Milano Updates: David Lamelas e Uri Aran tengono a battesimo Via Stilicone. Fotogallery dalla opening night della nuova area artsy di Milano, giocata sull’asse tra gli spazi della Fonderia Artistica Battaglia e la dirimpettaia Lia Rumma

Le transenne e il cantiere che ingolfano il traffico all’imbocco di via Messina cancellano il disagio di oggi con il presagio di un futuro radioso. La metropolitana è, per le zone della città ancora tagliate fuori dal suo perimetro, attesa come lo sferragliare del treno nel Far West: e la prossima apertura della stazione della […]

Le transenne e il cantiere che ingolfano il traffico all’imbocco di via Messina cancellano il disagio di oggi con il presagio di un futuro radioso. La metropolitana è, per le zone della città ancora tagliate fuori dal suo perimetro, attesa come lo sferragliare del treno nel Far West: e la prossima apertura della stazione della lilla su via Cenisio significa scoprirsi, improvvisamente e inesorabilmente, raggiungibili. Ci aveva dunque visto giusto quando, solo pochi anni fa, Lia Rumma, aveva eletto questa anonima strada dietro il Cimitero Monumentale a nuovo indirizzo di riferimento per la Milano dell’arte. Lo conferma il viavai di uno degli aperitivi più attesi in vista della scorpacciata di Miart: si alza il sipario sugli sventi coordinati in Via Stilicone, per una one-night che vede come piatto forte l’opening della personale di David Lamelas proprio nei tre piani della imponente galleria Rumma, con spettacolare terrazza che punta dritta sulla Unicredit Tower. Non sono da meno i più giovani vicini di casa. Basta attraversare la strada per tuffarsi nelle atmosfere ammalianti della Fonderia Artistica Battaglia: dove ai laboratori veri e propri, spazi creativi che hanno accolto negli anni decine di grandi nomi della scultura non solo italiana, si affianca da qualche tempo a questa parte anche Peep-Hole, la “non-galleria” ideata – tra gli altri – proprio dal direttore artistico di Miart Vincenzo De Bellis. Tra i primi ad arrivare (per dovere di ospitalità) e tra i primi a scappare da Lamelas (in onore al buon vicinato) alla prima personale italiana di Uri Aran, che dopo essere passato per le stanze del Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni porta a Milano un progetto site specific dalla struggente carica evocativa. Si passeggia amabilmente per gli spazi della Fonderia; tra forni e strumenti del mestiere, prove e semilavorati, l’open bar della Carlsberg a illuminare di verdognolo un’atmosfera che – come spesso capita di dirsi quando in un luogo “si sta bene” – sembra lontana anni luce dall’idea che noi stessi abbiamo dell’Italia, di Milano. L’aria profuma di Berlino, il meteo parla inglese; come pure – con accento smaccatamente irlandese, però – la stanza dove Mousse porta i frammentari ready-made di Cathy Wilkes.
C’è però, nella specificità di un luogo così carico di memoria, la coscienza matura di una declinazione sempre e comunque fortemente identitaria, a prescindere dal respiro internazionale dei progetti e degli artisti proposti. Per cui no: non sembra di stare a Berlino e nemmeno a Londra. Sembra di essere a Milano: punto. Lo chiameranno distretto, presto o tardi, forse persino district: l’asse di Via Stilicone può, con o senza etichette, rappresentare un buon modello di glocalismo virtuoso, vetrina dove catalizzare esperienze cosmopolite senza per questo vendere l’anima all’omologazione.

– Francesco Sala


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Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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