Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Intervista alla neo direttrice Lucia Pini

Uno dei musei di arte moderna più grandi d’Italia ha di nuovo una figura di riferimento, che guarda al recupero dell’eredità del fondatore e a una rinnovata apertura nazionale e internazionale

Chi conosce il nome della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, saprà che si tratta di una splendida pinacoteca con oltre 400 opere, nonché di uno dei più completi musei di arte moderna in Italia. L’istituzione, che domani 11 ottobre compie ben 90 anni, ha ritrovato lo scorso giugno una guida di primo piano, dopo essere stata priva di un direttore per ben dieci anni. Abbiamo chiesto alla neodirettrice Lucia Pini, di cui avevamo raccontato l’alto cursus honorum, i suoi piani per valorizzare la collezione della galleria – che va molto oltre il celeberrimo Ritratto di Signora di Klimt – e la sua fama, sulle orme del grande fondatore piacentino Giuseppe Ricci Oddi.
Gustav Klimt, Ritratto di signora, 1916 17. Courtesy Galleria Ricci Oddi, Piacenza

Gustav Klimt, Ritratto di signora, 1916-1917. Courtesy Galleria Ricci Oddi, Piacenza

La Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi torna ad avere un direttore dopo oltre dieci anni, che corso imprimerà alla sua direzione?

Vorrei che la mia direzione fosse orientata alla concretezza; la Galleria Ricci Oddi è un luogo meraviglioso, che in questo momento ha bisogno di cure per esprimersi al livello che merita. Occorre lavorare sull’allestimento, ora decisamente fané, sui supporti didattici, attraverso i quali porgere al meglio la Galleria e le sue collezioni ai diversi pubblici. Occorre inoltre sviluppare il confronto e la collaborazione con la comunità dei musei e il mondo scientifico, inserire la Galleria in un circuito di istituzioni attive, aggiornate e in dialogo. Non esistono soluzioni prodigiose, semmai un lavoro tenace, che si sviluppi contemporaneamente lungo linee di azione diverse, ma coordinate e che abbia ben chiare le proprie priorità. Senza questo “basso continuo” anche gli eventi e le iniziative speciali, per quanto in grado di accendere temporaneamente l’attenzione, rischiano di ridursi a “fiammate”.

L’11 ottobre, domani, si festeggia il novantesimo della Galleria, questo anniversario rappresenta anche un’occasione per rivalutare l’eredità del suo fondatore?

Abbiamo avviato una piccola collaborazione con i nostri vicini di casa, Il Teatro Gioco Vita per una visita un po’ particolare: il pubblico si muoverà all’interno della Galleria guidato dalle parole di Giuseppe Ricci Oddi, affidate all’attore Nicola Cavallari. Si tratta ovviamente di una piccola cosa, anche perché le restrizioni Covid impongono numeri limitati, ma vuole comunque essere un segnale di attenzione al tema e al personaggio. Credo infatti che al di là di questo anniversario, l’approfondimento della figura di Giuseppe Ricci Oddi debba essere uno degli argomenti da affrontare nei prossimi anni; occorre raccontare al pubblico con maggiore respiro di quanto non avvenga oggi come sia nata la Galleria, da quale progetto abbia preso vita. Diversamente, manca una chiave di lettura importante, che permette di comprendere perché in Museo ci siano alcuni dipinti e non altri. Inoltre, dietro la Ricci Oddi c’è la storia di un uomo, del suo amore per l’arte e per la propria città; è una raccolta che nasce come privata e diventa patrimonio comune. Questa vicenda ha un risalto civico che vale più di mille discorsi perché è un esempio concreto di quale ruolo un’istituzione culturale giochi nella costruzione di senso di appartenenza e condivisione di valori.

Quali sono i suoi programmi per l’esaltazione del grande patrimonio della Galleria, da Klimt a Casorati passando per de Pisis e Carrà?

Rimane fermo quanto già dicevo ovvero la necessità di mettere in dialogo la Galleria con un network di istituzioni di alto livello, di attivare collaborazioni con studiosi e specialisti, di lavorare sulla credibilità scientifica dell’istituzione. Un passo in questa direzione sarà senz’altro l’esposizione dedicata a Klimt che si terrà la prossima primavera a cura, tra gli altri, di Gabriella Belli. Questa iniziativa vedrà infatti collaborazioni importanti ed è un passo verso l’apertura della collezione e il suo dialogo con la comunità museale. Per quanto riguarda le altre mostre future, non riesco ancora a darle anticipazioni su proposte, che – come immaginerà – non vi è ancora stato il tempo di condividere internamente, ma quello che posso assicurarle è che si cercherà senz’altro di lavorare su orizzonti di ampio respiro. Infine, aggiungo che mi attendo molto anche dallo sviluppo di supporti didattici che sappiano coniugare correttezza scientifica e appeal divulgativo e che siano modulabili su livelli diversi di approfondimento. Inoltre, prima o poi occorrerà anche mettere in cantiere il catalogo scientifico della collezione.

Come collaborerà la Galleria con l’assessorato, i musei civici e in generale con la città di Piacenza?

Piacenza ha una dimensione che si presta ottimamente a favorire collaborazioni e sinergie; le istituzioni culturali quali musei e teatri e le principali evidenze monumentali sono tutte vicine e facilmente raggiungibili a piedi. Sia da parte dall’amministrazione, che sta molto puntando sulla cultura, che dei colleghi è forte il desiderio di fare squadra e di pensare le proprie realtà quale parte di un tessuto comune. Inoltre, le relazioni sono molto dirette; ci si incontra facilmente anche per strada e il dialogo diventa agile. Mi piacerebbe dar subito vita a iniziative condivise, anche per valorizzare la già esistente bigliettazione congiunta. Scendendo più nel concreto, credo che le attività rivolte alle scuole potrebbero essere un ottimo punto di partenza in questa direzione.

Come andrà avanti l’apertura verso le istituzioni nazionali (come l’XNL) e internazionali?

Per quanto riguarda le istituzioni internazionali, la visione ampia deve da subito essere una priorità. Per quanto riguarda il dialogo con altre importanti realtà cittadine quali XNL, confido che vi siano prossime occasioni di collaborazione e, anche in questo senso, ho colto una forte comunità di intenti. Spero anche che, al di là di singoli e importanti progetti, le tangenze possano proseguire nel tempo, beninteso senza snaturare l’identità e le diverse vocazioni di due loghi contigui, ma sicuramente non sovrapponibili.

Saranno rinnovati i progetti educativi speciali organizzati gli scorsi anni?

I progetti educativi che hanno caratterizzato l’attività della Galleria Ricci Oddi negli anni scorsi non saranno solo confermati, ma saranno anche potenziati. Sono infatti un tassello fondamentale per rinsaldare il legame con i cittadini e il pubblico di prossimità, che è il primo importantissimo interlocutore al quale la Galleria deve attenzione e rispetto. Questo è vero per qualsiasi museo ed è ancora più vero per un luogo come la Ricci Oddi, che è stata voluta dal fondatore come un dono alla propria città.

Giulia Giaumecleardot Galleria Ricci Oddi di Piacenza. Intervista alla neo direttrice Lucia Pini

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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