Architetti d’Italia. Guendalina Salimei, l’instancabile

Nonostante l’esiguo numero di progetti realizzati insieme a TStudio, Guendalina Salimei si è guadagnata un ruolo di tutto rispetto nel panorama dell’architettura italiana. Complice, anche, un rivoluzionario approccio ante litteram ai temi del verde e della sostenibilità.

Nel 2008 la rivista Edilizia e Territorio del Sole 24 Ore individuò come miglior architetto dell’anno Guendalina Salimei, “la punta di diamante di una nuova schiera di progettisti donna che stanno emergendo nel panorama dell’architettura italiano”. Un così cospicuo numero di donne architetto, in effetti, non sono poi emerse, come testimonia anche lo scarso numero di profili di questa serie dedicati a protagoniste al femminile: sinora due donne a fronte di quattordici uomini. Mentre le altre, il più delle volte, sono co-titolari di studi con una presenza mista, quali per esempio Patricia Viel di Citterio Viel & partners o Maria Claudia Clemente di Labics.
I motivi sono molteplici, non ultimo la crisi che ha falcidiato il mercato delle opere di qualità, orientando i pochi incarichi rimasti verso studi commercialmente più consolidati e dominati da figure maschili. E difatti non è un caso che una delle due progettiste che abbiamo sinora presentato, Benedetta Tagliabue, lavori all’estero e abbia una storia inusuale, mentre l’altra, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, sia stata capace di trasformare in raffinata virtù una pratica ascetica con un limitatissimo numero di piccole realizzazioni.
Anche Guendalina Salimei è partner di un collettivo. Ma la sua personalità è talmente esplosiva che, appena si nomina TStudio, si pensa a lei, esattamente come quando si dice ABDR si pensa a Paolo Desideri o Archea ed esce Marco Casamonti. In un’epoca più maschilista si sarebbe detto: è lei l’uomo del gruppo.
TStudio, dal 1990, anno della sua fondazione, ha però realizzato poche opere se si confrontano con lo sterminato numero dei concorsi vinti: uno dopo l’altro annullati o posticipati sine die. Progetti a Bratislava, Salonicco e una nuova città per Dao Viet Eco City nella baia di Halong in Vietnam per diecimila abitanti (a volte ci si chiede cosa sarebbe successo ad altri progettisti oggi famosi, se l’opera con la quale si sono fatti conoscere non fosse stata finanziata e realizzata).
Nonostante questo, Salimei è stata accusata di aver realizzato troppe cose, diventando un caso nazionale quando nel 2014 la prima commissione per le abilitazioni nazionali, composta da Riccardo Campagnola, Giuseppe Ciorra, Cherubino Gambardella, Luca Ortelli e Benedetto Todaro, cioè da cinque professori che non riescono a mettere tutti insieme tanti progetti quanti TStudio, decise di negarle la dignità di insegnamento come professore associato. Non fu l’unica tra le esclusioni di quella sventurata tornata, ma, insieme con quella di Gianluca Peluffo, la più grave, mostrandoci la colpevole incapacità di una classe di professori nell’aprire l’accademia a chi la progettazione la fa direttamente sul campo, e con risultati apprezzati al fuori dai confini nazionali.

Guendalina Salimei-TStudio, riqualificazione del piano destinato a servizi a Corviale, Roma, 2009

Guendalina Salimei-TStudio, riqualificazione del piano destinato a servizi a Corviale, Roma, 2009

PROGETTI ED ENERGIA

Guendalina Salimei, la persona più energica che abbia mai conosciuto, non si è mai data per persa e ha risposto colpo su colpo, continuando a produrre iniziative. Per esempio numerosi progetti per i waterfront di cui uno per il porto di Napoli e un altro a Taranto. E, anche, lavorando su temi particolarmente difficili e complessi come per la riqualificazione del piano destinato a servizi a Corviale, il mostro edilizio fuori scala progettato da Mario Fiorentino nella periferia romana.
Il suo lavoro per quest’ultima realtà è stato notato da un regista, Riccardo Milani, che ne ha tratto la trama di un film di cassetta, Scusate se esisto!, con Paola Cortellesi e Raul Bova. Come sempre succede nelle fiction, la trama è molto romanzata e poco aderente alla realtà, ma per il regista lo scambio delle informazioni con la progettista è stato talmente determinante per la costruzione del film che, nel finale, Guendalina Salimei è espressamente citata come ispiratrice della storia. E, così, è diventata il prototipo della donna architetto che fa fatica a emergere, perché la professione è monopolizzata da personaggi maschili. Trasformata in un simbolo femminista, sono venute le interviste sui principali quotidiani accompagnati da una crescente notorietà. Anche per questo si è parlato di lei in numerose altre occasioni: per esempio come Assessore ai Lavori pubblici in pectore al Comune di Roma sia come candidata della formazione che ha perso le elezioni sia come candidata della fazione opposta che le ha vinte. Naturalmente erano solo voci anche perché la Nostra è troppo intelligente per capire che una attività come questa non avrebbe arrecato che inconvenienti al suo lavoro di progettista.
Guendalina è sempre in prima linea. Personalmente ricordo l’impegno all’InArch, che negli anni passati, e prima della inconcludente gestione Orofino-Guzzini, era una formidabile fucina di attività culturali e con l’Ordine degli Architetti di Roma, in particolare quando ci fu la presidenza di Amedeo Schiattarella, a mio avviso la migliore da tanto tempo. La Salimei, infatti, oltre a essere un architetto di talento, è una instancabile protagonista della vita culturale. Non c’è importante iniziativa a Roma e fuori nella quale lei non sia una promotrice, una animatrice o un’ospite. Inarrestabile ma perennemente in ritardo, perché viene sicuramente da un’altra iniziativa dove a sua volta era arrivata in ritardo.
Ricordo che una volta avevo incontrato un critico straniero. Mi raccontava di come fosse rimasto colpito dalla bravura di un architetto donna di cui non ricordava il nome. Dopo numerose descrizioni per capire chi fosse, uno dei due disse: ed è la più incallita ritardataria che conosca. Ridemmo. La avevamo individuata, non poteva essere che lei.

Guendalina Salimei-TStudio, progetto per Vydrica, 2008

Guendalina Salimei-TStudio, progetto per Vydrica, 2008

UN ESEMPIO DA IMITARE

Ritorniamo all’architettura. Quando su Facebook ho annunciato che questo profilo sarebbe stato dedicato alla Salimei molti hanno aderito con entusiasmo, ma qualcuno mi ha fatto notare che il numero delle opere realizzate, sinora, da TStudio è limitato. E allora perché scegliere di parlarne come di una protagonista dell’architettura italiana? La prima ragione la abbiamo vista: ed è per il ruolo di simbolo, per il modello positivo di donna architetto che rappresenta. Vi è un secondo motivo: la Salimei ha rappresentato al meglio quella scuola progettuale, che alcuni definiscono un po’ impropriamente come scuola di Pescara, in cui le forme appaiono vagamente decostruite. In realtà non si tratta affatto di decostruzione ma di utilizzo di configurazioni aperte disposte su direzioni non ortogonali tra loro che permettono un continuo cambio dell’orizzonte e del punto di vista. Vi è, infine, un terzo motivo, collegato al secondo: la Salimei, nell’apertura al paesaggio, è una delle prime progettiste che, già da epoche non sospette, ha lavorato con i temi del verde, dell’ecologia e della sostenibilità. Ma senza cadere nella trappola del disimpegno progettuale fatto di alberi piantati dovunque per occultare l’architettura. In tutti i suoi progetti il tema è la costruzione di un universo che si muove nella polarità tra costruito e vuoto, tra naturale e artificiale. C’è stato un periodo in cui, finalmente, sembrava che questa fosse la linea vincente che anche l’architettura italiana stava intraprendendo. Ci si rifiutava di costruire oggetti e si ragionava in termini di paesaggio (e non è un caso che, pur con approcci diversi, nella stessa InArch Lazio operassero Guendalina Salimei e Franco Zagari del quale abbiamo parlato nel profilo precedente).
Oggi, forse per la crisi edilizia e per la scarsità di occasioni progettuali, tutto questo accade molto meno. Sembra che sia in atto una scissione: da un lato progettisti che lavorano sui volumi edilizi, sia pure all’insegna di una nuova semplicità e, dall’altro, poeti del verde che mettono in secondo piano i temi della forma dell’oggetto architettonico. In questo panorama, inutile forse ripeterlo, la ricerca di TStudio e di Guendalina Salimei diventa sempre più attuale e importante. Scusate, verrebbe voglia di dire parafrasando il film che l’ha resa celebre, se esiste.

Luigi Prestinenza Puglisi

Architetti d’Italia #1 – Renzo Piano
Architetti d’Italia #2 – Massimiliano Fuksas
Architetti d’Italia #3 – Stefano Boeri
Architetti d’Italia #4 – Marco Casamonti
Architetti d’Italia #5 – Cino Zucchi
Architetti d’Italia#6 – Maria Giuseppina Grasso Cannizzo
Architetti d’Italia#7 – Adolfo Natalini
Architetti d’Italia#8 – Benedetta Tagliabue
Architetti d’Italia#9 – Michele De Lucchi
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Architetti d’Italia#11 – Paolo Portoghesi
Architetti d’Italia#12 – Mario Cucinella
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Architetti d’Italia #15 ‒ Italo Rota
Architetti d’Italia #16 ‒ Franco Zagari

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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