Quattro artisti e la natura. Una mostra a Grenoble

Giuseppe Penone, Philippe Congée, Cristina Iglesias, Wolfgang Laib mettono in mostra la loro riflessione sul mondo naturale al Musée de Grenoble

Il rapporto tra l’uomo e la natura può essere considerato sotto diversi aspetti, perché i ruoli che la natura riveste sono molteplici: habitat, fonte di armonia e di pace, fonte di ignoto e di pericolo. Infatti il modo in cui l’uomo si confronta con essa è cambiato nel corso del tempo.
La celebrazione più alta dell’uomo verso la natura si trova nel Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi: una lode profonda per il creato attraverso tutti gli elementi, che simboleggiano la grandezza e lo splendore della natura incontaminata. Virgilio, nelle Georgiche, dipinge l’universo dandogli una connotazione idilliaca, in cui la natura si presenta come un sistema interconnesso, che evidenzia i limiti dell’essere umano.

De la Nature, Giuseppe Penone, photo Claudia Zanfi

De la Nature, Giuseppe Penone, photo Claudia Zanfi

LA MOSTRA SULLA NATURA A GRENOBLE

L’uomo di oggi vive in un mondo estremamente complesso, scisso dalla natura.
Ma nel profondo la nostra casa sono gli alberi, le foreste, le praterie in cui ci siamo alimentati di bacche, radici, fiori, in cui ci siamo organizzati in nuclei sociali. Questi alberi, grotte, foreste, praterie sono raccontati in maniera magistrale nella mostra De la nature, realizzata al Musée de Grenoble, a cura del direttore del museo Guy Tosatto. Si tratta di un intrigante allestimento che presenta quattro mostre dedicate a noti autori come Giuseppe Penone, Philippe Congée, Cristina Iglesias, Wolfgang Laib.
Giuseppe Penone (Garessio, 1947), tra i massimi esponenti dell’Arte Povera, ha sempre considerato la natura e l’essere umano come entità connesse e indivisibili, e la scultura come una sorta di mezzo per esprimere tali connessioni. L’autore utilizza materiali come legno, pietra, bronzo, foglie.
Qui il focus principale della sua opera è “sentire il respiro della foresta, con la crescita lenta del legno”. Su tele grezze l’autore imprime frottage di foglie, segni di tronchi e palette di verdi, in cui gli elementi si integrano al gesto della scrittura. A queste tele si affianca la serie di sculture Gesti vegetali, figure in bronzo, forme fluide intrecciate con rami di edere, quasi a ricreare ambienti boschivi in cui la connessione uomo-natura diventa totale. Suture è una scultura monumentale, un lungo nastro in acciaio, che ricrea la forma delle articolazioni alla base del nostro cervello, in dialogo con nervature di foglie. Una sorta di “cervello delle piante”, a indicare il legame tra uomo e bosco.
Philippe Cognée (Sautron, 1957), pittore, incisore e disegnatore, utilizza una tecnica che diventerà la sua firma: dipinge su tele preparate con cera d’api e pellicola trasparente, creando così una superficie irregolare, che arriva a produrre un effetto sfuocato dell’immagine. Ne deriva una riflessione sul visibile e sull’invisibile, sui territori della realtà e su quelli dell’arte. “Quando un soggetto non si legge più con chiarezza, si lascia spazio all’immaginazione e alla memoria”, afferma Cognée. Nella creazione delle opere l’autore attinge da fotografie provenienti dal suo archivio personale. Per questa mostra, in particolare, ha realizzato una serie di fiori e di foreste su grandi tele. Narrazione di “paesaggi rivelati” che mettono in evidenza campi selvaggi densi di fiori e il sottobosco con i suoi alberi incombenti. Queste opere restituiscono un’ambiguità sensuale, in cui le forme si confondono e le cromie si fondono.

De la Nature, Wolfgang Laib, photo Claudia Zanfi

De la Nature, Wolfgang Laib, photo Claudia Zanfi

DA CRISTINA IGLESIAS A WOLFGANG LAIB

Nei lavori di Cristina Iglesias (San Sebastián, 1956) i confini tra scultura e architettura si intrecciano. Le sue opere sono spesso concepite come luoghi che si aprono a spazi altri creando immagini che si posizionano tra la realtà e la finzione, tra presenza e rappresentazione. La mostra di Grénoble è costruita a partire da un grande ambiente che rievoca una grotta, con i suoi umori, odori, i suoni dell’acqua che trasudano dalle pareti, l’aria umida e densa di muschi. Si tratta di un’opera immersiva ed esperienziale, realizzata con un vocabolario scultoreo unico. Attraverso un linguaggio che mescola forme realizzate con vari materiali ed elementi naturali come l’acqua, l’autrice ridefinisce poeticamente lo spazio confondendo interno ed esterno, organico e artificio. Nonostante le dimensioni imponenti delle sue opere e l’uso di materiali apparentemente pesanti, l’artista basca non rinuncia all’idea di leggerezza e di naturalità, dove ogni particolare è rivolto a stimolare sensazioni ed emozioni.
L’opera di Wolfgang Laib (Metzingen, 1950) è profondamente connessa con le sue esperienze di vita in Oriente. Le opere sono caratterizzate da una costante continuità: serie regolari di processi lenti e ripetuti, portati a termine utilizzando elementi basici come il latte, il polline, la cera, il riso. I materiali con i quali Laib lavora descrivono semplicità, purezza, profondità di pensiero. Le sue opere, apparentemente minimali, racchiudono una grande potenza simbolica. L’installazione Ziggurat è un’imponente opera in legno e cera d’api, antica struttura religiosa polifunzionale che richiama forme archetipiche tra cultura occidentale e orientale. Fulcro della mostra è un ampio e luminoso campo di polvere di polline, raccolto a mano dall’autore medesimo da migliaia di fiori di tarassaco e trasferito nel museo attraverso gesti lenti e circolari, che danno vita al concetto spirituale d’infinito. L’opera è al tempo stesso effimera e grandiosa, fragile e fortissima: un invito a meditare sulla ciclicità della natura e sulla precarietà dell’esistenza umana.

Nicolas de Stael, photo Claudia Zanfi

Nicolas de Stael, photo Claudia Zanfi

LA MOSTRA AL MUSÉE DE GRENOBLE

Il percorso si snoda poi in un intrigante dialogo tra le opere dei quattro autori e quelle della ricca collezione permanente, la seconda d’arte moderna per importanza in Francia dopo il Louvre. Come non immaginare quindi che Giuseppe Penone non sia stato ispirato dalla rugosità delle superfici di Dubuffet al quale si è trovato affiancato? Dal canto suo Philippe Cognée ha guardato ai boschi di Soutine, dalle forme irregolari e impastate, volutamente semplificate in un segno primitivo. Cristina Iglesias ha sicuramente strizzato l’occhio alle sale con monumentali opere di paesaggi e ambienti montuosi. Wolfgang Laib avrà sentito il tormento dell’animo di Nicolas De Staël e il calore delle sue campiture giallo miele.
Opera nell’opera, il catalogo della mostra è un cofanetto che racchiude ben cinque volumi: il libro dell’intera esposizione, con testi critici e un ricco apparato iconografico delle opere esposte, a cui sono allegate le quattro monografie dei singoli artisti. Realizzate come veri e propri libri d’artista, comprendono riproduzioni dei disegni, scatti inediti, riflessioni e note d’autore.

Claudia Zanfi

Grenoble // fino al 19 marzo 2023
De la nature
MUSÉE DE GRENOBLE
5 place Lavalette
https://www.museedegrenoble.fr/

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Claudia Zanfi

Claudia Zanfi

Claudia Zanfi, promotrice culturale e appassionata di giardini, collabora con istituzioni pubbliche e private su progetti dedicati ad arte, società, paesaggio. Nel 2001 fonda il programma internazionale GREEN ISLAND per la valorizzazione dello spazio pubblico e delle nuove ecologie urbane.…

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