Riflettere l’immagine. Pádraig Timoney in mostra a Roma

Arte e vita non trovano una sintesi nell’opera di Pádraig Timoney, che porta negli spazi di Indipendenza a Roma gli esiti di un’indagine che combina materiali e processo creativo

Immaginate di entrare in una selva oscura dantesca, in cui, in ogni stanza, cresce lo smarrimento della rappresentazione. Senza riflessi, senza punti di riferimento, Pádraig Timoney (Derry, 1968) tormenta anima e corpo in un intrigante gioco tra apparizioni e sparizioni, negando la forza dell’Ego e alimentando l’energia dell’atto creativo dell’artista.

Mirror for Rome Obs II e Mirror for Rome Au. Foto Daniele Molajoli

Mirror for Rome Obs II e Mirror for Rome Au. Foto Daniele Molajoli

LE OPERE DI PÁDRAIG TIMONEY A ROMA

Se i Quadri specchianti di Pistoletto sono “l’autoritratto del mondo”, gli specchi rotti di Timoney evidenziano l’incomunicabilità tra arte e vita, negando l’integrità della prospettiva. Ed ecco che l’ambiguità lessicale diviene ambivalenza strutturale, le tele a carboncino non sono specchi ma si alternano a essi, spogliando la percezione visiva del riflesso. Nel solco di nuovi processi, le opere Re: Membranes, Thins, Pfast e Troyglitchdite funzionano come traccia delle decisioni prese e l’uso chimico dello sviluppatore fotografico non fa che convertire l’immagine latente in immagine visibile.

Silvia Mattina

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Silvia Mattina

Silvia Mattina

Silvia Mattina (Roma,1984) è laureata in Storia dell'arte moderna presso l'Università degli Studi di Roma Tre. È appassionata e curiosa di ogni forma di arte e cultura, con predilezione per il Barocco e l'arte secentesca romana, su cui ha svolto…

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