Rinascimento in dieci mosse. A Palazzo Strozzi

Una mostra rigorosa per spiegare le origini del Rinascimento. Senza sensazionalismo. E trionfa la visione più accademica del Rinascimento. Siamo a Palazzo Strozzi, e la rassegna prosegue fino al 18 agosto.

Una mostra sul Rinascimento a Firenze potrebbe sembrare una tautologia, se non fosse che per quest’occasione, che ha visto scendere in campo alcuni dei maggiori musei del mondo, si trovano raccolte o riportate temporaneamente a Firenze opere capitali per la definizione stessa del concetto di Rinascimento.
Quest’ambizione alla completezza e la vocazione didattica di Palazzo Strozzi rendono la mostra veramente efficace dal punto di vista della chiarezza comunicativa: i grandi temi del Rinascimento – dalla scoperta dell’antico all’invenzione della prospettiva geometrica – si susseguono in un continuo avvicendarsi di opere iconiche, in totale circa 140. L’impostazione segue una linea accademica ormai generalmente accettata, ma poco nota al pubblico straniero (che è da considerare, visto che la mostra verrà rifatta esattamente identica al Louvre a partire da settembre) e che sicuramente non va in cerca di sensazionalismo da thriller dozzinale.
Qui ci sono opere indiscutibili: si parte con le formelle del concorso del 1401 di Ghiberti e Brunelleschi, considerate come un atto di nascita, per passare al ruolo degli umanisti e della statuaria pubblica, portatrice di valori civili e morali. Il San Lodovico di Donatello, gigantesco e splendente a distanza ravvicinata, trasmette il messaggio di novità della scultura con un vantaggio quasi decennale rispetto alla pittura.

Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, 1401, Firenze, Museo Nazionale del Bargello - Fotografia di Lorenzo Mennonna. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, 1401, Firenze, Museo Nazionale del Bargello – Fotografia di Lorenzo Mennonna. Su concessione del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali

Si analizzano poi alcuni temi particolari come gli “spiritelli”, che mescolano sacro e profano, o la rinascita del monumento equestre con la straordinaria Protome Carafa, e la diffusione della terracotta – povera ma versatile – che garantisce a queste novità la più ampia circolazione e che permette anche innovazioni tecniche di enorme fortuna come l’invetriatura. Tra i prestiti eccellenti, la Madonna Chellini di Donatello, acquistata pochi anni fa dal Victoria and Albert Museum, è da sola un inno alla creatività multiforme dell’artista.
Una concessione all’inedito e al misterioso si trova nella sala dedicata alle opere di Dello Delli che, nonostante vanti una biografia di Vasari, viene collegato solo a tre opere esistenti, di cui una esposta in parallelo al Bargello e due presenti in mostra. Nella conclusione si passa dal fasto pubblico all’agio privato, e si segue un primo ripiegamento del Rinascimento dalla libertà delle piazze alla penombra dei palazzi: spettacolare il Vaso di Piero dei Medici (dal British Museum) che da solo è capace di evocare un’epoca coi suoi bagliori metallici e un’eco della Spagna moresca.
Nel finale saranno i mecenati fiorentini a continuare la storia del Rinascimento che, persa la sua carica eversiva, si appresta a entrare a palazzo, volendo leggerci una metafora dei tempi.

Silvia Bonacini

Firenze // fino al 18 agosto 2013
Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400- 1460
a cura di Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand
Catalogo Mandragora
PALAZZO STROZZI
055 2645155
www.palazzostrozzi.org

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Silvia Bonacini

Silvia Bonacini

Silvia Bonacini (Reggio Emilia, 1970) Nata nelle pianure dell’Emilia è fuggita a Firenze per evitare la nebbia, dopo aver studiato lingue si è laureata in Storia dell’Arte Moderna e lavora come guida turistica dal 1998, cosi sta fra mostre e…

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