World Press Photo: l’estetica del coraggio
World Press Photo, il più importante premio di fotografia giornalistica del pianeta, si presenta a nuovamente a Roma per la sua 56esima edizione con le immagini del 2012. Fotografia e giornalismo si confrontano non senza polemiche e interrogativi. Fino al 26 maggio.
Ancora una volta il World Press Photo dispiega la sua colossale macchina organizzativa. Solo qualche numero: 103.481 immagini inviate al concorso. 5.666 fotografi professionisti. 124 diverse nazionalità. Come di consuetudine, nove diverse categorie di premi: vita quotidiana, protagonisti dell’attualità, spot news, notizie generali, natura, storie d’attualità, arte e spettacolo, ritratti, sport. Ma la sontuosità dell’apparato non pone la manifestazione al riparo da critiche e polemiche. Anzi. Alle note discussioni sulla spettacolarizzazione del sangue, si aggiungono quest’anno anche le censure per un uso troppo disinvolto della post produzione e del ritocco digitale. Così la fotografia vincitrice, realizzata dello svedese Paul Hansen, rischia di rimanere seppellita dalle polemiche di chi ravviserebbe nelle ombre del drammatico corteo funebre di Gaza manieristici rimandi alla tradizione pittorica.
Paul Ruseler della World Press Photo Foundation difende l’evento ricordando che il ritocco esiste da quando è stata inventata la fotografia. Nessuno nella rassegna ha creato una storia. La storia è in ciò che è stato fotografato.
Abbiamo incontrato uno dei protagonisti italiani: Fabio Bucciarelli, secondo premio reportage Spot News con Battle to Death, Siria. Il suo lavoro inizia nell’ottobre del 2012 da Aleppo, dopo aver documentato da dentro la crudezza delle Primavere arabe: Tunisia, Libia, Egitto. Si tratta di immagini violente e laceranti, she testimoniano anche quanto il reporter condivida il suo destino con i combattenti. “Cosa lascia dentro di te questa esperienza?”, gli abbiamo chiesto. “Cambia la scala delle tue priorità. Quando entri in contatto con il conflitto questa realtà ti penetra dentro e ciò che il giornalista può fare è solo documentare quello che succede e cercare di dare visibilità a ciò che avviene”.
Ma sul versante della documentazione della vicenda umana, il tema della guerra è solo uno degli contenuti. La rassegna presenta altri temi. Abbiamo raccolto le testimonianze di Vittore Buzzi, terzo nella categoria Sports Feature, e Fausto Podavini, primo premio nella categoria Daily Life. Da anni Buzzi documenta sport minori: “Passione, amore, e pochi soldi”, ci racconta. La sua storia è quella di Lone Chaw, astro in declino della boxe birmana. Immagini immersive, in cui l’uso del grandangolare costringe il fotografo ad avvicinarsi molto al soggetto, a far sentire la sua presenza alla ricerca di un coinvolgimento diretto. Podavini, infine, ci racconta il suo progetto che si è sviluppato nell’arco di quattro anni per raccontare l’Alzheimer attraverso l’amore di Mirella per Luigi.
Dunque, che sia un angoscioso ambiente domestico, uno squallido ring o una città bombardata, in ogni categoria del premio il vero protagonista è il reporter attraverso la cui testimonianza, i cui occhi e il cui cuore arriva il messaggio. Isolarne la forma e giudicarla senza riguardo al suo contenuto è osservare il dito di chi indica la luna. Questi uomini hanno posto con coraggio la loro vita al servizio dell’informazione. Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere per il 2012 enumera 88 giornalisti uccisi (+33%), 879 arrestati/fermati, 1.993 aggrediti o minacciati, 38 rapiti, 193 incarcerati. Ed è tuttora disperso in Siria l’inviato de La Stampa Domenico Quirico, entrato nel paese per raccontare per la quarta volta il dramma della guerra civile.
Non è forse arrivata l’ora di piantarla con le polemiche sulla forma?
Alessandro Iazeolla
Roma // fino al 26 maggio 2013
World Press Photo 2013
MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE
Piazza Sant’Egidio 1b
06 5816563
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www.museodiromaintrastevere.it
www.worldpressphoto.org
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