Tutto il fascino delle caricature in mostra a Venezia

Nasi adunchi, menti sporgenti, dentature incerte: da che mondo è mondo gli artisti hanno raffigurato dei volti esageratamente deformati. A Venezia va in mostra una selezione che prende il via dalle ricerche di Leonardo fino al Novecento

Non è una mostra sui mostri, anzi! La carrellata di opere a Palazzo Loredan apre una riflessione su ciò che è bello e ciò che è brutto. Possiamo davvero definire brutti i diciotto disegni di Leonardo da Vinci il quale, su piccoli fogli di carta, ha delineato dei volti deformati, con tratti somatici enfatizzati e con difetti accentuati? La questione è sfiorata anche da Inti Ligabue, presidente dell’omonima fondazione che ha promosso questo progetto di carattere inedito per l’istituzione che in passato si è occupata di esposizioni archeologiche, antropologiche ed etnografiche e dalla quale proviene uno dei preziosi disegni leonardeschi.
A proposito delle opere esposte, Ligabue afferma: “Ci spingono a riflettere in ‘altro modo’ sulla nostra umanità, sulle conoscenze del mondo naturale di quei tempi, sui costumi della società che ci ha immediatamente preceduto e nei cui confronti siamo, inevitabilmente, ancora debitori”.

Leonardo da Vinci (1452-1519), Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, 1490-1500 circa, Collezione Ligabue, Venezia ©Matteo De Fina

Leonardo da Vinci (1452-1519), Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, 1490-1500 circa, Collezione Ligabue, Venezia ©Matteo De Fina

CARICATURE IN MOSTRA A VENEZIA

Non sorprende quindi l’accostamento nel titolo di due giganti dell’arte di tutti i tempi: l’arco cronologico è infatti segnato da Leonardo e da Francis Bacon. Tra i due si snocciolano numerose opere di autori lombardi seguaci del da Vinci, e tra gli autografi del maestro sono da non perdere, anche perché difficilmente lasciano Chatsworth House dove sono conservati, i fogli provenienti dalla collezione del duca di Devonshire. Dagli ambienti bui spiccano inoltre i libri a stampa, tanti altri disegni e incisioni e anche una curiosissima coppa in maiolica davanti alla quale è difficile trattenere una risata (il titolo, “Testa de cazi”, la farebbe sembrare un po’ volgare, quasi pornografica, ma l’iscrizione la connota invece come composizione assai spiritosa). C’è anche qualche dipinto, come la testa grottesca di Giovan Paolo Lomazzo che è un esplicito omaggio a Leonardo, mentre la successiva sezione è dedicata alle ricerche naturalistiche della bottega dei Carracci e di altri bolognesi grazie ai quali si traccia “una linea di continuità settentrionale” nel genere della deformazione dei tratti fisiognomici, come sottolinea il curatore Pietro Marani.
E Bacon? I suoi Tre studi per il ritratto di Isabel Rawshorne, che spiccano al centro di una sala dominata da un imponente lampadario in vetro di Murano, testimoniano che l’indagine sulla deformazione “fatta ad arte” dei volti travalica i secoli e si spinge fino al Novecento, quando all’indagine scientifica o alla resa caricaturale e goliardica si sostituisce un doloroso scavo dei tratti somatici, fino a mettere in luce l’inconscio.

Francis Bacon (1909-1992), Tre Studi per il ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965 © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, DACS SIAE Artimage 2022. Photo Prudence Cumming Associates Ltd

Francis Bacon (1909-1992), Tre Studi per il ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965 © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, DACS SIAE Artimage 2022. Photo Prudence Cumming Associates Ltd

LA MOSTRA A PALAZZO LOREDAN

Vi è però un nucleo che annoda strettamente la selezione delle opere con quel Giancarlo Ligabue che esplorò terre lontane per soddisfare la sete di sapere e l’amore per l’arte e la cultura: ogni viaggio, per il fondatore e per il figlio, è partito da Venezia, “punto di costante ritorno, cui vogliamo sempre guardare, per riflettere sulla sua dimensione di crocevia di culture ma anche di luogo identitario”, commenta Inti Ligabue. Una manciata di artisti della Serenissima diventano allora testimoni della nascita della caricatura, ed è il caso di Anton Maria Zanetti che non solo raccoglieva i disegni di Marco Ricci, ma competeva con l’amico componendo ironici ritrattini, accompagnati da nomi e cognomi così che ancora oggi possiamo riconoscere i visi, pur esasperati, di personaggi celebri della Venezia dell’epoca come Rosalba Carriera o Sebastiano Ricci. Anonimi sono invece i personaggi di Giambattista Tiepolo: davanti alla sequenza di disegni pare quasi di immaginare l’artista aggirarsi tra calli e campielli e schizzare rapidamente su un taccuino tipo Moleskine i nobilastri intabarrati, i preti gobbi, i veneziani mascherati. Tutti personaggi di quel grande teatro del Settecento che si svolgeva davanti al suo attento, e senza dubbio assai divertito, sguardo.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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