Una call e poi la mostra. Ispirate alla Madonna di Foligno di Raffaello

La curatrice Marta Silvi ha chiamato a raccolta decine di artisti. Obiettivo? Interpretare la celeberrima Madonna di Foligno di Raffaello. Ora sono in mostra i finalisti, compresi ovviamente il vincitore e la menzione speciale. Insieme a una piccola personale di Nicola Samorì.

La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum. Come rileggere un capolavoro è la collettiva di diciotto artisti allestita al Museo Diocesano di Foligno e curata da Marta Silvi, che segue una partecipatissima open call.
La celebre pala di Raffaello è stata punto di partenza per gli artisti che, secondo linguaggi e media differenti, hanno realizzato opere molto diverse tra loro, svelando approcci mai scontati e didascalici nella rilettura del capolavoro. L’invito a cogliere quel punctum che Roland Barthes aveva così caro, privilegiando gli aspetti più emotivamente coinvolgenti, stimolando una curiosità che ritrova l’esperienza personale dello spectator, è stato accolto e indagato in modo originale dai finalisti.

La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum. Meletios Meletiou e Giuseppe De Mattia. Exhibition view at Museo Diocesano, Foligno 2021. Photo Francesca Campli

La Madonna di Foligno, il meteorite e il punctum. Meletios Meletiou e Giuseppe De Mattia. Exhibition view at Museo Diocesano, Foligno 2021. Photo Francesca Campli

GIUSEPPE DE MATTIA VINCITORE DELLA OPEN CALL

La giuria – composta da Cecilia Casorati, Emanuele De Donno, Pierluigi Metelli, Nicola Samorì e la stessa Silvi – ha infine scelto l’opera vincitrice nei Fatterelli / Il vassoio d’argento di Andrea di Giuseppe De Mattia (Bari, 1980), il progetto che più ha saputo evidenziare questo punctum, soddisfacendo “l’esigenza di rendere il pubblico protagonista, ragionando sull’opera d’arte come oggetto di devozione popolare e di mediazione tra realtà e spiritualità”. De Mattia ha realizzato l’opera abbandonandosi alla sua curiosità, convinto che “l’arte debba tornare a parlare di temi comuni, ponendosi da un punto di vista meno privilegiato possibile. Deve essere dalla parte di una signora di settant’anni che accumula immagini dei santi e che riconosce quelle come icone. Deve essere generosa e quanto più accessibile possibile, gratuita e a buon mercato oltre che bene di lusso”.
L’opera, acquisita dal Comune di Foligno, entrerà a far parte della sua collezione di arte contemporanea.

Giovanni Kronenberg, Senza titolo, 2020, matite colorate e foglia oro 22 carati su carta, 32x23 cm. Courtesy l’artista, Z2o Sara Zanin Gallery & Renata Fabbri Arte Contemporanea

Giovanni Kronenberg, Senza titolo, 2020, matite colorate e foglia oro 22 carati su carta, 32×23 cm. Courtesy l’artista, Z2o Sara Zanin Gallery & Renata Fabbri Arte Contemporanea

LA MENZIONE SPECIALE A GIOVANNI KRONENBERG

Una menzione speciale è andata all’opera Senza titolo di Giovanni Kronenberg (Milano, 1974), al quale andrà l’incarico di realizzare il Palio della prossima edizione della Giostra della Quintana a settembre. Kronenberg racconta della sua opera: “All’inizio ho ragionato anche su una possibile scultura. Poi ho intravisto nelle pieghe della vestale della Madonna una possibilità, un appiglio a cui far aderire il mio disegno, che si muove da sempre su un linguaggio ambiguo tra figurazione e astrazione, seguendo e accogliendo vaghe e incerte indicazioni che ‘la forma e il materiale’ impartiscono da alcune delle mie sculture. La vestale della Madonna mi ha colpito per questioni spaziali: centralità, proporzioni rispetto ad altri elementi anatomici, ambiguità della resa del tessuto”.

Nicola Samorì, Clessidra (particolare), 2020, olio su onice, 40x30 cm. Courtesy l’artista, Monitor & Galerie Eigen+Art

Nicola Samorì, Clessidra (particolare), 2020, olio su onice, 40×30 cm. Courtesy l’artista, Monitor & Galerie Eigen+Art

LA MOSTRA PERSONALE DI NICOLA SAMORÌ

Nella rilettura della pala raffaellesca, la curatrice ha coinvolto anche l’artista Nicola Samorì (Forlì, 1977). Dei Santi e del Fuoco riunisce due opere realizzate ad hoc e allestite nelle sale del tardogotico Palazzo Trinci. Le perturbanti tracce delle azioni dell’artista sono inconfondibili: in una sorta di metamorfosi del disegno raffaellesco originale, Samorì “manomette la stabilità di un’icona, spingendola in uno spazio e in un tempo al quale il soggetto ritratto non era preparato”.
L’artista sottolinea: “l’irruzione dell’informe nella Madonna di Foligno sembra fotografare un miracolo che non ha avuto luogo e pare essersi trasformato in una disgrazia, in una perdita dell’apparizione divina che lascia spazio alla scoperta delle viscere della pittura, al magma che ho accuratamente seppellito sotto la morbida stesura dei corpi”. Qui la materia riporta “il silenzio, là dove è partito il tutto”.

– Francesca Campli

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Francesca Campli

Francesca Campli

Interessata ai processi artistici e al “gesto creativo”, dopo l’università ha fatto le prime esperienze professionali affiancando il lavoro di artisti e di giovani curatori, anche all’interno di istituzioni. La sempre maggiore attenzione verso il pubblico, alle sue reazioni nell’incontro…

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