Il MAMbo si reinventa e dà vita al Nuovo Forno del Pane, centro di produzione delle arti a Bologna

Presto sarà indetto un bando, rivolto a tutti i domiciliati a Bologna. Gli artisti selezionati potranno lavorare negli spazi offerti dal MAMbo fino alla fine dell’anno. La risposta concreta del sistema culturale bolognese alla pandemia che ha cambiato la nostra realtà.

Si è parlato a lungo, durante questi oltre due mesi di lockdown, di un futuro post pandemia e di un sistema da ripensare, soprattutto quello dell’arte e dei musei. Così il MAMbo – Museo Arte Moderna di Bologna ha deciso di prendere la palla al balzo, passando dalle parole ai fatti. E lancia il Nuovo Forno del Pane, un centro di produzione e residenza dedicato agli artisti che si stabilirà nella grande Sala delle Ciminiere, avviando la sua attività a giugno 2020. Un nome scelto con la finalità di associare la cultura all’idea del pane, ovvero a qualcosa di indispensabile e quotidiano nella vita di ognuno. Ma anche in riferimento all’edificio in cui il progetto avrà luogo, nato nel 1915 come panificio comunale per far fronte alla fame causata dalla Prima Guerra Mondiale, poi riqualificato nel 2007 su progetto dell’architetto Aldo Rossi.

IL NUOVO FORNO DEL PANE A BOLOGNA

Ci si è resi conto che riprendere da dove si era lasciato e continuare a pianificare le mostre precedentemente in programma risultava obsoleto e anacronistico (e probabilmente non sostenibile economicamente), ha spiegato Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo. Ecco allora che il paradigma cambia totalmente: negli spazi espositivi del museo non ci saranno più le opere di grandi artisti più o meno storicizzati, ma i laboratori-studio di artisti visivi, fotografi, designer, registi e creativi in generale, categoria molto colpita da questa crisi e in genere abbastanza dimenticata dagli aiuti governativi e dai fondi di sussistenza messi in atto in questa emergenza. “L’idea è anche quella di costruire una comunità creativa, non solo di mettere a disposizione di questi artisti spazi in cui lavorare e manodopera per aiutarli a realizzare le opere”, ha dichiarato Lorenzo Balbi. “Ma è anche quella di lavorare in gruppo, di costruire quella comunità e quel senso a cui ognuno possa dare un contributo personale. Questa è la chiave produttiva che noi riteniamo fondamentale per uscire da questa emergenza”. Un aspetto che per certi versi ci ricorda il grande progetto della Casa degli Artisti di Milano (la quale anch’essa ha dovuto subire un brusco stop a causa della pandemia); tuttavia, il Nuovo Forno del Pane è il primo cambiamento così radicale, per ora, lanciato da un museo.

NUOVO FORNO DEL PANE A BOLOGNA: COME PARTECIPARE

Come partecipare al progetto? Tramite una Open Call che sarà lanciata durante il mese di maggio e rimarrà aperta per circa un mese. Sarà rivolta a tutti gli artisti residenti o domiciliati a Bologna, privi di uno spazio in cui portare avanti i propri progetti. Il numero degli artisti selezionati non è ancora stato definito per il fatto che ci si dovrà confrontare con i presidi di sicurezza stabiliti dalle autorità governative e locali; presumibilmente potrebbe aggirarsi tra i 10 e i 12 ospiti. Dalla selezione scaturirà una graduatoria per l’assegnazione degli spazi e di un incentivo per l’avvio della produzione di nuove opere. Oltre agli spazi per lavorare, gli artisti selezionati potranno usufruire di alcune strumentazioni che verranno messe a disposizione dal museo: ad esempio: una sala di registrazione/montaggio video, un laboratorio fotografico e camera oscura, una piccola stamperia, un laboratorio di falegnameria, uno spazio di sperimentazione sulle nuove tecnologie di Realtà Aumentata, un’emittente radiofonica (è allo studio una collaborazione NEU Radio), uno spazio per l’editoria artistica, una sala musica, un’area performativa e una dedicata a reading group di autoformazione. In questa nuova fase del MAMbo, che punta evidentemente su un’arte più “home made”, sulla dimensione dello scambio a livello locale, fondamentale saranno anche il dialogo e lo scambio con le istituzioni culturali del territorio, per una valorizzazione continua e reciproca: proficui contatti sono già in corso con Regione Emilia-il network che si sta costruendo comprende Romagna, Fondazione Cineteca di Bologna, Fondazione Teatro Comunale di Bologna, Università di Bologna, Accademia di Belle Arti di Bologna, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Bologna Fiere, Fondazione Golinelli, Fondazione Zucchelli, Cassero LGBTI Center e con numerose associazioni quali Laminarie, Xing, Agorà, NOS Vi – sual Art Productions, gallerie e artisti del territorio.

IL NUOVO FORNO DEL PANE: LA STRATEGIA DI BOLOGNA

Una sfida importante, come ha sottolineato durante la videoconferenza l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Bologna Matteo Lepore. Mentre il MoMA di New Yorke le grandi gallerie statunitensi procedono con delle campagne di licenziamenti a tappeto a causa della crisi, paradossalmente la città emiliana decide di ripartire dal museo come sinonimo di hub culturale, di creatore di senso in relazione con il territorio e al servizio della propria comunità. E non licenzia, anzi, investe maggiormente nella cultura e negli artisti, affinché possano essere al centro di un ripensamento della città e del futuro, con la creazione di un modello sostenibile anche quando l’emergenza sarà sopita.

IL NUOVO FORNO DEL PANE: L’IDENTITÀ VISIVA DI ALDO GIANNOTTI

A disegnare l’identità visiva del progetto, a partire dal suo logo, è Aldo Giannotti, artista che da giugno avrebbe dovuto essere protagonista della mostra Safe and Sounddopo la conclusione di AGAINandAGAINandAGAINand,e che ha dovuto lui stesso ripensare al proprio ruolo all’interno del museo che lo ospitava. “La comunicazione del progetto Nuovo Forno del Pane sarà anch’essa improntata a un diverso paradigma rispetto al passato, assumendo come target non più e non solo il visitatore abituale o potenziale ma una nuova figura di conoscitore che esperisce personalmente il museo”, spiegano gli organizzatori. Lo stesso logo viene creato pensando alla nuova vocazione produttiva del museo, enfatizzandone gli elementi formali e architettonici che più rimandano alla sua identità storica (quella di panificio e sostentamento delle comunità, appunto). Oltre ai principali canali di comunicazione, costituiti dal web e dai social, il Nuovo Forno del Pane punterà a costruire un rapporto solido con il suo pubblico, pur rispettando i limiti e attenendosi alle precauzioni imposte: un’intensa attività relazionale sarà condotta attraverso studio visit, dialoghi, giornate di open studio con gli artisti, restituzioni pubbliche delle opere prodotte e dei progetti portati a termine e un public program di incontri, lezioni e presentazioni nelle modalità consentite in ogni fase.

-Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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