Un nuovo mondo dopo la pandemia. L’ultimo saggio di Bruno Latour

Non c’è più distinzione tra umani e non umani nel mondo ipotizzato da Bruno Latour – il filosofo recentemente scomparso – nel suo ultimo saggio intitolato “Dove sono?”, pubblicato da Einaudi

Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia è una preziosa riflessione dell’influente studioso francese Bruno Latour. Si tratta di una bussola per orientarsi alla luce dei profondi cambiamenti prodotti sul pianeta dallo schianto pandemico. Tutto comincia da una domanda profondamente personale e filosofica, dove sono?, che nel suo processo di definizione diviene universale, planetaria, abbracciando umani e non umani. Si apre così una topografia della condizione pandemica che Latour vede come punto di partenza che non è più possibile localizzare.
Non posso più sorvolare alcunché. Basta cominciare dal punto in cui ci si trova, il ground zero, sforzandosi di seguire la prima pista individuata tra la boscaglia e vedere dove porta. Non c’è fretta, resta ancora un po’ di tempo per trovare una sistemazione”. Il grado zero, il punto di rottura rende indistinguibili i confini, il GPS non è più in grado di localizzare nulla, così umani e non umani non sono più distinguibili, virus, batteri, tecnologie, oggetti danno forma a un nuovo abitare il pianeta fatto di complesse relazioni ibride che chiedono di essere incluse nei movimenti del pensiero e dell’agire attraverso nuove alleanze.

Sergio Vanello – Kafka. La metamorfosi (Edizioni NPE, Battipaglia 2021)

Sergio Vanello – Kafka. La metamorfosi (Edizioni NPE, Battipaglia 2021)

BRUNO LATOUR E KAFKA

Per chiarire questa trasformazione ontologica, Bruno Latour rilegge la figura di Gregor Samsa, protagonista/uomo/scarafaggio del racconto di Franz Kafka, La metamorfosi. Il filosofo francese attraversa il capolavoro kafkiano al contrario. “Kafka aveva colto nel segno: il divenire-insetto fornisce un buon punto di partenza per permettermi di raccapezzarmi e mettere a fuoco la situazione. In tutto il mondo gli insetti sono in via di estinzione, ma formiche e termiti resistono. Un esempio istruttivo è quello delle termiti coltivatrici che vivono in simbiosi con funghi specializzati in grado di digerire il legno – i famosi Termitomyces –, innalzando vasti nidi di terra masticata all’interno dei quali mantengono una specie di aria condizionata. Una Praga di argilla in cui, nel giro di qualche giorno, ogni pezzetto di cibo transita nel tubo digerente di ciascuna termite. La termite vive confinata, anzi rappresenta un vero e proprio modello di confinamento: non esce mai! Ma si costruisce da sé il termitaio impastando con la saliva una zolla dopo l’altra. Di conseguenza può andare dappertutto, a patto di estendere un po’ più in là il termitaio”. Ecco che la condizione di insetto di Gregor si ribalta: da essere isolato e da schiacciare diviene archetipo di una metamorfosi necessaria, in cui “bisogna immaginare Gregor Samsa felice…”. Questo divenire-insetto aiuta a situare sul pianeta un pensiero ecologico che mette in questione la ragione economica. “Più grosso, più pesante; fa più fatica a camminare, almeno all’inizio; le zampe, più numerose, lo intralciano; il dorso rigido cozza per terra con un tonfo sordo. Ma rispetto agli altri si connette a molte più cose, senza contare che può arrampicarsi sul soffitto…”.

MONDO PANDEMICO ED ECONOMIA

La capacità di agire artificiale di Gregor rivela come sul pianeta Terra non ci sia nulla di completamente naturale, “se per naturale si intende qualcosa che non sia stato toccato da nessun essere vivente: tutto è stato sollevato, disposto, immaginato, sostenuto, inventato, intrecciato da agentività che, in qualche modo, sanno cosa vogliono, o in ogni caso, ciascuna a modo suo, perseguono uno scopo specifico”. Terra diviene, quindi, il luogo in cui tutto agisce in connessione in un afflato vitale comune. Diventato insetto, Gregor, come noi confinati durante la pandemia, nel giro di qualche settimana abbiamo abbandonato quella che fino a quel momento avevamo chiamato l’Economia, con la E maiuscola, che faceva tutt’uno con quello che le persone normali chiamavano “il loro mondo”. Quello spazio, quel mondo dominato dalla ragione economica si è fermato di colpo. “L’Economia ha smesso di essere l’orizzonte insuperabile dei nostri tempi. La pandemia ha avuto l’effetto di liberare la mente dei confinati e permettere loro di uscire per un momento dalla lunga reclusione nella ‘gabbia d’acciaio’ delle ‘leggi dell’economia’ dove stavano marcendo”.
Una lezione filosofica, quella di Latour, di cui tener conto per immaginare, disegnare, vivere, abitare il pianeta negli anni a venire.

Marco Petroni

Bruno Latour – Dove sono?
trad. it. di Simona Mambrini
Einaudi, Torino 2022
Pagg. 184, € 15
ISBN 9788806251215
https://www.einaudi.it/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #68

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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