi, Casa Baldi, Roma 1959-61

Paolo Portoghesi, Casa Baldi, Roma 1959-61

LE OPERE DI PAOLO PORTOGHESI

Pluripremiato, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana nel 2002, socio nazionale dei Lincei (2000), socio dell’Accademia delle Arti di Firenze (dal 1977), già presidente dell’Accademia di San Luca, Portoghesi ha realizzato opere sia in Italia che all’estero. Particolarmente conosciuta è la sua produzione in ambito sacro, con il già citato intervento della moschea capitolina, ma anche con la chiesa della Sacra Famiglia a Fratte, in provincia di Salerno (1969), la Chiesa di Santa Maria della Pace a Terni (consacrata nel 2003) e, più di recente, con la cattedrale di Lamezia Terme: ultimata nel 2019, è stata raccontata dal suo autore in un volume pubblicato appena un anno fa. Neppure trentenne Portoghesi ha messo a segno uno dei suoi lavori più identitari: la Casa Baldi, a Roma (1959 – 1961), concepita come residenza privata e contraddistinta dall’alternarsi di superfici concave e convesse e dall’uso del tufo; dal 2019, dopo il restauro seguito proprio da lui, è divenuta uno spazio eventi e commerciale. A questo progetto, così come nell’altrettanto nota Casa Papanice, sempre nella Capitale, Portoghesi ha lavorato con il socio del suo Studio di Porta Pinciana: l’ingegnere Vittorio Gigliotti, scomparso nel 2015. Conosciuta al grande pubblico anche per la sua “fortuna cinematografica”, e oggi sede dell’Ambasciata della Giordania, questa dimora su tre livelli testimonia il profondo interesse dell’architetto verso l’eredità del Barocco romano, con una composizione basata sull’uso della linea curva.

L’ARCHIVIO PAOLO PORTOGHESI E I MESSAGGI D’ADDIO

Risale al 2016 la notizia della donazione dell’archivio dell’architetto al MAXXI: un patrimonio che include maquette, disegni, corrispondenza, materiali grafici, ma anche pannelli espositivi. E tra i primi messaggi di cordoglio arrivati in seguito alla notizia della scomparsa c’è stato proprio quello di Alessandro Giuli, presidente della Fondazione MAXXI, che come riferisce l’Agenzia Cult, ha dichiarato: “È morto uno dei più importanti architetti italiani di tutti i tempi, è come se fosse morto Leon Battista Alberti. Dovremmo poter dire a noi stessi e ai nostri figli che siamo stati i contemporanei di uno degli uomini di più grande ingegno, uno dei più grandi umanisti, uno dei più grandi amanti dell’Italia e del suo genio. Di “grande dolore, una grande perdita per l’Architettura ed il mondo della cultura: un amico, un Maestro e un intellettuale che ha difeso la bellezza, sempre“, ha parlato il presidente OAR Alessandro Panci, esprimendosi a nome di tutto l’Ordine di Roma e Provincia. “Ognuno di noi ha un ricordo speciale di Paolo Portoghesi, scrive l’architetto Stefano Boeri sul suo profilo Facebook: Il mio primo ricordo è l’incanto da matricola di architettura a Milano nell’ascoltare le sue straordinarie lezioni di storia. L’ultimo è una recente lunga telefonata per parlare di Roma e del suo bellissimo libro “Roma/amoR”. Portoghesi, storico, critico, progettista è stato uno dei pochi grandi Umanisti dell’architettura moderna e contemporanea. Ci mancherà”. In qualità di Presidente di Triennale Milano, l’architetto ha inoltre aggiunto: “Storico, critico, architetto, autore di saggi fondamentali per la cultura architettonica, Paolo Portoghesi, a cui nel 2021 abbiamo assegnato il Premio italiano di Architettura alla Carriera insieme al MAXXI, è stato un grande umanista dell’architettura, ha scandito con le sue opere gli ultimi settant’anni dell’architettura planetaria.” Immancabile, la vicinanza della Biennale di Venezia, che in una nota ha ricordato “con profonda stima e ammirazione il grande architetto Paolo Portoghesi, esempio straordinario di intellettuale, che fu illuminato Presidente della Biennale nel decennio 1983-1992 e primo Direttore del Settore Architettura dal 1979 al 1982. Nell’ambito di quest’ultima ideò, tra le molte iniziative, la leggendaria Strada Novissima (1980), che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura contemporanea e del Postmodernismo.” Un passaggio essenziale a cui fa riferimento anche il titolare del MiC, Gennaro Sangiuliano: “Oggi è un giorno di lutto per l’architettura italiana. La scomparsa di Paolo Portoghesi ci priva di una figura autorevole sia nel campo della progettazione che in quello della teoria. Egli nutriva un concetto globale dell’architettura, in cui l’armonia tra l’uomo e le forme del costruito e dell’abitato doveva essere compiuta. Mi piace ricordarlo qui, soprattutto, come colui che volle e promosse alla Biennale di Venezia la prima Mostra Internazionale di Architettura ‘La presenza del passato’ sotto la presidenza di Giuseppe Galasso, aprendo con la ‘Strada Novissima’ per la prima volta al pubblico i meravigliosi spazi dell’Arsenale”. Per una lettura critica sulla produzione e visione di Paolo Portoghesi vi rimandiamo al ritratto di Luigi Prestinenza Puglisi.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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