“Troppi due incarichi a Biennale e Quadriennale”. Un’infantile petizione contro Gian Maria Tosatti

L'associazione AWI (Art Workers Italia) attacca con un discutibile comunicato-petizione la scelta di Tosatti come artista per la Biennale e direttore per la Quadriennale. E ne approfitta per chiedere maggiore trasparenza su nomine, bandi e commissioni

Dio solo sa quanto c’era bisogno di una associazione, di un sindacato, di una union (chiamatela come vi pare) che si occupasse delle questioni riguardanti i lavoratori dell’arte. E dio solo sa dunque quanto sia una autentica occasione perduta che una realtà di questo tipo – nata durante la pandemia sotto il nome di AWIArt Workers Italia – si trasformi nella solita reunion di nostalgici dei tempi dell’occupazione del liceo. Col tenero armamentario retorico da collettivo studentesco egoriferito.

LA PETIZIONE DI ART WORKERS ITALIA CONTRO TOSATTI

Insomma invece di andare nella carne delle faccende e proporre soluzioni concrete e attuabili, anche AWI cade nella trappoletta della forma da anteporre alla sostanza. Elevando soporifere questioni ideologiche a punti di principio.
Tutta l’ingenuità di questa associazione sono venute a galla con la petizione mediante la quale AWI chiede a Gian Maria Tosatti nominato nelle ultime settimane sia direttore artistico della Quadriennale sia artista rappresentante il paese al Padiglione Italia della Biennale di dimettersi da uno degli incarichi ricevuto.
Iniziamo col dire che al di là dei contenuti la petizione online risulta tragicamente illeggibile per la scelta di scriverla non adoperando maschili o femminili bensì un genere neutro inesistente in Italiano servendosi della “scevà“. Una specie di gagliardetto grammaticale di chi è convinto che i problemi (seri) della disparità di genere si risolvano inventandosi delle vocali e ostentandole a scapito della leggibilità e del rispetto della lingua. Pur da persone che badano al sodo, dovremmo persuaderci che, ogni tanto, la forma travalica la sostanza: un testo scritto in questa maniera non dovrebbe neppure essere analizzato, bisognerebbe arrendersi e fermarsi prima di sviscerarlo perché chi scrive e comunica così vuole solo provocare, dimostrare spocchia, gonfiare il petto, sentirsi superiore, più inclusivo, più avanzato di te povero miserabile che leggi e ancora non ti ribelli al fatto che il plurale neutro sia in italiano uguale al plurale maschile. Non c’è speranza alcuna di dialogo, di confronto o di autentico dibattito su chi pensa che a problemi seri si possa rispondere con soluzioni di facciata fatte di simboletti rovesciati o asterischi. Lungi dall’essere inclusivo, questo stile di comunicazione è estremista, settario, identitario nella accezione più gretta del termine. Identifica gruppetti di nicchia che amano comunicare in codice sentendosi superiori e dandosi di gomito.
Gian Maria Tosatti

Gian Maria Tosatti

I PUNTI DELLA PETIZIONE

Ma faremo, solo per questa volta, un’eccezione provando a far finta di non vedere decine di parole fastidiosamente storpiate. E tenteremo di entrare nel merito. Beh, il merito è un errore strategico da pivelli. La petizione parte con una excusatio non petita: “ehi ehi, non è una faccenda personale contro Gian Maria Tosatti, noi parliamo in generale“. Certo, come no. Se vuoi parlare in generale, tutto devi fare fuorché lanciare un dibattito strutturale (le nomine, i bandi, le commissioni, la trasparenza) in un momento dove ferve il dibattito circostanziale. Si tratta del modo esatto per mandare in vacca le istanze. La strada migliore per far fallire una riforma? Proporla mentre su quel tema impazza una polemica contingente. Come si può ben arguire, le ingenuità non si fermano alla grammatica insomma. E un gruppo del genere che si comporta in modo ingenuo e superficiale è un danno – potenzialmente grave – per il comparto che dichiara di voler tutelare.
Ovviamente nel lungo comunicato alcuni passaggi sono corretti (ancorché banali e lapalissiani e tutt’altro che costruttivi visto che si pone il problema senza la soluzione), ad esempio quando si chiede una maggiore trasparenza nelle nomine e la pubblicazione delle graduatorie. Meno condivisibile (restando alle richieste concrete, visto che ve ne sono molte – troppe – generiche) è la richiesta addirittura di una normativa che elimini la possibilità di ottenere più incarichi contemporanei in istituzioni pubbliche. Non si tratta di faccende da normare per legge (vecchio tic italiano), ma da gestire in termini di buon senso caso per caso. Siamo i primi ad essere perplessi per il doppio incarico di Tosatti, beninteso, ma vi sono tanti casi in cui avere la stessa figura in due istituzioni diverse genera economie di scala, sinergie, velocizzazione delle procedure. Non è una cosa negativa a priori come una semplicistica lettura ideologica potrebbe far pensare. Ma c’è di più: i nostri prodi chiedono a questo punto anche le dimissioni di Tosatti da uno dei due incarichi (accusandolo oltretutto di essere di razza causasica e di sesso maschile). Insomma da una parte si dicono preoccupati perché questo doppio incarico lede l’immagine dell’Italia nel mondo (hanno scritto davvero così!) mentre dall’altra chiedono che uno dei due ruoli torni d’improvviso scoperto. Se qualcuno desse retta a questo suggerimento, una delle due istituzioni ne uscirebbe danneggiata, senza nessun beneficio reale per alcuno se non per l’ego di chi ha scritto il bizzarro testo della petizione.
– Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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