Leggerezza, verticalità, geometria tradiscono la sua formazione d’architetto, ma si fondono con la libertà artistica grazie alla ricerca del gioco di luce, del dettaglio, dell’indeterminato: quasi un montaggio cinematografico con la tecnica del découpage, teso a massimizzare la potenza espressiva di un’immagine. Dettagli che spingono a interrogarsi sulla forma compiuta. In questo caso, una caverna naturale che Simone Bossi (Varese, 1985) ha scelto per questo lavoro metaforico e concettuale. Circoscrivendo lo spazio a un singolo dettaglio, Bossi in realtà lo dilata, lo trasporta nella dimensione mentale, potenziale luogo di conoscenza (in omaggio a Platone) ma anche dell’inconscio e delle pulsioni, buone o cattive che siano (in omaggio a Freud e Jung). Dieci scatti che sono altrettanti frammenti del più ampio mosaico di un’ideale mappa delle potenzialità umane, che non prescindono da quel misterioso “lato oscuro” che caratterizza la personalità di ogni individuo.
‒ Niccolò Lucarelli