Alla Galleria Manuel Zoia di Milano due mostre sull’ecosostenibilità

Alla galleria Manuel Zoia di Milano la personale di Francesco Fossati e una collettiva, strettamente legate tra loro, riflettono con sincerità su temi urgenti come la sostenibilità e l’ibridazione tra naturale e artificiale

Ecologia, sostenibilità, salvaguardia dell’ambiente, intersezioni e ibridazioni tra naturale e artificiale: i temi affrontati dalle due mostre presso la galleria Manuel Zoia sono di stretta attualità. Temi certamente fondamentali e urgenti, ma oggi in alcuni casi affrontati “per dovere di firma” o per moda, senza la necessaria profondità.
Non è quel che accade da Zoia, che presenta in tre sale la mostra di Francesco Fossati (Carate Brianza, 1985; vive a Lissone) e una collettiva. Strettamente legate l’una all’altra, le due mostre interdipendenti affrontano questi temi con la giusta discrezione, si potrebbe dire, con un tentativo sincero di approfondimento concettuale che però non prescinde dalla forma.

Francesco Fossati, Oro incenso e mirra, 2021, foglia oro, foglia argento e gommalacca su castagna e riccio di ippocastano, 70x45x60 cm

Francesco Fossati, Oro incenso e mirra, 2021, foglia oro, foglia argento e gommalacca su castagna e riccio di ippocastano, 70x45x60 cm

LA MOSTRA DI FRANCESCO FOSSATI

Nella sala a lui dedicata, Fossati propone manufatti che riflettono sull’idea stessa di scultura e pittura. Elementi naturali raccolti dall’artista subiscono sottili interventi e alterazioni: cortecce, ricci di castagne, foglie diventano spunti espressivi che superano l’idea di ready made creando una materia ibrida e ambigua.
La pittura diventa processo “artigianale”, impronta della natura anziché segno dell’artista; la scultura gioca con l’idea di essenzialità per sfociare in forme nelle quali ci si imbatte senza poterle decifrare fino in fondo, come concrezioni in parte autogenerate in parte frutto dell’intervento umano. L’allestimento, basato su pieni e vuoti, ironico nel giocare con un’idea di automatismo simulato, è parte integrante del progetto di mostra.

Gabriele di Matteo, Tubetto di colore

Gabriele di Matteo, Tubetto di colore

I CINQUE ARTISTI SCELTI DA FOSSATI

Nelle altre due sale si distribuisce invece la collettiva Liminal wild plants, concepita come “risposta” al progetto di Fossati da parte di cinque artisti. Scelti dallo stesso Fossati, i cinque autori mettono in pratica il messaggio della sostenibilità, in alcuni casi “incorporandolo” nei loro lavori: la carta utilizzata da Matteo Messori per affrontare il problema della xylella, ad esempio, è essa stessa biodegradabile.
Del medesimo argomento si occupa anche Michele Guido, mentre Ermanno Cristini sceglie la strada dell’astrazione concettuale. Marco Bongiorni ricorre alla pittura abbassandola di tono, riportandola alla materialità quotidiana della carta, mentre Gabriele di Matteo opta per l’astensione, dunque per il gesto ecologico al massimo grado: il tubetto di colore ecosostenibile realizzato da Fossati e da lui fornito agli altri cinque artisti diventa opera e viene esposto imbustato come un reperto simbolico.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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