Da Cracovia al Maxxi di Roma, l’arte è differente

Per la prima volta in Italia, una cinquantina di opere della collezione del MOCAK di Cracovia sono sbarcate a Roma, nell’ambito della mostra ospite del MAXXI. L’esposizione raccoglie dipinti, fotografie, video, installazioni, sculture di artisti polacchi e non, regalando un respiro internazionale all’istituzione polacca.

Inaugurato nel 2011, il MOCAK è stato progettato dallo studio dall’architetto Claudio Nardi Architects di Firenze, si trova nell’area dell’ex-fabbrica di Oscar Schindler, uno dei luoghi simbolo della Seconda Guerra Mondiale, nel quartiere post-industriale della città ed è il primo museo d’arte contemporanea del Paese. Abbiamo incontrato la direttrice Maria Anna Potocka, curatrice, saggista scrittrice e figura chiave della scena artistica polacca. Fin dai primi Anni Settanta ha fondato e diretto spazi espositivi pubblici e privati per poi giungere al vertice del MOCAK, a partire dalla sua fondazione.

Che cosa caratterizza il MOCAK rispetto alle altre istituzioni polacche? Siete molto attivi, organizzate mostre, promuovete attività educative, laboratori didattici, avete una casa editrice che, oltre a pubblicare i cataloghi delle mostre, propone saggi e pamphlet, e uno spazio espositivo dedicato agli studenti dell’Accademia d’Arte.
Abbiamo creato un’istituzione che presenta l’arte delle avanguardie del dopoguerra, con una particolare attenzione agli artisti dell’Europa dell’Est e che cerca di avvicinare il pubblico generalista all’arte contemporanea. Ogni anno organizziamo circa 15 mostre. Una di queste è sempre parte della serie The world through art ed è legata a temi che possono sembrare ovvi o banali come lo sport, la medicina, ed è interessante vedere la maniera in cui gli artisti li interpretano d volta in volta. La serie è iniziata con la mostra History in Art nel 2011, è poi continuata con Economics in Art, Sports in Art, Crime in Art, Gender in Art e Medicine in Art. Nel 2017 ci occuperemo del tema Art in Art.

Marcin Maciejowski, We, Young Artist, Welcome the Masterpiece by Podkowinski with Utmost Joy, 2014 - MOCAK, Cracovia

Marcin Maciejowski, We, Young Artist, Welcome the Masterpiece by Podkowinski with Utmost Joy, 2014 – MOCAK, Cracovia

E per quanto riguarda il vostro programma espositivo?
Abbiamo dedicato mostre agli Azionisti Viennesi, alle performance di EVA & ADELE, a Josef Dabernig, Erwin Wurm, Julian Opie e Daniel Spoerri, per ricordarne solo alcune. Lo scorso anno abbiamo intrapreso un focus sulla scena artistica locale, una sorta di biennale di Cracovia con la mostra Artists from Krakow: The Generation 1980-1990, ma in futuro ci occuperemo anche delle generazioni precedenti. Il museo ha anche tre spazi espositivi chiamati Alfa, Beta e Re, quest’ultimo è particolarmente interessante perché si trova nella portineria e presenta il lavoro di studenti d’arte polacchi e internazionali, una sorta di primo approccio da parte di questi ultimi al modus operandi delle istituzioni artistiche. Infine vi è la collezione permanente che è ora parzialmente esposta al MAXXI. Ogni anno ne cambiamo il display per presentare le opere in modo diverso, a volte seguiamo temi specifici, altre volte approfondiamo l’analisi del medium utilizzato. Il display può essere in relazione alle mostre temporanee o seguire le necessità delle nuove acquisizioni.

Cracovia è la città più visitata della Polonia. Il MOCAK è parte degli hotspot del turismo di massa o avete un pubblico di specialisti? Lo chiedo perché le vostre mostre sono piuttosto sofisticate e colte. Non presentate Jeff Koons o Andy Warhol, per fare un esempio.
Siamo orgogliosi di essere parte delle attrazioni di Cracovia. Il pubblico internazionale è molto importante per noi perché legittima il valore del nostro lavoro in Polonia. Il nostro obiettivo è organizzare mostre che fanno riflettere e spiegano il significato dell’arte. Crediamo sinceramente che l’arte sia vitale per l’esistenza di ogni individuo. Nel 2011, l’anno in cui è stato aperto al pubblico, il museo è stato visitato da circa 40.000 visitatori, le stime attuali indicano invece 100.000 visitatori all’anno.

La collezione del MOCAK è composta da 4557 opere di 235 artisti provenienti da 32 Paesi. É la prima volta che è presentata in Italia, qual è il motivo di questa scelta?
Sono innamorata dell’Italia. Ogni estate vi passo un paio di settimane, per fare lunghe passeggiate in montagna o per cercare tracce della cultura etrusca. L’Italia è inoltre un luogo importantissimo per capire la cultura europea. È qui che si è fortemente sviluppata, e il MAXXI rappresenta un elemento di questo processo.

Shinji Ogawa, Madame Récamier, 2009-2011 - MOCAK, Cracovia

Shinji Ogawa, Madame Récamier, 2009-2011 – MOCAK, Cracovia

Per la mostra al MAXXI ha seguito una timeline di carattere storico o sì è concentrata su alcuni movimenti artistici più significativi rispetto ad altri? 
Non ho seguito un ordine cronologico, anche se l’arte concettuale è fortemente presente nella nostra collezione, e non ho neanche seguito un tema specifico. La mostra è parte del progetto del MAXXI Expanding the Horizon, curato da Hou Hanru, che intende mostrare le collezioni di istituzioni culturali internazionali per avvicinare il pubblico italiano ad “altre” forme d’arte. La nostra mostra è un’occasione per presentare le opere di Paweł Althamer, Krzysztof M. Bednarski, Rafał Bujnowski, Andrzej Dłużniewski, Edward Dwurnik, Tomasz Ciecierski, Katarzyna Górna, Zbigniew Libera, Marcin Maciejowski, Bartek Materka, Józef Robakowski, Wilhelm Sasnal, Jadwiga Sawicka e Krzysztof Wodiczko, e di artisti internazionali come AES+F, Reza Aramesh, Josef Dabernig, Maya Gold, Krištof Kintera, Sarah Lucas, Shahar Marcus, Muntean/Rosenblum, Shinji Ogawa e Daniel Spoerri.

La scena artistica polacca è piuttosto vivace e interessante. Ho potuto conoscerla grazie alle mostre organizzate da Anja Jagiello all’Istituto Polacco di cultura di Roma ma, soprattutto, grazie a numerosi viaggi in Polonia. Nel 2011 Achille Bonito Oliva, al Museo di Arte Contemporanea Castello Ujazdowski di Varsavia, ha affermato che Vittoria-Vittoria di Krzysztof M. Bednarski è “un’opera che viene prima di Love di Cattelan e si spinge anche molto più avanti”. Ci sono altre opere che uniscono la scena artistica italiana e quella polacca?
La mostra non vuole cercare similitudini o differenze tra artisti italiani e polacchi, anche se vi possono essere collegamenti e ispirazioni condivise. Una lezione che si può trarre da questa mostra è che l’arte contemporanea può fornire una riflessione e una critica profonda rispetto al mondo in cui viviamo. Ad esempio Tomasz Bajer e Krzysztof M. Bednarski si occupano di politica e storia, aspetti che sono sempre accompagnati dalle questioni religiose – che sono presenti nei lavori di Małgorzata Blamowska, Rafał Bujnowski e Przemysław Jasielski.
Una reazione alla “trinità” egemonica composta da politica, storia e religione, e all’impatto che ha sulla società, lo troviamo nel lavoro di Krzysztof Wodiczko, di Piotr Blamowski, che ha creato forme di amore surrogato attraverso opere dal design utopico, o di Małgorzata Markiewicz che si è occupata dei nuovi modelli di famiglia.

Paweł Althamer, Daniel, 2011 - MOCAK, Cracovia

Paweł Althamer, Daniel, 2011 – MOCAK, Cracovia

E gli altri artisti?
Paweł Althamer e Jadwiga Sawicka presentano opere che sono stratagemmi per simulare la morte, mentre Edward Dwurnik indaga la fenomenologia del luogo. Aspetti riguardanti la sfera psicologica sono presenti nelle opere di Wilhelm Sasnal, Bartek Materka e Paweł Książek, e nei video di Karolina Kowalska. Lo smarrimento esistenziale è la condizione indagata da Pola Dwurnik, Katarzyna Górna, Zbigniew Libera, Stanisław Dróżdż e Józef Robakowski, mentre le opere di Rafał Bujnowski, Tomasz Ciecierski, Leszek Lewandowski, Marcin Maciejowski sono legate alla pratica artistica stessa. La mostra vuole suggerire quanto l’arte contemporanea possa essere esteticamente straordinaria, tanto quanto l’arte antica della Galleria degli Uffizi.

Esiste una specificità dell’arte polacca? Il Muzeum Sztuki di Łódź è uno dei primi musei di arte moderna al mondo. È stato fondato nel 1930 da un gruppo di artisti che, grazie ai loro contatti internazionali, attivi da Mosca a Parigi, hanno creato un’incredibile collezione. Questa apertura è una specificità dell’arte polacca rispetto ad altri Paesi del blocco sovietico?
Tra i Paesi del blocco sovietico, la Polonia aveva la maggiore libertà culturale. Certo, era proibito deridere la falce e il martello, ma diverse altre questioni erano possibili. In Polonia sono sempre state presenti istanze anarchiche vicine a forme di opposizione con prese di posizione molto diverse tra loro. Per fortuna, grazie anche al pensiero postmoderno e alla crescente opulenza della società contemporanea, questi atteggiamenti si sono alleggeriti e hanno acquisito un diverso senso dell’umorismo.

Lorenza Pignatti

Roma // fino al 22 gennaio 2017
L’Arte Differente: MOCAK al MAXXI
a cura di Maria Anna Potocka
MAXXI
Via Guido Reni 4A
06 3201954
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it
www.mocak.pl

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/58148/larte-differente-mocak-al-maxxi/

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