Essere artisti secondo David Lynch. Il libro

Il trait d’union tra le arti praticate da Lynch è il sogno, tanto nel cinema, come nella pittura e nella musica. Lo racconta lui stesso, rispondendo al cineasta e giornalista Chris Rodley

Per sapere cosa voglia dire essere artisti o lo siamo anche noi o dobbiamo chiederlo ai diretti interessati. Così, per saperne di più di David Lynch, che oltre a essere uno dei più importanti registi contemporanei è anche pittore e musicista, si è cimentato nell’impresa qualcuno che gli ha posto delle ottime domande: Chris Rodley, cineasta indipendente, scrittore e giornalista. Un artista chiede, l’altro risponde. E il libro Essere artisti raccoglie una ponderata selezione delle risposte date da Lynch. Riga più riga meno, tra una piccola scacchiera e l’altra – un riuscito artificio grafico che dalla copertina ritorna di pagina in pagina, rendendo il libro un oggetto molto raffinato – ciascuna risposta diventa uno spunto per riflettere sulla poetica di Lynch. Non solo sui suoi modi di dipingere fare musica o usare la macchina da presa, ma anche sul suo rapporto con la realtà.
A prendere forma, una pagina dopo l’altra, sono infatti più riflessioni sulla propria infanzia, sulle arti che pratica da una vita, sul successo e l’essere artista. Benché la sua attività sia basata sull’esercizio della finzione, la realtà è continuamente presente. Al confine tra le due vi è il sogno, che secondo Lynch è fatto della stessa materia dei film: lo ricordava, per esempio, anche lo scrittore Barry Gifford, autore del romanzo Wild at Heart (Cuore selvaggio) dal quale Lynch ha tratto il suo film, nonché coautore con lui della sceneggiatura di Lost Higway (Strade perdute) – il tema è menzionato proprio nella introduzione all’edizione italiana di quest’ultima.

Essere artisti, come David Lynch. I misteri, i sogni, le arti

Tra realtà e finzione, così come tra l’uso della macchina da presa e le parole, c’è uno scarto. Il cinema lo rende manifesto. Lynch lo chiarisce molto bene quando scrive che “il bello di un film sta nella capacità di raccontare un frammento di un determinato aspetto di ‘qualcosa’ che le parole non sono in grado di rendere”. A porsi è immediatamente il rapporto con la realtà, che ha almeno due caratteristiche: da una parte, richiede di affrontare numerosi quesiti sollevati da più misteri; dall’altra, è materia viva per la produzione di immagini.
Ai misteri si può provare a dare forme diverse, forse cercando anche di rispondere a quelle domande che suscitano. Ma questa possibilità per Lynch non è relegabile alla sola attività con la macchina da presa. Insieme al cinema, che chiama “medium magico”, è anche la pittura a garantirla. “In genere non è il quadro che parla ma l’individuo, fin troppo. Perciò devi lasciare che avvengano eventi casuali, stranezze”. La materia dei sogni è infatti linfa vitale per tutta la sua attività artistica: “A volte, in particolare quando sto per addormentarmi o sono a occhi chiusi, mi lascio trasportare in questo spazio in cui le immagini affiorano senza che io le solleciti. Infatti se comincio a pensarci si bloccano”. Prima di essere la ricetta per dedicarsi alla produzione delle immagini, sulla quale torniamo a breve, questo approccio rivela un altro aspetto. Il trait d’union tra le arti praticate da Lynch è il sogno, nella misura in cui tanto nel cinema e nella pittura quanto nella musica il suo problema è sempre lo stesso: dove non arrivano le parole si può provare con le immagini o con i suoni. Vale a dire, lavorare a fondo per ottenere il massimo dalle arti, proprio come Lynch stesso chiarisce: “Mi piace lavorare su un film fino al punto in cui è esattamente come lo volevo”.

Essere Artisti, David Lynch
Essere Artisti, David Lynch

Il lavoro degli artisti. Le intuizioni e le idee

Quel lavoro – lo potremmo anche chiamare il lavoro degli artisti – per Lynch è reso possibile da due ingredienti: le intuizioni, quel genuino sentore che le cose prendano una qualche forma; le idee, quei movimenti del pensiero che gli permettono di seguire una direzione basandosi sulle intuizioni. Veniamo allora alle immagini. Un uomo e una donna viaggiano su una macchina decapottabile, entrambi portano gli occhiali da sole; lei fuma, lui indossa una giacca che sembra pelle di serpente. Seduti al tavolo di una caffetteria, un uomo racconta a un altro che proprio lì nel cortile esterno va in scena un suo sogno ricorrente in cui appare una persona spaventosa; i due escono nel cortile, pochi passi e da un angolo appare all’improvviso proprio quella persona. L’uomo che di solito la sognava sviene. In un salotto seduta su una poltrona, una signora con dei grandi occhiali rossi parla del fuoco, del bene e del male, mentre tiene tra le braccia un grosso ceppo di legno. A un party, dopo un paio di bicchieri, un uomo ne incontra un altro che gli dice di essere davanti a lui e contemporaneamente a casa sua. Potremmo andare avanti ancora. Ma anche sforzandoci nel migliorarle ci accorgeremmo subito che nessuna di queste stringate descrizioni permette di restituire le rispettive immagini fabbricate da Lynch in alcuni dei suoi più noti film. Le parole sono inadeguate. È vero. Ma, prima di tutto, sono le immagini a essere veri e propri misteri. Lynch lo sa molto bene. Quello di cui si può parlare, dunque, non è tanto dei possibili significati delle immagini di Lynch, quanto del suo lavoro artistico, di quelle idee che lo hanno reso uno dei più grandi surrealisti del ventesimo secolo, di quei suoi modi di scombinare un po’ le cose che sono decisivi per la sua poetica.

Di immagine in immagine. Una lettura consigliata

Quel che non si riesce bene a dire delle immagini non è vincolo ma possibilità. Di esse e delle sue opere Lynch dice comunque molto. Per esempio, che proprio quello scarto tra realtà e finzione è la chiave di volta per insistere sui nascondimenti, le stranezze, le astrazioni. A risaltare è anche lo spazio per l’immaginazione intesa quale attività combinatoria che contribuisce alla riuscita delle opere, sia sul piano produttivo sia su quello della loro ricezione. Una condizione per nulla estranea a Lynch, come mostrano i suoi dipinti e la sua musica oltre ai suoi film: dove non si riesce con le parole si prova allora a immaginare esiti, modi di lavorare, possibili significati e riferimenti. Tutti percorsi che Lynch offre di immagine in immagine, da maestro surrealista quale è.
Menzionando le scacchiere che danno un ritmo alle riflessioni di Lynch ho scritto che questo agile libretto, che potrebbe stare facilmente anche in una tasca, è un raffinato oggetto. Lo ribadisco. Ma non si tratta solo di una questione di forma. Andando avanti e indietro tra le sue pagine, insieme alla facilità che chi legge ha di potersi avvicinare al lavoro di Lynch, risalta anche quel suo particolare modo di guardare le cose. E non è poco, perché è così che si coglie la sua idea di essere artisti. Insomma, di immagine in immagine, una lettura sicuramente consigliata.

Davide Dal Sasso

David Lynch – Essere artisti
il Saggiatore, Milano 2023
Pagg. 80
Euro 9,00
ISBN 9788842832683
www.ilsaggiatore.com

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Davide Dal Sasso

Davide Dal Sasso

Davide Dal Sasso è ricercatore (RTD-A) in estetica presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca. Le sue ricerche sono incentrate su quattro soggetti principali: il rapporto tra filosofia estetica e arti contemporanee, l’essenza delle pratiche artistiche, la natura del catalogo…

Scopri di più