Weeekend a Piacenza. Cosa fare e vedere in città e nei dintorni

Se siete a Piacenza per visitare la mostra su Klimt, ecco qualche consiglio per scoprire la città, le sue attrazioni e le tappe da non perdere

Nel 1848, la città di Piacenza conquistava gli onori di Primogenita d’Italia, votando con plebiscito unanime l’annessione al Piemonte e dunque al nascente Regno d’Italia, salutata da Carlo Alberto con il prestigioso riconoscimento. Ma la città più a nord dell’Emilia, cerniera tra il Po, la Pianura Padana e gli Appennini – ultima tappa prima di raggiungere la Lombardia, e Milano, da cui dista solo una sessantina di chilometri ‒ vanta una fondazione antica, accomunata al destino degli avamposti romani lungo la strategica Via Emilia; dapprima tracciato battuto dalle truppe, poi vivace rotta commerciale e religiosa. E ha saputo guadagnarsi un posto al sole in ogni epoca, partendo dallo status di prima colonia romana (fondata nel 218 a. C. insieme alla gemella Cremona), per poi vivere, a seguito delle devastazioni barbariche, un periodo fiorente nel Medioevo ed essere eletta capitale del Ducato di Parma e Piacenza dai Farnese, durante il Rinascimento. La fase post-unitaria è invece momento di un’industrializzazione avanzata, che ha lasciato interessanti esempi di archeologia industriale (come quello che oggi è stato ribattezzato Urban Center, macello pubblico nato alla fine del XIX secolo, su progetto di Diofebo Negrotti).
Da qualche giorno, alla Galleria Ricci Oddi e all’XNL va in scena la mostra dedicata a Klimt, “l’uomo, l’artista e il suo mondo”, che già fa registrare un numero di presenze e prenotazioni significative. L’esposizione (già protagonista a Roma) si protrarrà fino al 24 luglio 2022, e rappresenta un’opportunità per visitare la città, alla scoperta della sua storia e delle attrazioni che si trovano nei dintorni. Ecco una guida per orientarsi.

Livia Montagnoli

L’ITINERARIO NEL CENTRO DI PIACENZA

Oggi, tra le vie di una città segnata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, si respira ancora la storia di secoli che hanno visto avvicendarsi lotte medievali e fasti rinascimentali. Piacenza deve ringraziare il mecenatismo illuminato delle grandi famiglie – Farnese su tutti – che ha disegnato l’urbanistica del centro e lasciato in eredità spazi di grande pregio artistico. Partendo da piazza dei Cavalli – con le due statue equestri che sorvegliano il Palazzo Gotico ben conservato –, l’attenzione cade sulla facciata in marmo rosa e arenaria del Duomo duecentesco, edificio romanico riccamente decorato nei secoli a venire, che custodisce anche affreschi del Guercino. All’ingresso della basilica di Sant’Antonino – segnalata dall’imponente torre ottagonale – invece sta la Porta del Paradiso che ricompensava i pellegrini in marcia sulla via Francigena; ma tra le chiese cittadine meritano una sosta anche Santa Maria di Campagna, con gli affreschi cinquecenteschi del Pordenone, e la Basilica di San Savino, con i suoi mosaici pavimentali dedicati al ciclo dei mesi nella cripta del XII secolo. Gioiello della scena culturale piacentina è anche il Teatro Municipale inaugurato all’inizio del XIX secolo, che alla fine dell’Ottocento fu il primo teatro in Italia a essere illuminato con l’energia elettrica ‒ Stendhal lo definì “tra i più belli, anzi il più bello d’Italia”. Per ritrovare tracce significative della Placentia romana, invece, bisogna spingersi alla volta del sito archeologico di Veleia, sui Colli Piacentini di Lugagnano Val d’Arda.

Palazzo Gotico e Piazza Cavalli, Piacenza

Palazzo Gotico e Piazza Cavalli, Piacenza

I MUSEI CIVICI DI PALAZZO FARNESE

Palazzo Farnese si staglia inconfondibile con la sua natura di cittadella fortificata, frutto della collazione della fortezza eretta dai Visconti nel Trecento con gli ambienti del palazzo ducale voluto dai Farnese nel Cinquecento, progettato dal Vignola. A questa natura ibrida – che lo accomuna alla Pilotta di Parma – si deve la complessità della struttura architettonica e la ricchezza delle collezioni oggi riunite sotto il tetto dei Musei Civici, che comprendono l’appartamento ducale con i dipinti dei Fasti Farnesiani, la sala delle sculture, la collezione archeologica, il museo del Risorgimento, il museo delle carrozze, la Pinacoteca, con opere dal XIV al XIX secolo (tra cui il celebre Tondo di Botticelli).

https://www.palazzofarnese.piacenza.it/

Palazzo Farnese, Piacenza

Palazzo Farnese, Piacenza

IL COLLEGIO E LA GALLERIA ALBERONI

Ancora un vasto complesso architettonico, però di fondazione settecentesca, che oggi riunisce una preziosa biblioteca monumentale, la Pinacoteca con opere come l’Ecce Homo di Antonello da Messina, il San Giuseppe del Ribera o il San Pietro di Guido Reni, l’Osservatorio astronomico, il Museo di Scienze Naturali e la chiesa di San Lazzaro risalente al XVIII secolo. Nel percorso di visita, anche l’Appartamento del Cardinale Giulio Alberoni, recentemente riallestito.

https://www.collegioalberoni.it/

Galleria e Collegio Alberoni, ph Archivio Immagini Comune di Piacenza

Galleria e Collegio Alberoni, ph Archivio Immagini Comune di Piacenza

LA GALLERIA D’ARTE MODERNA RICCI ODDI

La collezione della galleria odierna è frutto, innanzitutto, della cospicua donazione del nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi, e comprende opere prevalentemente italiane databili tra il 1830 e il 1930. L’edificio che la ospita fu progettato dall’architetto Giulio Ulisse Arata e inaugurato nel 1930. Tra gli artisti rappresentati, Francesco Hayez, Girolamo Induno, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Antonio Fontanesi, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giuseppe De Nittis, Domenico Morelli, Francesco Paolo Michetti, Federico Zandomeneghi e Stefano Bruzzi. E per il Novecento, tra gli altri, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Filippo de Pisis, Carlo Carrà, Felice Casorati, dell’Ottocento Tranquillo Cremona e Luigi Conconi. Ma anche i piacentini Luciano Richetti e Bruno Cassinari.

https://riccioddi.it/

Sala XVI, Galleria Ricci Oddi, Piacenza

Sala XVI, Galleria Ricci Oddi, Piacenza

XNL PIACENZA CONTEMPORANEA

Nell’ex sede dell’Enel di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano, esempio ben restaurato di archeologia industriale dei primi decenni del Novecento, è nato nel 2020 il centro per la documentazione del contemporaneo XNL, che indaga la creatività in tutte le sue forme (non solo arti visive, ma anche musica e teatro). Di questa multidisciplinarietà è frutto il recentissimo progetto Bottega XNL, per sostenere produzioni cinematografiche e teatrali con la benedizione del regista Marco Bellocchio. Lo spazio ospita di frequente mostre temporanee, in collaborazione con l’adiacente galleria Ricci Oddi.

https://xnlpiacenza.it/

Il palazzo di XNL Piacenza Contemporanea

Il palazzo di XNL Piacenza Contemporanea

IL PICCOLO MUSEO DELLA POESIA NELL’EX CHIESA DI SAN CRISTOFORO

Non pecca certo in originalità il piccolo museo avviato nel 2014 negli ambienti della chiesa sconsacrata di San Cristoforo, che rappresenta il primo progetto museale dedicato alla poesia in Europa. La visita permette di ripercorrere la storia e l’evoluzione della poesia, con particolare attenzione alla produzione italiana del Novecento, da Ungaretti a Montale, Saba e Caproni, senza dimenticare i maestri del passato, da Dante a Leopardi, da Goethe a Baudelaire. La collezione è variegata, tra libri, antologie, riviste letterarie di particolare pregio, lettere originali, dischi, quadri e sculture. In corso, fino al 24 settembre 2022, la mostra Ab Umbra Lumen. Galliani incontra Bibiena.

https://www.museopoesia.it/

Piccolo Museo della Poesia, Piacenza

Piccolo Museo della Poesia, Piacenza

IL SENSO DEL TEATRO GIOCO VITA ALLO SPAZIO LUZZATI

Inaugurato nel 2019, lo Spazio Luzzati nasce dal recupero di una parte dell’ex stabilimento tipografico del quotidiano Libertà, la cui riqualificazione è stata pensata da Teatro Gioco Vita diretto da Diego Maj. Si tratta di un luogo che sa raccontare il mondo del teatro in maniera interattiva, puntando al coinvolgimento del pubblico attraverso oggetti di scena, sagome, disegni, foto e video, con creazioni donate da Lele Luzzati (scenografo e costumista, nominato due volte agli Oscar per i suoi film di animazione) e materiali relativi agli spettacoli d’ombre realizzati dal 1978 in poi (la prima rappresentazione fu il Barone di Münchausen).
Si organizzano spesso laboratori, animazioni, brevi spettacoli.

www.teatrogiocovita.it

Spazio Luzzati, Piacenza

Spazio Luzzati, Piacenza

IL MUSEO DELLA MERDA A GRAGNANO TREBBIENSE

La genesi del Museo della Merda, aperto ormai diversi anni fa nel piacentino, a Castelbosco, è strettamente connessa al progetto di economia circolare portato avanti da Gian Maria Locatelli, artista-allevatore di Gragnano Trebbiense, che dal suo allevamento ricava il biometano per alimentare un paese di tremila abitanti, oltre a concime secco organico (registrato come Merdame), mattoni e intonaco. E proprio dal letame prodotto in grandi quantità dalle sue mucche parte la riflessione su un materiale di scarto da trasformare in risorsa ecologica, commerciale, artistica. Nel 2015, con il collezionista Massimo Valsecchi, Locatelli ha fondato il Museo della Merda, affidandone l’allestimento a Luca Cipelletti: gli ambienti espositivi raccolgono una serie di installazioni sul tema della trasformazione, del riuso e della metamorfosi. Il letame è qui oggetto di intrattenimento, ricerca storica e tecnologica. Ma tutta l’azienda agricola è diventata a propria volta museo a cielo aperto, con interventi di Land Art d’autore. Visite su prenotazione, solo nel fine settimana.

http://www.museodellamerda.org/

Impianto biotermico al Museo della Merda

Impianto biotermico al Museo della Merda

ALLA SCOPERTA DEI CASTELLI DEL DUCATO

Del circuito dei Castelli del Ducato, le fortezze piacentine rappresentano un fiore all’occhiello. Girovagando sui Colli Piacentini, ci si ferma a Castelnovo Val Tidone per visitare il maniero risalente all’epoca del Barbarossa, prima di proseguire alla volta del Castello di Gropparello (oggi ambientazione del Parco delle Fiabe), al Castello di Rivalta – segnalato dalla torre cilindrica quattrocentesca – al Castello Anguissola Scotti di Agazzano, fortezza austera trasformata in signorile dimora rinascimentale. A San Pietro in Cerro, invece, la fortezza del XV secolo ospita la mostra permanente dei Guerrieri di Xi’an e il MiM, Museum in Motion, con la collezione di arte contemporanea esposta a rotazione negli ambienti del sottotetto, su iniziativa di Franco Spaggiari con il contributo del critico Pierre Restany.

https://www.castellidelducato.it/

Castello di Rivalta (PC)

Castello di Rivalta (PC)

TORNARE NEL MEDIOEVO A VIGOLENO

Il borgo fortificato di Vigoleno si erge su uno sperone di roccia tra la valle dell’Ongina e quella dello Stirone. Al borgo si accede ancora attraverso un “rivellino”, fortificazione che doveva proteggere l’ingresso principale alla cittadella, che oggi preserva il suo sistema difensivo. All’interno delle mura si cammina sul percorso di ronda, si visita la Pieve di San Giorgio, importante esempio di architettura romanica sacra datata al XII secolo, o il curioso Museo degli Orsanti, con riferimento ad artisti di strada e musicanti che tra il XVIII e XIX secolo, per l’arte di arrangiarsi, iniziarono a portare in giro i loro spettacoli itineranti nei borghi dell’Appennino Tosco-Emiliano, spingendosi poi in tutta Europa. La storia di questi antesignani del circo è raccontata attraverso oggetti di scena, strumenti musicali, marionette (ma il loro asso nella manica era lo spettacolo dell’orso ammaestrato, che ne determinò il nome).

https://visitvigoleno.it/

Vigoleno (PC)

Vigoleno (PC)

LA CULTURA MONASTICA DI BOBBIO

Lungo la Statale 45, in direzione Liguria, si incontra il centro abitato di Bobbio, tra le principali attrazioni della Val Trebbia. La sua fama è legata alla figura di San Colombano, che ne fece uno dei principali centri della cultura religiosa in Italia e d’Europa. L’Abbazia di San Colombano, fondata nel 614, fu infatti sede, nell’Alto Medioevo, di un prestigioso scriptorium e di una biblioteca che ancora oggi preserva importanti testi tramandati dagli amanuensi e reperti dall’età cristiana fino al XVI secolo (nella cripta dell’abbazia giace il sarcofago del santo). Anche il borgo, con la sua urbanistica medievale e l’originale Ponte Gobbo, merita una visita. Il Museo della Città presenta, attraverso un percorso multimediale, la vita monastica e l’arte amanuense.

Franco Sepi, Uomo della Pace, giardino dell'Abbazia di San Colombano, Bobbio

Franco Sepi, Uomo della Pace, giardino dell’Abbazia di San Colombano, Bobbio

DOVE MANGIARE A PIACENZA E DINTORNI

In città diversi indirizzi preservano la ricca tradizione gastronomica locale, in qualche caso ancora legata all’opulenza della corte rinascimentale.
La Trattoria San Giovanni è osteria contemporanea, però legata ancora alle ricette del territorio – dal carpaccio di cavallo ai pisarei e fasò –, messe a frutto con ottime materie prime, in ambiente confortevole.
Ma la storia cittadina si respira anche alla Pasticceria Confetteria Galetti, salotto fondato nel 1881 da Francesco Galetti proprio nelle vicinanze del Palazzo Gotico, a lungo ritrovo per il dopo teatro della Piacenza bene.
In città segnaliamo anche il pane e la pizza di Chiere, moderno laboratorio di panificazione, con bel tavolo conviviale, per fermarsi a mangiare uno spuntino (anche pizze tonde al piatto). E Bitter, cucina, bar ed enoteca mixati in uno spazio votata ai prodotti semplici (dalla trota salmonata affumicata ai finocchi al forno con robiola) in abbinamento a un’ottima carta dei vini.
Uscendo dalla città, a Monticelli d’Ongina ci si accomoda al cospetto del Po, davanti alla grande vetrata che dà accesso diretto alle acque del fiume. Non a caso, l’insegna recita La finestra sul Po. Qui, all’interno di un’ex stazione di posta ristrutturata, si assaggiano grandi classici come i salumi locali, le paste fresche, i filetti di storione, la faraona ripiena. E ci si può anche fermare per la notte.
Ma a solo mezz’ora d’auto dalla città si trova anche uno dei ristoranti più apprezzati della Penisola, emblema della grande ristorazione di provincia italiana. La Palta è il regno di Isa Mazzocchi, cuoca d’esperienza e rara sensibilità per il territorio, la sua storia e i suoi ricettari. Grande ospitalità, col calore della conduzione familiare, e una brillante interpretazione d’autore della cucina locale, tra tortelli piacentini con la coda al verde di stagione e coniglio ripieno con zabaione salato alla goletta con erbe aromatiche.
Nella campagna di Podenzano, invece, si raggiunge l’Ostreria Fratelli Pavesi, all’interno di una corte del Novecento si fa cucina di territorio, con grande senso dell’ospitalità. E i prodotti si possono anche acquistare in bottega. Sempre a Podenzano, la tradizione locale è ben rappresentata anche alla tavola della Trattoria Regina, osteria di paese che propone anolini in brodo, bolliti, arrosti, crostate e sbrisolona.

https://chierepiacenza.it/
https://www.bitterpiacenza.it/
https://www.ostreria.it/
https://www.trattoriaregina.it/
http://www.trattoriasangiovanni.net/
https://www.lafinestrasulpo.it/
www.lapalta.it

La Palta, ph Fausto Mazza

La Palta, ph Fausto Mazza

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