Scultura e sospensione. Cristina Iglesias in Spagna

Centro Botín, Santander ‒ fino al 3 marzo 2019. Il Centro Botín di Santander, progettato da Renzo Piano, ospita un’interessante retrospettiva di Cristina Iglesias, la scultrice spagnola di maggior profilo internazionale.

Negli ultimi anni, l’opera di Cristina Iglesias (San Sebastián, 1956) è sempre più connessa con il mondo dell’architettura. A partire dalla grande porta realizzata per l’ampliamento del Museo del Prado, inaugurato nel 2007: una sorta di enorme corteccia in bronzo massiccio attraverso la quale, solo in occasioni ufficiali, si accede al padiglione progettato da Rafael Moneo. Anche Norman Foster ha inserito nell’architettura della sua Fondazione, a Madrid, un elemento scultorio dell’artista basca, che decora l’ingresso dell’elegante palazzina in stile ottocentesco.
Per l’edificio progettato da Renzo Piano a Santander ‒ e aperto nel giugno del 2017, dopo un’ampia modifica urbanistica dei giardini adiacenti alla baia ‒ Cristina Iglesias ha creato invece  un’opera ambientale intitolata Dal Sotterraneo, composta da quattro pozzi e da uno stagno in pietra, acqua e acciaio, posti rasoterra per unire metaforicamente la città alle acque del Mar Cantábrico, sulle quali è andata via via espandendosi nel tempo.

Cristina Iglesias ‒ Entrǝspacios, exhibition view at Centro Botín, Santander 2018, photo Belén de Benito

Cristina Iglesias ‒ Entrǝspacios, exhibition view at Centro Botín, Santander 2018, photo Belén de Benito

DAL SOTTERRANEO AI TETTI SOSPESI

Il punto di partenza della mostra Entrespacios sta proprio nell’opera permanente situata nei giardini di Pereda, all’esterno dell’edificio”, spiega Vicente Todolí, curatore dell’esposizione. “‘Dal Sotterraneo’ dialoga idealmente con altre opere esposte al secondo piano del Centro Botín, creando una connessione tra interno ed esterno che è propria anche dell’architettura di Piano”. È il caso soprattutto del Padiglione di Cristallo I, del 2014: un cubo verde di 4 x 4,70 metri, al quale si accede per ascoltare lo scorrere dell’acqua sulla pietra posta sul pavimento, sotto una grata d’acciaio, invitando alla meditazione.
Cristina crea opere penetrabili” ‒ prosegue il curatore, che in Italia dirige l’HangarBicocca di Milano ‒ “che occupano lo spazio ibrido fra scultura e architettura, con riferimenti continui alla memoria e al paesaggio. In mostra si vede chiaramente come la sua scultura a poco a poco si distacca dalla parete per permettere l’accesso”.
Iglesias ‒ con l’aiuto dell’équipe che lavora nel suo studio di Madrid ‒ progetta ampi corridoi in ferro traforato, sospesi o meno da terra, stanze dalle pareti fitte come labirinti di cespuglio, enormi e pesanti grate, persiane dalle forme astratte, ma soprattutto grandi tetti sospesi al soffitto, che creano ambienti negli ambienti. Si tratta perlopiù di installazioni in ferro battuto, bronzo, acciaio, cemento, pietra e altri materiali propri della costruzione che spesso, a un primo sguardo, sembrano leggerissimi, assemblati fra loro con la delicatezza dei lavori a uncinetto. Un gioco di trompe l’œil e di finzione che induce il visitatore ad attraversarli, a penetrare negli antri per scoprire le sensazioni di trovarsi letteralmente dentro un’opera d’arte. Fra tutti, il lavoro più poetico e delicato è senz’altro Pasaje I,  il tetto del 2002 in vimini chiaro intrecciato; il più geniale, ma forse il meno riconoscibile, è Sin Titulo (1993-97), un arazzo steso su un pannello in acciaio, che si riflette come sulla lastra di una stampa.

Cristina Iglesias, photo Belén de Benito

Cristina Iglesias, photo Belén de Benito

GRANDI SCULTURE TRA NATURA E FINZIONE

La retrospettiva riunisce ventidue opere della scultrice basca, realizzate dal 1992 a oggi e accostate in maniera non cronologica, in un bellissimo allestimento che beneficia degli ampi spazi del Centro Botín e della luce naturale della baia, che filtra dalle vetrate di alcune sale.
La mostra è allestita per indurre il pubblico a camminare tra le opere, a guardare e a guardarsi attraverso di esse”, spiega l’artista, che in Italia espose nel 2009 alla Fondazione Pomodoro di Milano ed è presente con un’opera nella collezione privata del Castello di Amo, nel Chianti.
In questa mostra ciascuno è libero di scegliere dove andare, secondo il proprio senso di ricerca e di perdita. L’astrazione, unita alla finzione, può evocare sensazioni intime, personalissimi, di luoghi sognati”.
Nonostante le dimensioni monumentali e l’uso di materiali pesanti, Cristina Iglesias non rinuncia quasi mai all’idea di leggerezza e di trasparenza, mutuata dalle costruzioni della natura stessa: le sue opere occupano lo spazio senza mai invaderlo in maniera aggressiva e creano luoghi semanticamente aperti. Come l’acqua, anche luci e ombre sono elementi fondamentali nell’estetica dell’artista: con il trascorrere delle ore, e il cambio dell’illuminazione, le sculture mutano forma e prospettiva visiva.

ULTIMI LAVORI E NUOVE COMMISSIONI

A Santander Cristina Iglesias presenta in anteprima l’opera più recente, Growth I (2018), che segna un netto cambio di stile. Nella piccola ma luminosissima sala che si affaccia sul mare, una sorta di cilindro informe in ferro, con inserti di vetro colorato fuso, ricorda formazioni naturali di roccia e vegetali, e si apre come una grotta per chi voglia godere, dall’interno, degli effetti di chiaroscuro. La sua prossima commissione pubblica, alla quale sta già lavorando, prevede invece un intervento site specific all’interno del faro dell’Isola di Santa Clara, a San Sebastián.

Federica Lonati

Santander // fino al 3 marzo 2019
Cristina Iglesias ‒ Entrespacios
CENTRO BOTÍN
Muelle de Albareda s/n
Jardines de Pereda
www.centrobotin.org

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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