Durante la Biennale l’arte contemporanea entra nelle più belle chiese di Venezia. La mappa

Il patrimonio ecclesiastico veneziano apre le porte all’arte contemporanea durante la Biennale (e in forma gratuita). Ecco le mostre da non perdere all’interno delle chiese più suggestive della città

Non solo Biennale: durante il periodo dell’anno più atteso dal mondo dell’arte internazionale, in cui gli addetti ai lavori e non si riversano per le calli veneziane, esistono una moltitudine di percorsi “alternativi”, defilati dal circuito ufficiale ma altrettanto meritevoli (e a ingresso gratuito). In particolare, molte delle chiese e degli edifici storici della Serenissima si aprono all’arte contemporanea e a suggestive installazioni site-specific, che permettono ai visitatori di scoprire l’antica storia della città ma anche le più aggiornate novità in campo artistico internazionale. Scopriamo insieme i progetti espositivi da non perdere.

1 / 5

“Number 207” di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin

2 / 5

“City of Refugee III” di Berlinde De Bruyckere all’Abbazia di San Giorgio Maggiore

3 / 5

“Transcendence” di Wallace Chan alla Chiesa della Pietà

4 / 5

“Another One Bites the Dust” di Yu Hong alla Chiesetta della Misericordia

5 / 5

“Janus” di Jaume Plensa alla Chiesa di San Gallo

Scolpendo una pregiata varietà di marmo di Carrara (estratto dalla stessa cava prediletta da Michelangelo Buonarroti), l’artista britannico di origini iraniane restituisce una monumentale dignità alla figura del prigioniero. Con la sua mostra personale NUMBER 207, Reza Aramesh porta nella Chiesa di San Fantin un corpus di quasi 200 pezzi – Study of Sweatcloth – che raffigurano gli indumenti dei detenuti, in una riflessione sull’umanità e sul suo precario equilibrio tra empatia e crudeltà. Fondamentale è il confronto con l’iconografia sacra e con la storia dell’arte, in un parallelo con le immagini di violenza contemporanee. Nella navata centrale, trionfa il corpo di un prigioniero, che si erge con rinnovata autorevolezza, che solo il marmo può dare. Da non trascurare il legame con la storia della chiesa: infatti, nel periodo post-medievale, l’Ordine di San Fantin confortava e ospitava i condannati a morte prima della loro esecuzione. 

Reza Aramesh, “Action 241: Study of the Head as Cultural Artefacts” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 32 x 40.8 x 31.2 cm. Edition 1 of 3 + AP. Photograph by Laura Veschi. Courtesy of Reza Aramesh Studio
Reza Aramesh, “Action 241: Study of the Head as Cultural Artefacts” 2023. Hand carved and polished Bianco Michelangelo marble, 32 x 40.8 x 31.2 cm. Edition 1 of 3 + AP. Photograph by Laura Veschi. Courtesy of Reza Aramesh Studio

Tra i progetti collaterali ufficiali di Biennale, in una location esterna di tutto riguardo, troviamo la serie di opere inedite dell’artista belga Berlinde De Bruyckere, allestite nella suggestiva cornice dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, sull’omonima isola affacciata sul bacino San Marco. Aperta la pubblico dal 20 aprile al 24 novembre, la rassegna City of Refuge III porta nell’edificio benedettino – costruito tra l’VIII e il IX secolo e donato nel 982 dal doge Tribuno Memmo al monaco Giovanni Morosini, fondatore del monastero – una serie di sculture realistiche e perturbanti che raffigurano gli arcangeli (nella navata centrale e nelle navate laterali) e un’ulteriore installazione di grandi dimensioni presso la Sacrestia della chiesa. Lungo il corridoio della Galleria del Monastero saranno invece allestite delle teche, con sculture ispirate opere dell’intagliatore fiammingo del XVI secolo Albert van den Brulle, a cui si devono i bassorilievi che decorano il coro della basilica.

Berlinde De Bruyckere in her Ghent studio, January 2024. © Berlinde De Bruyckere. Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo: Mirjam Devriendt
Berlinde De Bruyckere in her Ghent studio, January 2024. © Berlinde De Bruyckere. Courtesy the artist and Hauser & Wirth Photo: Mirjam Devriendt

Tradizione occidentale e filosofia orientale si incontrano nella Chiesa di Santa Maria della Pietà. È qui che l’artista cinese ed ex-monaco buddhista Wallace Chan presenta le sue monumentali sculture in titanio, che quasi sembrano provenire da un’altra dimensione più-che-umana. Allestite nella cappella laterale dell’edificio settecentesco, le “maschere” di Chan creano un’atmosfera senza tempo, perfetta per un momento di meditazione nel turbinio della Biennale. Visitabile dal 19 aprile al 30 settembre e a cura di James Putnam, Transcendenceci spinge a contemplare i nostri limiti fisici”, spiega Chan, “e a valutare se siamo capaci di superarli. Il titanio, materiale robusto e rigido, richiede comprensione prima di poter essere controllato”. Da notare anche la particolare colonna sonora d’autore, firmata dal grande Brian Eno.

Wallace Chan © Giacomo Cosua
Wallace Chan © Giacomo Cosua

L’artista cinese Yu Hong attinge dall’immaginario di Internet e dei social media, da cui trae immagini (reali e fantastiche) di persone in espressioni di evidente sofferenza fisica o mentale, per metterle in relazione con i temi e le iconografie dell’arte sacra. Il singolare risultato è protagonista della mostra Another One Bites the Dust, allestita dal 20 aprile al 24 novembre alla Chiesetta della Misericordia, in collaborazione con il Guggenheim Museum di New York e cura di Alexandra Munroe. L’ex edificio sacro in perfetto stile barocco, sconsacrato nel 1973, presenta un ciclo inedito di dipinti figurativi e narrativi in stretta relazione con l’ambiente architettonico, in cui nascita, vita e morte si combinano alle convenzioni pittoriche bizantine e barocche, in un “realismo supernaturale”.

Yu Hong. Another One Bites the Dust
Yu Hong. Another One Bites the Dust

L’artista spagnolo Jaume Plensa è protagonista nella Chiesa di San Gallo con Janus, un’installazione site-specific che si intreccia armoniosamente con gli interni dell’edificio, risalenti al XV secolo. La mostra, presentata da Fondazione Berengo e a cura di Adriano Berengo, fa riferimento fin dal titolo al celebre dio romano dalle due facce, Giano Bifronte. Immortalato in numerosi esempi di arte antica, la divinità aveva il dono di guardare al futuro e al passato (ma incapace di osservare il presente). L’installazione di Plensa presenta in Laguna un nuovo corpus di opere inedite, eseguite in alabastro e vetro: l’augurio dell’artista è quello di fornire ai visitatori uno “spazio sicuro”, dove fermarsi e trovare conforto, pace e armonia.

Jaume Plensa a Venezia, ritratto
Jaume Plensa a Venezia, ritratto
1 / 5

“Number 207” di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin

2 / 5

“City of Refugee III” di Berlinde De Bruyckere all’Abbazia di San Giorgio Maggiore

3 / 5

“Transcendence” di Wallace Chan alla Chiesa della Pietà

4 / 5

“Another One Bites the Dust” di Yu Hong alla Chiesetta della Misericordia

5 / 5

“Janus” di Jaume Plensa alla Chiesa di San Gallo

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo (Roma, 1997), consegue la laurea triennale in Studi Storico-Artistici presso la Sapienza di Roma. Si trasferisce poi a Venezia, dove consegue la laurea magistrale in Storia delle Arti, curriculum in Arte Contemporanea. Specializzata in arte e nuove tecnologie…

Scopri di più