Noor Riyadh: digital art e installazioni luminose invadono la capitale saudita

Parte la seconda e ampliata edizione del festival che porta in parchi e aree pubbliche del capoluogo dell’Arabia Saudita opere di grande impatto di artisti locali e internazionali

Riyadh è la capitale dell’Arabia Saudita, centro economico e finanziario. È una città di luce, 365 giorni l’anno. Luce che durante il giorno pervade le strade, ricopre gli edifici color sabbia e rimbalza sui dishdasha, i lunghi abiti bianchi tradizionali indossati dagli uomini musulmani. La luce è l’elemento essenziale di questo regno, dominato dalla tradizione islamica iconoclasta. Ma è soprattutto di notte che la capitale suggella il suo rapporto con la luce, quella artificiale: si trova sui bordi dei grattacieli, sulle insegne di ogni negozio, sui lampioni delle superstrade sconfinate. Esonda dagli schermi pubblicitari, viene proiettata sulla pelle degli edifici, avvolge con file elicoidali persino i bordi delle onnipresenti palme, risuona nel continuo ronzio dei generatori in funzione, portando con sé le tracce di una grande città sorta dal deserto che procede sempre più velocemente per costruirsi, promuoversi, comunicarsi, proiettarsi in un orizzonte futuro carico di ottimismo di cui probabilmente, a confronto, noi europei conserviamo solo un ricordo sbiadito.

Installation of artwork If God Is Willing, All Will Be Fixed by artist Ayman Yossri Daydban in JAX in Riyadh, Kingdom of Saudi Arabia, on October 30, 2022 as part of the Noor Riyadh Festival 2022. Photo by Ammar Abd Rabbo/ABACAPRESS.COM

Installation of artwork If God Is Willing, All Will Be Fixed by artist Ayman Yossri Daydban in JAX in Riyadh, Kingdom of Saudi Arabia, on October 30, 2022 as part of the Noor Riyadh Festival 2022. Photo by Ammar Abd Rabbo/ABACAPRESS.COM

LA SECONDA EDIZIONE DI NOOR RIYADH IN ARABIA SAUDITA

Il legame tra Ryiadh e la luce viene suggellato nella seconda edizione di Noor Riyadh (ovvero “luce” in arabo) un festival ambizioso e di respiro internazionale che prosegue in 40 sedi sparse per tutta la città fino al 19 novembre. A cura di Dorothy Di Stefano, Herve Mikaeloff e Jumana Ghouth, i lavori monumentali di oltre 130 artisti provenienti da 40 diversi Paesi riscrivono il volto del tessuto urbano creando luoghi di aggregazione vissuti gratuitamente da abitanti e visitatori e offrendo un panorama della migliore digital e light art. Una rassegna che inizia ogni giorno a partire dalle 6 del pomeriggio, quando il sole tramonta e le temperature si abbassano, permettendo ai luoghi pubblici di animarsi. Tra loro anche autori italiani, come Massimo Uberti, Mammasonica, Fabio Volpi (Dies) e Quiet Ensemble. Sotto il titolo di We Dream of New Horizons, il festival si espande in cinque hub principali, che sono il King Abdullah Financial District (KAFD), dove installazioni e ambienti immersivi si mescolano con gli imponenti grattacieli; il Salam Park, a sud della città, dove suoni, giochi di luce, laser e vapori rimbalzano sugli alberi, gravitano sulle acque del lago centrale e si attivano al passaggio dei visitatori, creando atmosfere incantate e rasserenanti; il King Abdullah Park, dove prevalgono grandi schermi e arte digitale; il Diplomatic Quarter, in cui si concentrano opere che indagano il confine liminale che sta tra il concetto di storia e quello di mondo digitale.

FROM SPARK TO SPIRIT, LA MOSTRA AL DISTRETTO CREATIVO DI RIYAD

La ricognizione sull’arte digitale e luminosa passa anche per From Spark to Spirit, la mostra allestita fino al 4 febbraio 2023 al JAX 03 District, quinto hub del festival e nuovo distretto creativo della capitale saudita attorno al quale si riuniscono numerosi studi d’artista (tra cui quello di Muhannad Shono, presente alla Biennale di Venezia 2022 nel padiglione dell’Arabia Saudita con la scultura cinetica The teaching Tree). Curata da Neville Wakefield, l’esposizione si divide in tre sezioni che alternano artisti locali e internazionali: nella prima, Technologies of Light, si alternano opere intime e artigianali, come Converting Light into Idea di Lina Gazzaz, a quelle immersive e di forte impatto percettivo, come l’intelligenza artificiale Machine Dreams di Refik Anadol. Nella sezione Architectonics of Light la luce si fa struttura modulare, come nell’opera Hidden Order di UVA (United Visual Artists), interazione con il corpo in Inner Light di Nasser Alshemimry, cupola energetica in Hivemind di Maryam Tariq. Diventa materia e ascensione spirituale, come nel cuore pulsante di Huda Al-AithanNuminous Najd, ossessione cinetica in Heavy Light di Alicja Kwade e auspicio per una migliore connessione umana nell’installazione The River di Doug Aitken. “Per noi la priorità del festival è connetterci con la comunità di Ryiadh”, racconta ad Artribune l’architetto Khalid Al-Hazani, Riyadh Art Program Director del festival. “Nel 2021 abbiamo avuto più di 300 mila visitatori, molti dei quali famiglie che hanno esplorato circa 40 sedi sparse nei diversi quartieri. Anche quest’anno speriamo di avere un grosso impatto sulla vita e connettere le persone. Abbiamo 15mila studenti delle scolaresche e speriamo di arrivare a un totale di un milione per questa seconda edizione, con l’obiettivo di espanderci sempre di più”.

Giulia Ronchi

Noor Riyadh
Fino al 19 novembre 2022
Riyadh, Arabia Saudita
Sedi diffuse

www.noorriyadh.sa

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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