Esercizi sull’abitare. Il progetto artistico e radiofonico di Bartolini/Baronio

Trae spunto dall’idea di casa il progetto che il duo Bartolini/Baronio ha avviato nel 2019, in occasione del Romaeuropa Festival, percorrendo chilometri da una parte all’altra del mondo. “Esercizi sull’abitare” ha trovato spazio anche su Radio3

Che cos’è “casa” e cosa vuol dire “abitare”? A rispondere è Bartolini/Baronio, la formazione artistica frutto della collaborazione fra Tamara Bartolini e Michele Baronio, che dal 2009 mescolano teatro, scrittura e pedagogia.

Il formato di Esercizi sullabitare, come quello dei precedenti spettacoli, mette in relazione letteratura, interviste sul campo, immagini, musica, canzoni. Da dove proviene questa complessa drammaturgia?
Abbiamo messo al centro il dialogo tra i linguaggi e i mezzi, ogni volta diversi: corpo, parole, scrittura, voce, interviste come luogo antropologico da cui partire, spazio scenico, macchina da presa, e così via. In questi anni abbiamo cercato un tempo di ricerca in cui le forme si sono fatte sempre più libere e si sono messe in connessione con il luogo da ri-abitare e con le persone da incontrare. In Esercizi sull’abitare con la nostra pratica abbiamo cercato di tessere incontri, storie, memorie, per rigenerare vita, per provare a ricucire il mondo e le sue ferite, come scriveva l’immensa Maria Lai. La ricerca antropologica, l’audio-documentario, il linguaggio audiovisivo, l’installazione artistica, il laboratorio confluiscono in quella che per noi è l’esperienza teatrale.

16,9Km, foto Margherità Masè

16,9Km, foto Margherità Masè

Come nasce e come si è sviluppato questo progetto?
A partire dalla riflessione sul tema della casa come luogo di concentrazione simbolica della convivenza umana, abbiamo dialogato con territori, abitanti, artisti, istituzioni, condividendo e sviluppando un intervento di dislocazione di luoghi e pratiche attraverso alcuni esercizi sull’abitare. Cos’è casa, dove essa sia e cosa significhi abitarla nel nostro presente sono le domande attorno a cui negli ultimi anni la compagnia si è interrogata.
Lo spettacolo Dove tutto è stato preso, nato dalla lettura di Correzione di Thomas Bernhard, i laboratori teatrali per la città, il RedReading_Un giorno bianco e la performance Il giardino del tempo che passa dedicati a Gilles Clément, il progetto site specific 9 Lune (Kilowatt Festival, 2019) e l’ultima produzione Josefine da un racconto di Franz Kafka, sono stati l’articolazione poetica di questa riflessione che oggi muove lungo un nuovo perimetro di esplorazione.
Il viaggio è partito da una periferia romana – il Quarticciolo ‒ e, connettendosi a due poli museali del centro storico (Palazzo delle Esposizioni e Mercati di Traiano), ci ha fatto percorrere i primi 16,9 chilometri per ragionare su cos’è casa a partire dal concetto di soglia, per poi continuare per 333 chilometri fuori dalla città in piccoli comuni della regione, fino ad arrivare oltreoceano nella terza tappa ‒ 6900 chilometri ‒ che ci ha visto in residenza a New York con la curatela di Valeria Orani.

E per quanto riguarda la versione radiofonica?
Grazie alla trasmissione Tre soldi su Radio3 abbiamo avuto l’occasione di creare una versione radiofonica del progetto riunendo tutte e tre le tappe. Per la radio Esercizi sull’abitare è diventato un vero e proprio diario di viaggio sonoro che ha ricucito i fili delle tre tappe attraversate fino a ora, dal 2019 al 2022. Un diario di viaggio da seguire, dentro cui perdersi, una mappa di storie e di relazioni umane. Abbiamo realizzato quindici puntate che corrispondono a quindici esercizi e ad altrettante canzoni che ci raccontano che casa è ovunque noi siamo, è il racconto dei racconti che siamo ‒ i volti, i gesti, i suoni, le voci che incontriamo. È lo spazio smisurato che abitiamo. Ogni passo, ogni esercizio indicano l’itinerario di un’indagine e creano un nuovo luogo da abitare.

Foto Bartolini/Baronio, residenza a New York

Foto Bartolini/Baronio, residenza a New York

IL PROGETTO ESERCIZI SULL’ABITARE

Il processo di produzione di Esercizi sull’abitare poggia su una indagine articolata da cui scaturiscono altri formati oltre lo spettacolo (video, radio, installazioni…). Come organizzate il lavoro?
C’è un tempo del desiderio che diventa studio, ricerca e dialogo con i nostri collaboratori storici (come il sound designer Michele Boreggi). C’è un tempo di lavoro, approfondito attraverso i laboratori, e un tempo di nutrimento dalle altre arti. Durante ci sono momenti individuali in cui ognuno di noi cerca in diverse direzioni, chi con la musica, chi studiando e scrivendo. Poi si procede cercando persone da intervistare e osservando i paesaggi. L’intervista è il luogo in cui convergono tutte le istanze e che inaugura un tempo di incontro denso, capace anche di trasformare e cambiare le traiettorie iniziali. Da qui in poi si costruisce una drammaturgia che si fa strada facendo, con il tempo della visione e dell’ascolto dei materiali, che porta a una scrittura fatta di stratificazioni, di connessioni, di parole, suoni, immagini, in rapporto con lo spazio o con il dispositivo che andiamo a creare.

Cosa è venuto fuori da questa indagine sullabitare? Come è vissuta la casa oggi?
La casa che abbiamo esplorato, prima e dopo la pandemia, desidera ridefinire e riscoprire il suo stesso significato. Porta con sé memorie personali e sguardi sul presente. In questo tempo la casa ci ha mostrato meglio quali sono le ingiustizie sociali ed economiche che si riflettono su un abitare che non è più in connessione con i luoghi, le persone, la natura. L’abitare allora guarda a una riappropriazione collettiva di spazi spesso rubati dalle speculazioni immobiliari, e, più in generale, da un sistema che non guarda al bene comune. In un mondo in cui la casa è diventata una merce, abitare è diventato un fatto temporaneo, e per sentirsi a casa c’è bisogno di non sentirsi soli, di costruire relazioni, piccole comunità di appartenenza. Nell’ultima tappa oltreoceano la casa ha preso così la forma di un’identità nomade, un movimento, un cercare rifugio e allo stesso tempo un desiderio di poterne uscire; qualcosa che ti spinge oltre, oltre te e le tue radici che si muovono e si ridefiniscono con te. Eppure sono radici forti che si trasformano in questo andare e tornare, scappare o stare: cercare radici, muovendosi. 

Foto Bartolini/Baronio, residenza a New York

Foto Bartolini/Baronio, residenza a New York

Ci fate qualche esempio?
A New York abbiamo intervistato e incontrato persone italiane di diverse generazioni che hanno scelto di vivere in questa città trovando qui una validazione della propria identità, qualsiasi essa sia. L’identità è la questione centrale dentro cui l’abitare altrove si fa strada: l’afrodiscendenza italiana, il diritto all’abitare di chi sceglie e costruisce la propria identità di genere, la precarietà di chi percorre cammini artistici spesso non riconosciuti, il lavoro, lo studio, l’attivismo, la ricerca di sé. I nostri esercizi hanno abitato luoghi che non avremmo visto da turisti, ci hanno permesso di ascoltare storie, di riconoscere il bisogno di uscire dalla solitudine che tutti viviamo e che New York ci ha mostrato in tutte le sue contraddizioni. Siamo tornati con un grande senso di gratitudine per ogni storia che abbiamo incontrato in tutti questi chilometri, per chi ci ha donato un pezzettino di sé che custodiremo. Ci è sembrato ogni volta di costruire insieme una casa con la porta sempre aperta, la casa è diventata un corpo, il nostro e quello di ogni persona incontrata. Il corpo è la nostra prima casa, ma se questa casa è in bilico? In pericolo? Quando i luoghi si cominciano a rendere tutti uguali, tutti uniformi, si perde tanto dell’abitare in senso emotivo. Allora forse casa è un territorio da riconquistare e da liberare, e l’abitare è un andare, non lasciare che qualcuno resti indietro, è l’esperienza umana dell’esserci.

Valentina Valentini

https://www.raiplaysound.it/audio/2022/10/Tre-soldi-del-31102022-fef3694a-f03a-4c94-9172-0b8c70da7851.html

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Valentina Valentini

Valentina Valentini

Valentina Valentini insegna arti performative e arti elettroniche e digitali alla Sapienza Università di Roma. Le sue ricerche comprendono il campo delle interferenze fra teatro, arte e nuovi media. Fra le sue pubblicazioni: "Nuovo teatro Made in Italy" (2015), "Medium…

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