Le opere di Raffaello da vedere in giro per Roma

Se non avete fatto in tempo a visitare la grande mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale, a Roma non mancano capolavori per costruirvi la vostra monografica personale sul Divino Urbinate. Seguiteci e vi portiamo noi a scovarli.

Cercasi anima buona che sia riuscita ad acquistare in tempo i biglietti per la mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale e che sia disposta a rivenderli. Sono pronto a pagarli fino a tre volte il prezzo originario. Massima diffusione, grazie”.
È solo uno degli appelli che circolano sui social network in questi giorni. I biglietti per la monografica che chiuderà il 30 agosto 2020, infatti, sono completamente esauriti. Sold out. L’annuncio è di una settimana fa: le sale dello spazio espositivo a Monte Cavallo hanno raggiunto il numero massimo di prenotazioni ritenuto opportuno in base alla capienza calcolata per il rispetto delle misure di sicurezza dovute all’emergenza sanitaria da Covid-19. Ossia, massimo dieci persone ogni cinque minuti, con prenotazione rigorosamente obbligatoria anche se non nominale. E chi, per inerzia o confidando nella combinazione tra il consueto esodo agostano dei romani verso il mare e il calo dei turisti dopo il lockdown, non si è affrettato ad accaparrarsi l’ingresso alla mostra-evento organizzata in occasione del cinquecentenario della morte del Divino Urbinate, già divenuta un cult, è rimasto amaramente deluso. E dire che, nell’ultima settimana, gli orari di visita saranno estesi per un totale di 132 ore di apertura: fino all’una di notte dal 24 al 27 agosto e orario continuato per 24 ore al giorno dalla mattina del 28 fino alla mezzanotte del 30 agosto. Visto il momento di crisi e il timore di nuove ondate di virus, decisamente un grande successo per una monografica ideata in tempi non sospetti, con altri parametri e obiettivi, quando Roma era visitata da 10 milioni di persone all’anno.

LA MOSTRA DI RAFFAELLO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE

Nella pandemia che ci ha investiti abbattendosi sul mondo della cultura, del turismo e dello spettacolo con danni economici gravissimi per questi settori, il caso della mostra dedicata a Raffaello è stato, infatti, veramente emblematico: tacciata, quasi d’ufficio, di essere un freddo blockbuster con prestiti molto discussi (forse ricorderete le accese polemiche per il restauro e il prestito del Ritratto di Leone X dagli Uffizi), era stata programmata, in realtà, nel contesto più ampio e irripetibile di iniziative in varie città italiane in occasione di una ricorrenza importantissima e dal grande valore collettivo e simbolico.
La mostra era stata inaugurata i primi di marzo, e chiusa per pandemia nel giro di pochissimi giorni in ottemperanza al DPCM 8 marzo 2020. Alla riapertura dei battenti, quel 2 giugno che originariamente doveva essere data di chiusura, gli ingressi rigidamente contingentati e le norme di sicurezza non hanno impedito a migliaia di romani di scoprire incuriositi e, perché no, attratti dalle circostanze particolari, un artista celeberrimo ma, in realtà, poco capito e generalmente ridotto a un santino da manuale di storia dell’arte.
E ora che la mostra sta per terminare e molti aspiranti visitatori sono rimasti fuori, c’è chi non si rassegna ed è disposto anche, che ci crediate o no, ad appostarsi fuori dalle Scuderie del Quirinale nella speranza di rimediare l’agognato biglietto. Se anche voi siete tra coloro che non riusciranno ad accedere all’evento, però, non lamentatevi troppo della vostra sorte (in fondo, la colpa è un po’ anche vostra!) e ricordate che a Roma, nel nostro patrimonio permanente, abbiamo opere splendide di questo maestro, a disposizione di tutti e sufficienti a comporre una mostra che neanche il più prestigioso museo del mondo potrebbe organizzare.

Raffaello Sanzio, Dama con liocorno, 1506 ca., olio su tavola, 65x51 cm. Galleria Borghese, Roma

Raffaello Sanzio, Dama con liocorno, 1506 ca., olio su tavola, 65×51 cm. Galleria Borghese, Roma

RAFFAELLO A ROMA

Partiamo con gli straordinari affreschi delle cosiddette Stanze di Raffaello in Vaticano. Si trovano lì da circa cinquecentododici anni (a far data dalla prima stanza, quella della Segnatura) e lì, presumibilmente, resteranno: voi li avete mai visitati? Tra l’altro il momento giusto per farlo è ora, visto che, fino a un’auspicabile futura ripresa del turismo, i Musei Vaticani sono quasi deserti. Con questa prima commissione romana Raffaello, allora appena venticinquenne, straniero in città e alle prese con un papa dispotico e passionale come Giulio II, mette a segno un colpo senza eguali per la sua carriera e per i destini della storia dell’arte; una vera catastrofe per i pittori che avevano iniziato a lavorare in quel cantiere poco prima di lui, e che dopo la sua apparizione saranno licenziati in tronco dal “papa terribile”.
Sempre ai Musei Vaticani, è interamente dedicata a Raffaello un’intera sala (recentemente riallestita) della Pinacoteca. Lì troverete una piccola ma superba silloge che illustra perfettamente tre fasi salienti del percorso artistico dell’Urbinate: la giovanile Incoronazione della Vergine, nota come Pala Oddi, dipinta nel 1502 a Perugia ancora nei modi del padre Giovanni Santi e di Perugino, esposta con i tre scomparti della sua predella raffiguranti l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio; la Madonna di Foligno del 1511-12, testimonianza, con il drammatico paesaggio su cui si addensano nubi cariche di elettricità, di un interesse nei confronti della pittura veneziana corrispondente agli eccezionali effetti luministici e ai paesaggi della contemporanea Stanza di Eliodoro; la magnifica Trasfigurazione, opera ultima e apicale di Raffaello, che fu posta innanzi al letto dove egli trascorse in agonia i suoi ultimi giorni di vita, prima di essere destinata alla chiesa romana di San Pietro in Montorio. Le opere citate, tra l’altro, hanno in comune il fatto di essere state strappate ai loro luoghi nel 1797, quando furono requisite e portate a Parigi dai francesi come indennità di guerra, e di essere tornate in Italia solo in seguito alla caduta di Napoleone Bonaparte. In questa stessa sala si trovano, valorizzati da un nuovo sistema di illuminazione, i sontuosi arazzi realizzati a Bruxelles per Leone X su cartone di Raffaello (1515-16), originariamente disposti sul registro inferiore delle due pareti laterali della Cappella Sistina, direttamente a confronto con la volta di Michelangelo. E se tenete presente che al giovane artista non mancava lo spirito di competizione, potete immaginare i risultati.

LA FORNARINA E LA DEPOSIZIONE BAGLIONI

Celeberrima tra le opere vantate dalla mostra alle Scuderie del Quirinale è la Fornarina, forse un ritratto dell’amante Margherita Luti dipinto da Raffaello tra il 1518 e il 1519, che si trova a Roma da sempre e che tra poco potrete tornare ad ammirare a Palazzo Barberini. In mostra si è vista, poi, l’enigmatica Dama con liocorno del 1506 circa: il ciondolo di rubino, zaffiro e perla, la presenza del ribelle animale mitologico che può essere domato solo da una vergine, fanno identificare questa giovane pensosa con una promessa sposa; un’altra delle imperscrutabili effigi femminili del Cinquecento (si pensi, del resto, a Leonardo), il cui silenzio potrete tentare di interpellare andando a visitare la Galleria Borghese, nella cui collezione permanente si trova almeno dal 1760. E, per restare sul Pincio, si trova qui anche la capitale Deposizione Baglioni, dipinta nel 1507 in ricordo del massacro avvenuto qualche anno prima a Perugia (a cui forse Raffaello stesso assistette), passato alla cronaca come “le nozze di sangue” e nel quale perì l’unico figlio della committente del dipinto, Atalanta Baglioni; la tavola è qui dal 1608, quando l’ingordo Paolo V Borghese se ne impossessò sottraendola ai perugini e dichiarandola proprietà privata del nipote Scipione con un breve pontificio.

Raffaello Sanzio, Deposizione Baglioni, 1507, olio su tavola, 184x176 cm. Galleria Borghese, Roma

Raffaello Sanzio, Deposizione Baglioni, 1507, olio su tavola, 184×176 cm. Galleria Borghese, Roma

VILLA FARNESINA

Ci sono poi i magnifici affreschi della Villa Farnesina, residenza sul Tevere dell’abile e spregiudicato banchiere senese Agostino Chigi, che visse qui con la sua adorata Francesca Ordeaschi, già rinomata cortigiana veneziana e poi sua legittima sposa, contravvenendo alle norme del tempo. Alla loro storia d’amore si riferisce, probabilmente, il licenzioso programma iconografico della Loggia di Psiche al piano terra della villa (dipinto da Raffaello e aiuti nel 1518 circa), che un invidiosissimo sodale di Michelangelo definì “chosa vituperosa”; si trova qui, inoltre, il Raffaello più sensuoso e profano, quello del Trionfo di Galatea. Per Agostino Chigi, inoltre, Raffaello progettò l’architettura e i mosaici della cappella funebre in Santa Maria del Popolo, terminata nel secolo successivo da Gian Lorenzo Bernini dando luogo a una delle commistioni di epoche e tecniche più eleganti e riuscite della storia dell’arte a Roma (uno scrigno che sembra una basilica di San Pietro in miniatura), e affrescò Sibille e angeli sull’arco superiore dell’altra cappella di famiglia in Santa Maria della Pace, chiaramente ispirati alle muscolari e agitate figure profetiche di Michelangelo nella Cappella Sistina. Di questi lavori chi è stato alle Scuderie ha potuto osservare i disegni preparatori: diremmo che non ci sono scuse per non andare a vedere le opere compiute, visitando a ingresso gratuito queste due chiese che si trovano a distanza di un quarto d’ora di cammino l’una dall’altra. Poco lontano, nella basilica di Sant’Agostino in via della Scrofa, poi, si trova l’accigliato e bellissimo Profeta Isaia, affresco del 1511-12 da cui si affaccia un putto del tutto simile a quello conservato all’Accademia di San Luca, dietro Fontana di Trevi, dove si conserva, inoltre, una tela raffigurante San Luca che dipinge la Vergine attribuita al maestro.
Se al termine di questo percorso, poi, vorrete rendere omaggio a Raffaello, camminate ancora dieci minuti fino al Pantheon: potrete visitare la sua vera tomba (non una copia in 3D) per deporvi un fiore. E adesso siete ancora a caccia di biglietti per la mostra, o vi è venuta voglia di fare una passeggiata per Roma?

Mariasole Garacci

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Mariasole Garacci

Mariasole Garacci

Laureata in Storia dell’Arte all’Università di Roma Tre con una tesi sul ritratto a Roma nel XVI secolo, Mariasole Garacci è stata cultore della materia presso le cattedre di Storia dell’Arte moderna e di Storia del Disegno, dell’Incisione e della…

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