Milano Photo Week e il ruolo della fotografia in Italia. Intervista a Camilla Invernizzi

ArtsFor_ è la società che organizza ogni anno Milano Photo Week. Camilla Invernizzi, tra le fondatrici, ci ha raccontato dei diversi aspetti della manifestazione e del ruolo della fotografia in Italia. E invita il Comune di Milano ad aprire uno spazio dedicato alla fotografia…

È iniziata a Milano la settimana dedicata a professionisti e amanti della fotografia: si tratta della Milano Photo Week (qui avevamo segnalato le mostre più importanti). Dietro a questo progetto, promosso dal Comune di Milano, c’è il team di ArtsFor_, una società nata nel 2014 che si occupa di curatela, organizzazione e promozione di eventi culturali, pubblici e privati. Tra i fondatori c’è Camilla Invernizzi che ci ha parlato del progetto e degli obiettivi raggiunti. Ma ci ha raccontato anche le sfide che il mezzo fotografico pone. Uno strumento oggi nelle mani di tutti, ma spesso frainteso per il forte impatto visivo e di cui si sa ancora molto poco.

Cos’è ArtsFor_?
È una società nata nel 2015 che produce e realizza progetti culturali come Bookcity e la Digital Week. Della Photoweek siamo, oltre che organizzatori, anche curatori per il Comune di Milano.

Quali sono i vostri obiettivi?
Ciò che la Photo Week si è prefissata fin dall’inizio è portare la fotografia a un pubblico più ampio, facendo rete tra i protagonisti della città, come gli artisti, le gallerie, le scuole, le istituzioni e i musei.

Quali sono le modalità che utilizzate per attirare il pubblico?
Prima della manifestazione viene fatta una open call in cui tutti hanno la possibilità di partecipare ed essere selezionati per entrare nel circuito, a meno che non siano progetti esplicitamente commerciali. Questo permette di parlare a pubblici molto diversi. Noi di ArtsFor_, per dare un’impronta più scientifica alla manifestazione, curiamo ogni anno alcuni progetti.

©Luca Santese, Marco P.Valli Cesura, Realpolitik

©Luca Santese, Marco P.Valli Cesura, Realpolitik

Quali sono?
Abbiamo sperimentato il rapporto tra la fotografia e il cinema, attivando Il Cinemino e l’Anteo alla creazione di un palinsesto. Per Anteo sarà la proiezione di quattro film dedicati all’Oscar per la migliore fotografia; al Cinemino facciamo un progetto ancora più sperimentale, affiancando alle proiezioni una serie di incontri.

Ovvero?
Fotografi e registi. Luca Bigazzi, direttore della fotografia, racconterà del lavoro di restauro della fotografia fatto per la cineteca di Bologna sulla pellicola Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Chiudiamo poi con una mattina dedicata ai portfolio selezionati da l’Internazionale. Abbiamo selezionato alcuni reportage che proietteremo come se fossero un grande documentario, con un talk a seguire.

C’è dell’altro?
Si, ad esempio Realpolitik a Base, che culminerà sabato con performance musicali e un party. L’intento è dimostrare come la fotografia si stia trasformando, non solo nel nostro uso quotidiano di smartphone, ma anche nel lavoro di professionisti in cui la commistione con altre discipline è ormai un passaggio obbligato.

Raccontaci l’evoluzione della Milano Photo Week negli ultimi tre anni…
Il percorso è in ascesa: sono aumentati tantissimo il pubblico e l’interesse delle istituzioni partecipanti – Fondazione Prada, Armani Silos, Mudec e Hangar Bicocca, ad esempio – che quest’anno sono presenti tutte in maniera attiva. Oltre a loro, partecipano anche tutte e dieci le scuole di fotografia a Milano, ognuna con un progetto appositamente elaborato.

Perché è importante che la fotografia parli a tanti?
C’è una sorta di ignoranza a riguardo. Si crede di sapere già tutto, e invece c’è ancora tantissimo da dire. Spesso la fotografia ha un potere di richiamo sbagliato, chiunque pensa di poterne giudicare una o decidere se ha un amico che è o meno un bravo fotografo. Di fatto non abbiamo neanche un museo della fotografia a Milano, e l’Italia è molto indietro rispetto ad altri paesi. L’alfabetizzazione all’immagine dovrebbe essere obbligatoria a scuola, proprio per la frequenza con cui la utilizziamo senza sapere che cosa stiamo facendo.

Storie dalla strada

Storie dalla strada

In questo senso, come dovrebbe cambiare la Milano Photo Week?
Dovrebbe essere ancora più coraggiosa nel portare realtà da fuori che possano istruire il pubblico milanese, invece di lavorare solo su realtà locali.

E poi?
L’ideale sarebbe convincere il Comune a dedicare una sede fissa alla fotografia da cui far partire iniziative e progetti dedicati. Si parla tantissimo di fotografia, sembra che ce ne sia tanta ma nella realtà non è così.

-Giulia Ronchi

Milano Photo Week
Fino al 9 giugno
Milano, sedi diffuse
www.photoweekmilano.it

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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