Essere Bruce Nauman. La mostra a Venezia

A lungo rimandata per effetto della pandemia, la monografica di Bruce Nauman a Punta della Dogana ha finalmente schiuso le porte. Mettendo in scena la parabola di un performer che ha trasformato la sua azione nel grado zero di un linguaggio in cui confluiscono disegno, suono e spazio.

Ci vuole molto coraggio a sfidare l’emergenza sanitaria scegliendo uno dei momenti storici più turbolenti di sempre come palcoscenico per una mostra ambiziosa e del tutto estranea alle logiche del blockbuster. Palazzo Grassi – Punta della Dogana, avamposto lagunare della Pinault Collection, ha deciso di misurarsi con l’imponderabile e ha alzato il sipario sulla retrospettiva di Bruce Nauman (Fort Wayne, 1941), allestita negli ambienti riprogettati da Tadao Ando, aggiungendosi al novero delle istituzioni veneziane che, nonostante il caos pandemico, hanno intrapreso la via più scoscesa e meno rassicurante, quella che riempie di concretezza l’idea ormai stereotipata di ripartenza.

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

LA MOSTRA SU BRUCE NAUMAN

Curata da Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois, la rassegna prende le mosse dall’acquisizione congiunta da parte della Pinault Collection e del Philadelphia Museum of Art di Contrapposto Studies, I through VII del 2015-16 e di Walks In Walks Out (2015) a cui il nucleo di video è collegato. Ed è proprio il contrapposto – elemento tipico della scultura antica, che richiama la disposizione a chiasmo della figura eretta – il fil rouge della mostra veneziana, scelto dai curatori come formula interpretativa della poetica di Nauman.
Tutto parte dal corpo ‒ un corpo anche “psicologico”, come lo ha definito Basualdo ‒ e dalla sua ricaduta nello spazio: l’artista, fin dagli Anni Sessanta, scompone il movimento in gesti minimi, descritti da rigorose istruzioni per l’uso a beneficio dello stesso performer e del pubblico. Un’azione semplice come il camminare diventa quasi una prova di resistenza in Walk with Contrapposto (1968), uno dei primi lavori esposti da Nauman, che ne richiama eccezionalmente le dinamiche, mezzo secolo dopo, in Contrapposto Studies, I through VII. Con le mani intrecciate a sostenere la nuca, Nauman cammina fra le sponde di un corridoio di legno all’interno del proprio studio, sfruttando la torsione del corpo come strumento per fare a pezzi il movimento, scomporlo e ricomporlo in sequenze ripetitive. Le stesse che dettano il ritmo di Bouncing in the Corner, No. 1 (1968) – una catena ossessiva di rimbalzi contro una parete dello studio – o di Revolving upside down (1969) – uno sforzo di equilibrio in forma circolare restituito da un video in cui le immagini sono capovolte.

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

SUONO E MATERIA SECONDO NAUMAN

Anche il suono, per Nauman, è materia da scomporre e da riportare a un grado zero, forzandone le peculiarità e spezzando la semantica della parola, trasformata in un nastro fonetico nel quale il significato cede il passo alla pura sonorità. Succedeva con Lip Sync (1969) – un video in bianco e nero nel quale Nauman tenta, senza successo, di ripetere in modo sincronizzato le parole che sta ascoltando in cuffia – e succede, quarant’anni dopo, nella ipnotica installazione esposta nel Cubo di Punta della Dogana: For Beginners (all the combinations of thumb and fingers) – una combinazione sonoro-visiva fuori sincrono dei trentuno possibili incontri fra ogni dito e il pollice. Eppure la materia non perde mai consistenza nell’opera di Nauman, ma ricompare, secca e netta, nella fisicità del performer e anche in quella delle sue opere grafiche e scultoree, che giocano ancora una volta con la sovrapposizione, la perdita del vecchio senso e la conquista di inediti significati. È quanto accade in Violins+Silence=Violence (1981), un disegno su carta nel quale la combinazione nuovamente asincrona delle parole crea richiami sonori inaspettati, mettendo lo sguardo a disagio e inducendolo a scandagliare le zone più ostiche dell’esperienza umana, i coni d’ombra che Nauman cerca di illuminare lungo percorsi tutt’altro che agevoli – il Diagonal Sound Wall (Acoustic Wall) in materiale fonoassorbente, datato 1970, costringe a un movimento diagonale che pone letteralmente lo spettatore con le spalle al muro.

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

Bruce Nauman. Contrapposto Studies. Exhibition view at Punta della Dogana, Venezia 2021. Photo Irene Fanizza

UN’ARTE CHE NON RASSICURA

La poetica di Nauman non rassicura, non facilita il compito a chi sceglie di carpirne le dinamiche. L’arte di Nauman è scomoda e solo in apparenza minimale: le voragini che apre sotto i piedi di chi entra in contatto con essa generano uno stato di inquietudine sottile, ma persistente. La mostra a Punta della Dogana ‒ che Basualdo ha tratteggiato come “fisica, esperienziale e dotata di temporalità” ‒, nel tentativo di rendere accessibile al grande pubblico l’immaginario dell’artista americano, ne diluisce un poco la maestosa carica emotiva, preferendo la leggibilità alla fatica dell’immersione in un territorio poco accogliente. La maxi installazione che occupa la prima e la seconda sala – gli ormai noti Contrapposto Studies, I through VII ‒ cattura l’occhio nella rete della monumentalità e non nell’abisso di ossessioni minuziosamente disegnato dall’artista. Una monumentalità che però, secondo Basualdo, non ha una valenza spettacolare, ma rimanda ancora una volta all’ambito del linguaggio. Il meccanismo espositivo, in ultima analisi, funziona: la poetica di Nauman emerge al momento giusto, offrendo un misurato colpo d’occhio sulla storia di un artista-totale, che ha gettato le basi di una pratica viva, capace di rispondere all’oggi, qualunque esso sia.

Arianna Testino

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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