3 giorni di inarrestabile musica a Torino. Reportage dal TOdays Festival

Primal Scream, Tush Sultana, Fkj e Arab Strap sono solo alcuni degli artisti che sono andati in scena al TOdays Festival. Fra esibizioni impeccabili e molti entusiasmi non sono però mancate alcune perplessità

Con una tre giorni inarrestabile di musica dal vivo e performance di alto livello, l’ultima edizione del TOdays Festival ha nuovamente portato nel capoluogo piemontese artisti importanti che non troppo spesso attraversano il nostro Paese, confermandosi oramai come uno degli appuntamenti imperdibili dell’estate torinese. Ospitata in due sedi principali, lo sPAZIO211 e l’ex fabbrica INCET (quest’ultima riservata a talk e presentazioni di pomeriggio, e destinata a tramutarsi in dancefloor dall’alto tasso di BPM la sera), la rassegna ha aperto le danze lo scorso 26 agosto registrando un afflusso complessivo di più di 10mila persone, delle quali duemila radunatesi soltanto per la serata conclusiva di domenica 28.
Un’edizione che ha visto nella nostalgia per certe sonorità a cavallo tra la fine degli Anni Ottanta e la prima metà dei Novanta il leitmotiv dell’intera manifestazione: un filo rosso che ha attraversato gran parte delle esibizioni per poi raggiungere l’apice con la lineup dell’ultima giornata.

TOdays Festival, Torino 2022. Eli Smart. Photo Federico Cardamone

TOdays Festival, Torino 2022. Eli Smart. Photo Federico Cardamone

I CONCERTI DELLA GIORNATA DI APERTURA DEL TODAYS FESTIVAL

Partita con la performance leggera e scanzonata dell’hawaiano (ma trapiantato a Liverpool) Eli Smart, la giornata inaugurale del festival ha da subito messo le cose in chiaro presentando una serie di artisti in grado di dominare sia il palco sia la tecnica, un’attitudine dimostrata non solo dall’eclettica Alynda Segarra – leader degli statunitensi Hurray for the Riff Raff – ma anche dai curiosi Black country, new road che, sotto le spoglie di un ensemble a tutti gli effetti (con tanto di archi e fiati), hanno portato avanti uno show corale che non ha mancato di ammiccare alle sperimentazioni tipiche di quei gruppi indie emersi nei primi Anni Duemila, uno su tutti gli Architecture in Helsinki. Un connubio speciale quello fra il controllo del palcoscenico e la padronanza dei più svariati strumenti musicali, che ha trovato in Tash Sultana la sintesi perfetta. Posseduta da un’energia a dir poco invidiabile, la giovane cantautrice e polistrumentista australiana ha, infatti, inizialmente incendiato il pubblico alternandosi con estrema nonchalance tanto fra i numerosi strumenti montati sul palco – loop station, basso, batteria, sax e chi più ne ha più ne metta – quanto fra groove e generi completamente diversi tra loro, rispettando sempre tempi e intervalli con una precisione chirurgica, anzi da direttrice d’orchestra.

TOdays Festival, Torino 2022. Tash Sultana. Photo Federico Cardamone

TOdays Festival, Torino 2022. Tash Sultana. Photo Federico Cardamone

IL FLOP DEL LIVE DI TASH SULTANA

Ciononostante, a lungo andare, tutto quel virtuosismo così esposto ha cominciato a sapere più di autocelebrazione che di altro, penalizzando purtroppo l’intera esibizione; la sensazione avvertita da metà concerto è stata quella di trovarsi in un luna park dove all’ennesimo giro di tagadà il brivido della giostra scema fino a diventare scontato: un senso di noia generale contro il quale nulla hanno potuto né i visual in animazione 3D né tantomeno il trio di turnisti apparso a metà concerto con l’intento di dare una sferzata marcatamente jazz al tutto.
In soccorso di coloro che stavano cominciando a mettere da parte gli entusiasmi è finalmente sopraggiunto il programma notturno del festival che ha visto alternarsi all’ex fabbrica INCET dapprima i ritmi ipnotici e cavernosi di Tamburi Neri e, successivamente, le sonorità techno/trance propagate ad alto volume dalla nostrana Adiel, punto di riferimento della scena elettronica contemporanea nonché fondatrice dell’etichetta Danza Tribale.

TOdays Festival, Torino 2022. Los Bitchos. Photo Federico Cardamone

TOdays Festival, Torino 2022. Los Bitchos. Photo Federico Cardamone

I PROTAGONISTI DELLA SECONDA GIORNATA DEL TODAYS FESTIVAL

Altro discorso per il secondo giorno del festival che, inaugurato dai britannici Squid, ha restituito all’evento un po’ di sana energia grazie alle calzanti Los Bitchos e al loro spirito ironico in grado di traghettare il pubblico verso ameni luoghi esotici a colpi di surf rock, cumbia e bossanova. Una volta scaldato per bene il palco, è finalmente giunto il momento di una delle band più attese, i Molchat Doma. Esploso in tempi recenti con un bel ritardo di circa tre anni dalla pubblicazione di Sudno – il celebre singolo entrato nell’immaginario collettivo grazie a uno sterminato numero di meme e reel che continuano ancora oggi spopolare su Internet –, il trio bielorusso ha dato vita a uno show molto intenso e ben eseguito: un concerto che ha saputo alternare momenti ballabili ad altri decisamente più malinconici, coccolando lo spettatore con quel loro sound che tanto deve a giganti della dark wave quali Joy Division, Bauhaus e The Cure, giusto per citarne alcuni. Una performance davvero notevole accompagnata da un accenno di pioggia che ha reso il tutto ancora più decadente e dunque piacevole. Non si può purtroppo dire lo stesso dell’altro grande nome in cartellone, FKJ, per il quale questa volta la pioggia non ha avuto alcuna pietà. Ciononostante è stato comunque possibile ammirare la serietà di un artista/one man band che, a differenza di quanto avvenuto durante l’esibizione di Tash Sultana, non sente la necessità di dover dimostrare niente a nessuno ma semplicemente di fare ciò che gli nasce dal profondo senza troppi fronzoli.

TOdays Festival, Torino 2022. Arab Strap. Photo Federico Cardamone

TOdays Festival, Torino 2022. Arab Strap. Photo Federico Cardamone

I LIVE DEGLI ARAB STRAP E DEI DIIV

E se finora il livello qualitativo delle proposte è stato complessivamente alto, durante l’ultima serata della rassegna si è davvero raggiunto un picco notevole con le esibizioni degli storici Arab Strap – ingiustamente e inspiegabilmente schedulati in apertura al pari di un gruppetto qualsiasi – e dei newyorkesi DIIV, che con la loro particolarissima impronta shoegaze (un piacevole mix di quelle sonorità “post tutto” che va dagli Slint agli Smashing Pumpkins passando per lo sludge dei Boris e il numetal dei Deftones) sono stati la vera rivelazione del festival. Impossibile dire lo stesso per gli Yard Act, che hanno messo su un live godibile ma anche senza infamia e senza lode. Dulcis in fundo, loro, i Primal Scream.
Al primo passo di Bobby Gillespie sullo stage la folla è andata subito in delirio, visibilmente pronta a immergersi in quelle atmosfere so nineties che caratterizzano Screamadelica, loro pietra miliare che, stando a quanto annunciato dagli organizzatori del festival, sarebbe stata interamente eseguita per celebrare il trentennale della sua pubblicazione. Purtroppo, di quel disco si è percepito molto poco, fatta eccezione per i brani Movin’ On UpLoaded (le cui esecuzioni hanno lasciato molto a desiderare poiché prive di quel calore da gospel che li contraddistingue) e per l’outfit di Gillespie che riprendeva la celebre copertina del loro capolavoro. Un concerto vagamente giù di corda che, nonostante tutto, ha comunque rappresentato un momento importante per la storia dei grandi concerti made in Turin, dando la possibilità di ascoltare pezzi celebri quali Swastika Eyes e Country Girl, oltre ai singoli sopracitati.

TOdays Festival, Torino 2022. Black Country New Road. Photo Federico Cardamone

TOdays Festival, Torino 2022. Black Country New Road. Photo Federico Cardamone

LE NOTE STONATE DEL FESTIVAL

L’importanza che il TOdays Festival occupa per Torino, nonché per l’Italia intera, è indubbiamente fuori discussione anche se sarebbe auspicabile, per le edizioni successive, fare un po’ di attenzione in più nei confronti della gestione generale. Nel complesso, infatti, non è stato possibile godersi a pieno una rassegna di questa mole a causa di una rigidezza tale che ha interessato tanto il timing, estremamente preciso dei concerti, quanto i controlli all’ingresso (con tanto di dispendio di forze dell’ordine da rave party) e le diverse restrizioni sull’introduzione di cibi e bevande che, inevitabilmente, hanno costretto a nutrirsi esclusivamente da rifornitori con un’offerta poco variegata e non propriamente accessibile.
In secondo luogo, il mood generale del festival: ok l’indie, ma la sensazione che si ha è quella della volontà di creare una comfort zone blindatissima che dopo un po’ stufa come una minestra riscaldata. Certo, de gustibus non est disputandum, ma in questo caso la percezione di aver assistito a qualcosa che è stato messo in piedi perché “sicuro” e facilmente vendibile è stata molto forte. Ultima nota stonata, alcune scelte incomprensibili come la tabella di marcia della lineup (sì, gli Arab Strap avrebbero dovuto suonare prima dei Primal Scream e non a orario aperitivo con un quantitativo di pubblico decisamente inferiore rispetto a quello giunto successivamente) o la decisione di non comunicare in alcun modo la variazione della scaletta prevista da Gillespie e soci. Un piccolo peccato se si pensa soprattutto all’edizione precedente, caratterizzata da un’audacia che questa volta non è del tutto pervenuta. Non resta allora che incrociare le dita e sperare nell’anno prossimo.

Valerio Veneruso

http://www.todaysfestival.com/

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Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

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