Castello di Sammezzano. Un passato che sembra dimenticato

Sorge tra Firenze e Arezzo ed è stata definita l'Alhambra della Toscana. Il Castello di Sammezzano si è piazzato al secondo posto fra i luoghi del cuore nel sondaggio del FAI. Ma versa in un preoccupante stato di abbandono.

Nella Valdarno superiore tra Firenze e Arezzo sorge il Castello di Sammezzano. Con la sua duplice facciata che rappresenta il Sole e la Luna, il castello è un viaggio virtuale in tutto l’Oriente, dalla Cina all’Arabia, fino alla Spagna. Sammezzano esisteva sin dai tempi dei Romani, poi è appartenuta agli Altoviti, poi, per volere del Duca Cosimo, passò a Giovanni Jacopo de’ Medici, che a sua volta la vendette a Sebastiano Ximenes. Esiste un quadro che lo rappresenta del 1818: era una struttura rettangolare con un grande cortile interno. Nell’Ottocento la fattoria fu ereditata da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona.

SALVARE IL CASTELLO DI SAMMEZZANO

La condizione in cui il castello si trova ora sono critiche, nonostante riesca comunque ad affascinare e a scaldare il cuore. La causa della sua decadenza è il mancato consolidamento di un progetto che lo renda fruibile a tutti. In definitiva, un gioiello che, con il passare del tempo, si sta eclissando. Le richieste per visitarlo raggiungono numeri astronomici. Lo dimostrano le due giornate organizzate dal FAI, il 15 e 16 maggio, quando le prenotazioni per visitarlo hanno raggiunto il sold out immediato.
Il 12 aprile 2012 è stato costituito il “10 marzo 1813-2013 – Comitato per i duecento anni dalla nascita del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona” (Comitato F.P.X.A.), che ha promosso e organizzato convegni, conferenze e alcune aperture al pubblico. Al fianco del FAI – Fondo Ambiente Italiano, ha cercato di far conoscere questo importantissimo patrimonio artistico e naturale.
Non meno importante il “Movimento Save Sammezzano”, formato da un gruppo di cittadini che si batte per far sì che il castello non diventi un bene di cui solo pochi potrebbero fruire, promuovendo disparate iniziative. Il movimento vuole promuovere il recupero di tutta l’area e sostenere un progetto di rimessa in attività.

Castello di Sammezzano, 2021, edificio cinese, particolare

Castello di Sammezzano, 2021, edificio cinese, particolare

BREVE STORIA DEL CASTELLO E DEL SUO IDEATORE

Per conoscere il castello bisogna in principio capire chi era il suo autore. Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona nasce a Firenze il 10 maggio 1813 e muore a Sammezzano il 18 ottobre 1897; nel testamento dispone di essere inumato ad almeno 25 chilometri da Firenze. Fu sepolto nel castello con due statue di leoni da guardia, ma purtroppo uno dei due è stato rubato. La figlia, nel 1916, spostò il corpo nel sepolcreto fatto realizzare nel piccolo cimitero vicino alla chiesa di Sociana.
Ferdinando era anticlericale, antipapista e non s’iscrisse mai alla loggia massonica nonostante molti suoi amici lo fossero. Dopo aver partecipato alla vita politica locale e nazionale del Paese, fu membro del Parlamento della neonata Italia. Nel 1867 si dimette perché non si sente di appartenere a una politica che ritiene corrotta e si ritira a Sammezzano, decidendo di trasformare il castello in una specie di luogo vivente da “mille e una notte”. Inizia a modificare la struttura nel 1845 e termina la torre nel 1889, sull’onda dell’orientalismo, corrente culturale che si diffuse in tutta Europa dall’inizio dell’Ottocento.
Ferdinando era appassionato di arte moresca, indiana, persiana, mozarabica. Pur non essendo mai stato in Oriente e non essendo mai uscito dall’Europa, riesce a viverla attraverso i libri di architettura e di viaggi. Riproduce ambienti ispirati all’architettura di Paesi orientali disegnando i progetti e sovrintendendo i lavori, durati quasi mezzo secolo. Riproduce un pezzo d’Oriente in un luogo che è stato il cuore del Rinascimento italiano.
La costruzione del castello avviene in anni incredibili, nasce l’Italia e Firenze da capitale di un Granducato diventa capitale d’Italia. La meraviglia del castello è preparata dalla bellezza del parco, un autentico tesoro ambientale, dove troviamo il pratone delle sequoie, di cui ben 57 sono alte più di 50 metri. Uno dei più vasti della Toscana, quasi 200 ettari in cui sono stati piantate anche specie esotiche. Negli Anni Settanta il castello diventa albergo-ristorante. Durante questo periodo nel parco viene progettato un edificio da destinare alle stanze da letto, progetto poi abbandonato. Il risultato finale è un ecomostro che deturpa il paesaggi.

DALLE MUQARNAS A DANTE: LE PRIME CINQUE SALE

Attraverso il castello conosciamo la storia che ha attraversato il Paese in quegli anni. Troviamo un’architettura dove tutti gli effetti sono calibrati con cura e realizzati con manodopera locale. Ogni sala è un viaggio, un racconto. La prima risale al 1853. Qui troviamo il simbolo del giglio di Firenze e scritte ornamentali all’ingresso di casa. Sembra che Ferdinando volesse urlare la propria opinione sull’Italia e sugli italiani a chi entrava; opinioni in forma di aforismi: “non plus ultra”; ai lati della porta: “sempre l’uomo non è volgare e non è infame o gli passano avanti o non viene usato per le sue qualità e i suoi talenti”.
Nella seconda stanza, detta anche “Sala bianca” o “della volta celeste”, nuovi aforismi: “la virtù sta nel mezzo”; “todos contro todos”, “nos contro todos. La terza sala, la Sala da Ballo, fu realizzata nel 1867.
La quarta sala, del 1862, è chiamata “Corridoio delle Stalattiti” perché si presenta con forme che sembrano appunto stalattiti, nell’arte islamica “muqarnas”, rappresentazione delle grotte dove viveva il profeta Maometto. Ferdinando aggiunge degli specchi che, se illuminati, riflettono la luce, producendo effetti fiabeschi. Nella borgata popolare si dice che poteva essere l’alcova di Ferdinando e probabilmente è vero, perché nel palazzo dello Scià di Persia la stanza da letto è simile a quella fatta realizzare da Ferdinando.
Della quinta sala si conosce il progetto perché presentato all’Expo di Parigi. Infatti, dopo essere stato al Crystal Palace, che fu eretto a Londra nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale, Ferdinando decise di partecipare all’Expo di Parigi del 1855 presentando il progetto di questo corridoio che chiamò “Corridoio della Giustizia”. Il tema sono di nuovo i muqarnas. La sala rappresenta l’India, l’India musulmana. Alle pareti troviamo anche una frase dantesca modificata: “o voi che avete gli intelletti sani mirate la dottrina che è nascosta sotto il velo dei (segni = Ferdinando) (versi = Dante) strani”. Federico era un appassionato di Dante, tant’è che fu vicepresidente del comitato per celebrare i 600 anni dalla nascita e pagò la statua in piazza Santa Croce, così come quelle dei grandi toscani che si trovano davanti agli Uffizi. Fra gli aforismi che si trovano in questa stanza: “mi vergogno a dirlo ma è vero, l’Italia è in mano a ladri, puttane, esattori e sensali che la controllano e la divorano ma non di questo mi dolgo ma del fatto che ce lo siamo meritati, 1870”.

Castello di Sammezzano, 2021, vista dal parco

Castello di Sammezzano, 2021, vista dal parco

LA SECONDA TRANCHE DELLE SALE DEL CASTELLO DI SAMMEZZANO

La sesta sala era la stanza fumo, chiamata “Ottagono Dorato” per la presenza predominante del colore oro. In questa sala il marchese Ferdinando creò un particolare sistema di aerazione del soffitto che permetteva al fumo di uscire. La settima sala è un richiamo alla Spagna, e anche qui troviamo aforismi, tra cui: “mi spezzo ma non mi piegherò”; sulle porte: “sciogli”, “enigma”; alle pareti: “ho scelto un segreto demone racchiuso in una cornice di pietra”.
Nella nona sala troviamo l’Antico giuramento dei nobili d’Aragona, protagonista della stanza, che recita: “noi, ognuno dei quali siamo grandi quanto voi e tutti insieme più di voi, giuriamo obbedienza e fedeltà a vostra maestà, in quanto ne conserverete intatti i nostri diritti e le nostre libertà e i nostri privilegi e se non no. Così iddio ci aiuti”. La decima stanza rappresenta l’India: era la sala da pranzo, chiamata “Sala Pavone”. Un’esplosione di colori ci investe e sembra caderci addosso, suscitando continuo stupore.
La penultima sala era l’ufficio, chiamata anche “Casa degli amanti”. Ci sono raffigurati i protagonisti dell’Orlando Furioso. Anche questa sala raccoglie aforismi: “il popolo mi fischia io mi applaudo”; “ogni persona grande ha qualcosa di folle o almeno sembra folle a chi non ne ha vista la grandezza”. Sammezzano rappresenta il suo mondo perfetto ma anche la sua prigione. La solitudine è il prezzo che ha dovuto pagare per la sua libertà: “alla fine i dolori e le pene di una vita non sono giustificabili né dai soldi né dalla fama, ci vuole qualcosa in più a dare un senso alla vita degli uomini”.

GLI EDIFICI ESTERNI E L’ABBANDONO

A chiudere il percorso, la cappella. Ferdinando allestisce una fornace nel parco della villa, da cui proviene l’altare, prodotta in un unico blocco. Le tre religioni monoteiste possono trovare un luogo in cui esistere. Mette la croce dietro la cupola: al marchese non interessavano le religioni, ma la fede in un dio di tutti. Dietro l’altare, l’iscrizione in arabo “allah ‘akbar”. Un riferimento al Cristianesimo e uno all’Islam.
Fuori dal castello troviamo anche un edificio in stile cinese, ora impossibile da visitare perché sta letteralmente cadendo a pezzi.
La situazione conservativa è drammatica: soffitti sfondati, muffa, colori sbiaditi, tasselli mancanti nei cornicioni, vetri distrutti, ecomostri nel parco. Chiuso e in semi-disuso da quasi trent’anni, dovrebbe essere salvato per farne un museo accessibile a tutti. Rinunciando al castello è come se abbandonassimo una parte della nostra storia. Il castello non mostra solo cose, ci interroga su di noi, sulla società passata e presente, su cosa eravamo e su cosa vogliamo essere. Ci parla di musica, letteratura, politica, diversi stili architettonici si fondono, si sovrappongono culture, religioni e filosofie.

Castello di Sammezzano, 2021, ecomostro nel parco

Castello di Sammezzano, 2021, ecomostro nel parco

CRONISTORIA DELL’ULTIMO SECONDO DEL CASTELLO DI SAMMEZZANO

1927 – il complesso viene certificato di “particolare interesse pubblico” a tutela delle cose di interesse artistico ai sensi dell’art. 2 della legge 778 dell’11 giugno 1922.

1955 – atto di cessione tra i proprietari alla società “Sammezzano S.r.l.”.

1970 – rilascio della concessione edilizia per la trasformazione in ristorante e albergo.

1972 – il Ministero della Pubblica Istruzione, con DM in data 2° settembre 1972, dichiara ai sensi della Legge n. 1089 del 1939 il Castello e l’area del Parco Storico di Sammezzano d’interesse artistico e storico e viene quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela conseguenti.

2015 – il castello e il parco rischiano di essere battuti all’asta giudiziaria, per trovare le risorse economiche necessarie a risarcire i debiti che la società proprietaria, la Sammezzano Castle S.r.l. ha nei confronti di creditori. Alcune fonti parlarono di acquirenti  interessati a farne una SPA di lusso. Tale eventualità avrebbe precluso l’accesso al castello a gran parte della cittadinanza. Questo evento ha portato a formare un comitato di volontari locali che ha dato vita al “Movimento Save Sammezzano”. L’asta va a vuoto.

2016 – raccolta voti che ha fatto acquisire il primo posto nell’ottavo censimento nazionale I Luoghi del Cuore promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

2019 – la procedura fallimentare a carico della Sammezzano Castle S.r.l. è stata chiusa; uscita dallo stato di fallimento, riesce a riottenere la disponibilità del bene.

2020 – Europa nostra inserisce il Castello di Sammezzano fra i monumenti e i siti del patrimonio culturale più a rischio in Europa per il 2020.

Sammezzano è stata oggetto di interrogazioni parlamentari, esposti, documentari, servizi televisivi. Il coinvolgimento di numerosi consiglieri regionali ha portato a promuovere l’approvazione di una mozione che impegna la Giunta Regionale Toscana “a intraprendere ogni iniziativa utile, anche di concerto con gli enti locali interessati, affinché il Castello di Sammezzano e il Parco secolare, indipendentemente dalla natura della loro proprietà e data la loro unicità storico-culturale, possano mantenere la necessaria accessibilità e fruibilità pubblica e affinché metta in atto interventi e azioni di sensibilizzazione finalizzate a valorizzare e a far conoscere il complesso di Sammezzano”. La raccolta di oltre 30mila firme con la petizione su change.org chiede al Comune di Reggello, alla Regione Toscana e al Ministero dei Beni Culturali di “tradurre in realtà la naturale vocazione museale del Castello di Sammezzano senza che sia sacrificata per fini di puro profitto”. E poi l’appello, tramite il collettivo “Emergenza Cultura” e il forum nazionale “Salviamo il Paesaggio”, al Ministro Franceschini affinché intervenga per la tutela e valorizzazione di Sammezzano. Obiettivo: la ricerca pubblica di investitori finalizzata a interessare il mondo imprenditoriale riguardo Sammezzano e le sue potenzialità turistico-museali.

– Giada Fanelli

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Giada Fanelli

Giada Fanelli

Giada Fanelli è nata a Lucca ma ha sempre vissuto a Empoli. Si è diplomata al Liceo Artistico ”Leon Battista Alberti” di Firenze e in seguito ha conseguito la laurea in interior design al Design Campus di Firenze. Ha seguito…

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