Arte in città. Una passeggiata a New York

Da Brooklyn a Manhattan, un itinerario nel segno dell’arte da vedere per le strade di New York. Evitando assembramenti e restando all’aria aperta.

In tempi di pandemia, in molti hanno riscoperto il gusto delle passeggiate in città. Anche dove, come a New York, musei e gallerie sono aperti, fa piacere la possibilità di avere un’esperienza artistica senza la preoccupazione di essere al chiuso e a contatto con altre persone. E un inverno per ora non troppo rigido lo permette. Abbiamo selezionato alcuni degli interventi artistici da vedere in queste settimane per le strade di New York.

Maurita Cardone

PRISMATICA ‒ MIDTOWN

L’installazione “Prismatica” su Broadway. Photo Maurita Cardone

L’installazione “Prismatica” su Broadway. Photo Maurita Cardone

Sul tratto di Broadway tra 39th e 40th Street, da lunedì 11 gennaio sono apparsi i prismi luminosi dell’installazione Prismatica, creata da RAW Design in collaborazione con ATOMIC3, DIX au carré, Jean-François Piché. Alti oltre due metri, i 25 prismi contengono dei proiettori e sono composti da pannelli in plexiglas rivestiti con una pellicola che trasmette e riflette la luce scomponendola in tutti i colori dello spettro visivo, a seconda della posizione e dell’illuminazione. I prismi si muovono sulla propria base e gli spettatori sono invitati a farli roteare e spostarsi all’interno dell’installazione per apprezzare le variazioni di luce e colore. Una colonna sonora di rintocchi di campane completa l’effetto sensoriale. Inizialmente presentata nel 2014 in occasione della quinta edizione di Luminothérapie a Montreal, Prismatica ha già viaggiato tra varie città del mondo.
L’installazione resterà su Broadway fino a fine mese ed è parte del programma di arte pubblica Garment District Art on the Plazas che, nel corso dell’anno, porterà diversi progetti nelle strade intorno a Times Square.

http://garmentdistrict.nyc/arts/art-installations/prismatica/

BARRY FLANAGAN ‒ KASMIN SCULPTURE GARDEN

Barry Flanagan nel Kasmin Sculpture Garden, New York 2021 © The Estate of Barry Flanagan. Photo Diego Flores

Barry Flanagan nel Kasmin Sculpture Garden, New York 2021 © The Estate of Barry Flanagan. Photo Diego Flores

Tappa obbligata per una passeggiata d’arte a Manhattan è la High Line dove in questi giorni, oltre alle solite opere esposte sul percorso del parco ricavato dall’ex ferrovia, all’altezza di 28th Street si può visitare lo sculpture garden della galleria Kasmin in cui, fino ad aprile, sono esposte tre delle lepri di Barry Flanagan. A partire dalla fine degli Anni Settanta, lo scultore gallese iniziò a esplorare la figura della lepre di cui lo intrigava il potenziale antropomorfico e di espressività. Immerse nella disordinata vegetazione della High Line, le sculture scelte da Kasmin per questa piccola mostra sembrano colte nel mezzo di una gioiosa danza rituale. Flanagan dedicò gli ultimi anni della sua carriera quasi interamente alle lepri, producendo lavori a volte ripetitivi e non sempre convincenti. Ma se c’è un modo per apprezzarne il senso e il valore è proprio in un ambiente come questo, dove gli animali tornano nel loro elemento naturale e irradiano tutta la loro giocosità.

https://www.kasmingallery.com/news/barry-flanagan-extended-in-the-kasmin-sculpture-garden

ILLUMINATE COVID-19 ‒ BOWERY

Illuminate Covid-19. Deaths rate. Spazio Canvas, New York

Illuminate Covid-19. Deaths rate. Spazio Canvas, New York. Photo Alex Contell

Negli Stati Uniti la crisi sanitaria legata al Covid ha colpito alcuni gruppi etnici più di altri e, in città come New York, dove la composizione demografica dei quartieri varia a seconda della vicinanza alla costosa Manhattan, si osserva una concentrazione di casi nelle zone meno ricche. Da questa constatazione nasce Illuminate Covid-19, esposta fino al 1° marzo nella vetrina dello Spazio Canvas al 250 di Bowery, in Lower Manhattan. L’opera, ideata dall’architetto italiano Domingo Abrusci e realizzata in collaborazione con l’urban planner Alexandra Payne (project manager), l’architetto Elisa Forlini (lighting designer) e Robyn Squires (fabrication specialist), è una visualizzazione, attraverso la luce, di quattro set di dati sulla mappa della città che si illumina di rosso in ognuna delle rappresentazioni. Uno dei set di dati mostra i contagi per 100.000 abitanti da marzo a settembre 2020, un’altra visualizzazione mostra i decessi nello stesso periodo di tempo, il terzo set mostra la percentuale di persone che si identificano come di colore nei diversi quartieri e l’ultimo mostra il tasso di povertà. La successione sulla mappa della diversa distribuzione delle luci rosse a seconda dei dati rappresentati racconta che aree come il Bronx sono state molto più colpite delle zone più ricche della città e che nelle aree più povere e con una più ampia presenza di minoranze etniche il virus è stato più letale.

https://illuminatecities.com/

KEHINDE WILEY, ELMGREEN & DRAGSET, STEN DOUGLAS ‒ NUOVA PENN STATION

Kehinde Wiley, Go. Moynihan Train Hall, Penn Station, New York. Photo Maurita Cardone

Kehinde Wiley, Go. Moynihan Train Hall, Penn Station, New York. Photo Maurita Cardone

È stata inaugurata il 1° gennaio la Moynihan Train Hall, l’attesissima espansione di Penn Station a Manhattan, ricavata all’interno dell’edificio che ospitava le poste centrali, oggi ridimensionate fino a occupare solo una piccola porzione del complesso. All’interno della nuova stazione, che si sviluppa intorno a un’ampia lobby centrale coperta da una volta vetrata, hanno trovato posto anche delle opere d’arte, grazie alla collaborazione con il Public Art Fund. Sul soffitto davanti all’ingresso su 33rd Street è installata l’opera Go di Kehinde Wiley, un trittico in vetro dipinto a mano che raffigura ragazzi neri in pose ispirate alla breakdance su uno sfondo di cielo e nuvole di ispirazione michelangiolesca.
Il soffitto dell’ingresso su 31st Street è invece decorato con l’opera The Hive di Elmgreen & Dragset, una rappresentazione a testa in giù dello skyline della città, composto da 91 edifici, alcuni reali, altri immaginari, le cui finestre si illuminano di luci a led. Infine, nella lobby, nelle sale d’attesa arredate con panche di legno che evocano il design di inizio Novecento, è installata una serie di fotografie realizzate da Stan Douglas dal titolo Penn Station’s Half Century: basandosi su ricerche d’archivio l’artista ha ricostruito, con l’aiuto di attori e rappresentazioni digitali, scene memorabili della storia della vecchia stazione.

https://www.publicartfund.org/exhibitions/view/mth/

DOORS FOR DORIS ‒ CENTRAL PARK SOUTH

Le porte in marmo di Sam Moyer all’ingresso di Central Park a New York. Photo Maurita Cardone

Le porte in marmo di Sam Moyer all’ingresso di Central Park a New York. Photo Maurita Cardone

È un omaggio alla fondatrice del Public Art Fund, Doris C. Freedman, l’opera installata dal Public Art Fund stesso all’ingresso sul lato sud-est di Central Park. Ma è anche un omaggio alla città di New York che appoggia le fondamenta nella pietra, nel blocco di scisto e marmo che costituisce l’isola di Manhattan. L’opera proposta da Sam Moyer è una serie di tre porte in marmo, pietra e cemento che segnano l’ingresso a Central Park, come una sorta di soglia tra il suolo del parco da cui ancora emergono le rocce originarie dell’isola e l’ambiente edificato di Midtown. L’artista ha utilizzato materiali di diversi colori (tra cui un vivido e inaspettato blu), texture (alcuni dei materiali sono recuperati da lavori precedenti di cui portano ancora i segni) e provenienze, evidenziando come la città sia il risultato di interconnessioni e commistioni. Le porte sono “socchiuse” come se volessero lasciar entrare un poco del caos della città nel parco e un poco della quiete del parco nelle strade della città. L’opera resterà all’ingresso di Central Park fino al prossimo settembre.

https://www.publicartfund.org/exhibitions/view/sam-moyer-doors-for-doris/

GARRETT BRADLEY ‒ MOMA

L’installazione “America” di Garrett Bradley al MoMA di New York. Photo Maurita Cardone

L’installazione “America” di Garrett Bradley al MoMA di New York. Photo Maurita Cardone

Per questa installazione bisogna entrare negli spazi del MoMA, ma solo fino alle gallerie nella lobby al piano terra dove, a ingresso libero, si può vedere America di Garrett Bradley, video installazione multicanale in cui l’artista mescola le immagini di 12 film da lei realizzati con quelle di Lime Kiln Club Field Day, film del 1914 ritenuto il più antico lungometraggio con un cast tutto nero.
Nelle immagini da lei girate, Bradley inventa dei film dedicati a personaggi neri dei primi del Novecento le cui vite sono state dimenticate dalla storia. L’installazione cita eventi storici come la fondazione della Negro National League del baseball o l’assassinio del jazzista James Reese Europe. L’idea nasce dalla constatazione che molti documenti sulla vita degli afroamericani di quell’epoca sono andati perduti: secondo la Library of Congress, infatti, circa il 70% di tutti i lungometraggi realizzati negli Stati Uniti tra il 1912 e il 1929 non esistono più. Le immagini sono proiettate su quattro pannelli in tessuto leggero che, disposti a croce, creano un effetto di sovrapposizione tra le immagini che dà al lavoro un senso di coralità. Ad accompagnare i filmati, una colonna sonora realizzata dall’artista Trevor Mathison e dal compositore Udit Duseja. Nell’altra delle due gallerie nella lobby del museo è attualmente installata una selezione di lavori tratti dall’edizione 2019 della Triennale di Milano dal titolo Broken Nature.

https://www.moma.org/calendar/exhibitions/5221

OUTDOOR LIVING ROOM ‒ BROOKLYN PUBLIC LIBRARY

Le opere della serie Celestial Heroes Banquet di Heinrich Spillmann. Photo courtesy of the artist

Le opere della serie Celestial Heroes Banquet di Heinrich Spillmann. Photo courtesy of the artist

Se le vostre passeggiate vi portano invece a Brooklyn, fate un salto alla Central Library, alle porte di Prospect Park. Fino al 15 marzo, negli spazi intorno alla biblioteca, c’è l’Outdoor Living Room arredata con le opere in legno che compongono la serie Celestial Heroes Banquet di Heinrich Spillmann. L’installazione, concepita per spazi pubblici, invita gli spettatori a riposarsi o creare momenti di convivialità con la propria comunità. Secondo l’artista gli oggetti della serie rappresentano poteri che ci aiutano a ristabilire un equilibrio con l’ambiente e con lo spazio-tempo. Gli oggetti esposti sono realizzati con diverse qualità di legno e hanno forme, colori e texture diverse. Parte del legno è trattato a fuoco con l’antica tecnica giapponese del Shou Suji Ban, altri tronchi sono invece non trattati e volutamente esposti ai processi naturali. Il materiale viene da potature e tagli di manutenzione degli alberi del vicino cimitero di Greenwood.

https://www.bklynlibrary.org/exhibitions/outdoor-living-room

REVERBERATION ‒ BROOKLYN BRIDGE PARK

Una delle cinque campane realizzate per l’installazione “Reverberation” di Davina Semo al Brooklyn Bridge Park. Photo Maurita Cardone

Una delle cinque campane realizzate per l’installazione “Reverberation” di Davina Semo al Brooklyn Bridge Park. Photo Maurita Cardone

Sempre a Brooklyn, allineate lungo la passeggiata che affaccia sulla baia di New York nel Brooklyn Bridge Park, ci sono cinque campane rosse in bronzo. Sono opera dell’artista Davina Semo. Il pubblico è invitato a farle suonare muovendo la corda attaccata al batacchio. Ognuna produce un suono diverso, grazie a un sistema di fori creato dall’artista che ha voluto dare a ciascuna campana una sua identità, chiamandole con nomi diversi: Reflector, Singer, Dreamer, Listener e Mother.
Il lavoro evoca i paesaggi sonori che hanno accompagnato l’emergenza sanitaria dei primi mesi di pandemia, dalle sirene agli applausi collettivi per medici e infermieri. Anche il colore scelto per dipingere le campane, il rosso, è universalmente associato all’emergenza. Ma l’artista invita il pubblico a creare una nuova sinfonia, ottimista e partecipativa, in cui la comunità dà vita a una musica collettiva di speranza.

https://www.publicartfund.org/exhibitions/view/davina-semo-reverberation/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

Scopri di più