A Firenze cinque artiste si interrogano sull’identità

La galleria Eduardo Secci di Firenze ospita le opere di Bea Bonafini, Carla Gaiccio Darias, Daria Dmytrenko, Sahara Longe, Sophie Spedding, accomunate da una profonda ricerca sul tema delle differenze sociali e dell’alienazione

Non è di facile lettura la collettiva Upon a Time alla galleria Eduardo Secci di Firenze, che ospita cinque artiste in dialogo tra loro sul tema delle differenze sociali. La mostra, curata da Edoardo Monti, è interessante non solo perché la galleria è riuscita a fare emergere il disagio esistenziale e il divario culturale tra uomo e donna, ma per il fatto che le cinque artiste riescono a proporre al pubblico di estimatori e appassionati d’arte un linguaggio nuovo, commisto di creatività, ingegno e artigianalità. L’esposizione “racconta una e mille storie, popolate da personaggi che balzano da un dipinto all’altro, da un arazzo alla scultura. Eroine, mostri e animali mitici, figure magiche protagoniste di una storia mai accaduta”, come ha chiarito Monti.

Sahara Longe, Garden Scene, 2021, Olio su lino, 130 x 95 x 5 cm. Photo Daniele Molajoli. Courtesy l'artista & Eduardo Secci, Firenze

Sahara Longe, Garden Scene, 2021, Olio su lino, 130 x 95 x 5 cm. Photo Daniele Molajoli. Courtesy l’artista & Eduardo Secci, Firenze

LA MOSTRA ALLA GALLERIA EDUARDO SECCI DI FIRENZE

Le opere esposte rappresentano un manifesto di denuncia delle violenze, dell’emarginazione, della discriminazione razziale e dell’alienazione intellettuale. In tal senso, la pittrice Sahara Longe (Sierra Leone, 1994) ha sviluppato il tema dell’integrazione sociale tra uomo e donna in chiave post-coloniale, racchiudendo nei suoi quadri tutto il dolore della popolazione nera. Così il gioco del tennis è diventato per la pittrice il simbolo della libertà, in quanto sport praticato solo dai colonizzatori bianchi. Nelle opere di Carla Gaiccio Darias (Italia, 1998) si percepisce l’orrore del passato, impresso nel dittico che raffigura un medico intento a fare piangere un bambino appena nato. La scena è agghiacciante, giacché i gesti del medico ci riportano indietro nel tempo a pratiche che ci appaiono “primitivee prive di calore umano. La ricerca espressiva di Gaiccio Darias nasce dallo studio di materiali d’archivio, dalla letteratura dell’Ottocento italiano e francese e dalla riflessione su immagini e fotografie del passato.

Bea Bonafini, Leda, 2019, Stained porcelain, black clay, sea glass and salt water, 25 x 15 cm. Photo Daniele Molajoli. Courtesy l'artista & Eduardo Secci, Firenze

Bea Bonafini, Leda, 2019, Stained porcelain, black clay, sea glass and salt water, 25 x 15 cm. Photo Daniele Molajoli. Courtesy l’artista & Eduardo Secci, Firenze

LE ARTISTE IN MOSTRA A FIRENZE

Il mondo onirico e soffocante di Daria Dmytrenko (Ucraina, 1993) rimanda a temi surreali dipinti su superfici di grandi dimensioni. Nei quadri di Dmytrenko si avverte una certa energia che si manifesta attraverso il mito, l’allegoria e i colori brillanti. Non minore è il significato sociale dei lavori di Sophie Spedding (Regno Unito, 1995), che rappresenta l’uomo alienato da disturbi fisici e psicologici. Nei suoi dipinti il colore gioca un ruolo fondamentale, perché sottolinea l’estraniamento dalla realtà dell’uomo in preda al dolore fisico. Infine Bea Bonafini (Bonn, 1990) utilizza la moquette e le lane industriali per riprodurre gli effetti del bombardamento mediale ed economico sulla vita dell’uomo moderno. Ne è prova l’acquasantiera, cui l’artista attribuisce un nuovo valore estetico, senza considerare il significato profondo che ha avuto per secoli nella vita della comunità cristiana. Tanto che nella conchiglia dove si conservava l’acqua santa ora si depositano dei sassolini e dei vetrini colorati.

Andrea Carnevali

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Andrea Carnevali

Andrea Carnevali

Andrea Carnevali è nato e vive a Ancona. Si è laureato in Lettere moderne a Urbino e ha conseguito un Master in Nuove Metodiche Didattiche nello stesso ateneo. Ha conseguito il corso di specializzazione biennale in Storia delle tecniche artistiche:…

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