Una mostra Bellissima? Sulla rassegna al Maxxi di Roma

Il pigiama palazzo di Irene Galitzine, l’abito-talare di Fendi per Ava Gardner, il cappottino a uovo, precursore di tutti gli Zara e i Cos del mondo. Le icone della moda che fu, al Maxxi di Roma. Pro e contro di una mostra che celebra il made in Italy…

Inaugurata da una bella performance di Vanessa Beecroft (vb74) che ha allineato le età della donna, velandole in un tableau vivant efficace e poetico, Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 – curata al Maxxi da Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi – ha un merito indubbio: restituire alle esposizioni dedicate al fashion design la dimensione museale e istituzionale che in Italia è pressocchè assente. Paradosso singolare, considerata non solo la fetta di guadagni che ruota intorno al business della moda, ma anche al carico “immateriale” che essa ha avuto e ha nella costruzione e nel perpetuarsi del mito del made in Italy.
Allontanando la dimensione nostalgica, Bellissima vorrebbe dunque rileggere l’age d’or in cui nasce lo stile italiano evocandone la dimensione culturale, la portata epocale – dagli anni del secondo dopoguerra a quello fatidico della contestazione –, i legami con l’arte contemporanea: una visione sfaccettata e soprattutto viva, che si incaglia in un allestimento che non rende giustizia alle intenzioni.

Modello Sorelle Botti, foto Pasquale De Antonis, 1947

Modello Sorelle Botti, foto Pasquale De Antonis, 1947

Disposti su un lungo nastro-passerella, gli abiti e i gioielli delle maison storiche paiono esibiti, più che esposti, come in una gigantesca vetrina: si apprezzano uno a uno, per la preziosità dei ricami e delle pietre, per la bellezza tangibile dei tessuti o delle pellicce, per l’originalità ricercata delle linee, eppure se ne perde il valore complessivo. Sono bellissimi,tutti, e per ragioni diverse, ma quella che manca è la visione d’insieme, quella lettura obliqua che avrebbe dovuto riunire i fili della sartorialità a quelli dell’arte e dell’universo culturale. Dalle collaborazioni celeberrime (Alviani e Scheggi per Germana Marucelli, Dorazio, Sanfilippo e Accardi come disegnatori di pattern per le seterie comasche) alle ispirazioni evidenti (Burri per Roberto Capucci, Fontana per Mila Schön) all’universo dorato della Hollywood sul Tevere, quando Roma diventa un crocevia internazionale e dive del cinema e nobildonne blasonate scelgono negli atelier quale sarà la moda di quegli anni.

Bulgari per Ingrid Bergman nel film La Vendetta Della Signora, 1963

Bulgari per Ingrid Bergman nel film La Vendetta Della Signora, 1963

Se l’immagine di quel mondo è evocata da pochi scatti, che ne restituiscono l’allure ammantandola di meraviglia, quello che risulta evidente e stridente è la distanza tra la moda bellissima –fotografata magistralmente da Pasquale De Antonis, Federico Garolla e Ugo Mulas – e un allestimento insipido, talvolta dozzinale, che allinea abiti per temi (Arty, Giorno, Bianco e Nero, Cinema, Gran sera, Cocktail, Esotismi e Space), accessori (tanto Gucci e Roberta di Camerino, giustamente!) e gioielli in teche (creazioni mirabolanti di Bulgari), intervallati da una piccola selezione di opere d’arte, non eccessivamente valorizzata dal percorso espositivo.
Ed è un peccato, perché gli spunti su cui hanno ragionato Tonchi e Frisa sono tanti e interessanti: uno fra tutti, le differenze con l’haute couture francese di Christian Dior, o il passaggio sotteso dalla moda giorno – tailleur, cappottini, composé – all’invenzione e alla diffusione del prêt-à-porter.

Maria Cristina Bastante

Roma // fino al 3 maggio 2015
Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968
a cura di Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi
Catalogo Electa
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 39967350
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/39477/bellissima/

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