Moda e Intelligenze Artificiali. Parola all’artista-designer Gianluca Traina

Le evoluzioni dell’intelligenza artificiale nella moda sono imprevedibili. Ma abbiamo cercato di chiarire alcuni aspetti con l’artista e designer digitale Gianluca Traina

38 esperti dell’Advisory Body delle Nazioni Unite sull’AI hanno disegnato il 23 dicembre 2023 un super ente mondiale per gestire i rischi dell’intelligenza artificiale. Il fenomeno di trasformazione, fatto di algoritmi e big-data, dei processi creativi riguarda molto anche la moda e noi ci prepariamo al futuro parlando con l’artista e designer digitale Gianluca Traina. Nasce a Palermo nel 1984, vive a Ventimiglia di Sicilia, un piccolo paese sulle colline siciliane da cui gira il mondo realmente e virtualmente. Oggi è una case-history, studiato per comprendere dinamiche e sviluppi di un universo che ha zone positive e negative, e che è giusto conoscere.

Gianluca Traina, AI, Tokyo, 2023
Gianluca Traina, AI, Tokyo, 2023

Intervista a Gianluca Traina

Che rapporto hai con la moda, soprattutto la sua elaborazione digitale?
Il mio rapporto con la moda è caratterizzato da un percorso di continua evoluzione e sperimentazione. Inizialmente, durante i miei studi in Fashion Design al Polimoda di Firenze, allo IED di Barcellona e con la Camera Nazionale della Moda Italiana, ho sviluppato una profonda curiosità per il design e per il modo in cui la moda influisce sulla quotidianità e nel rapporto tra gli individui. Questo interesse iniziale si è poi evoluto in un viaggio di scoperta artistica e tecnologica. La generazione di immagini con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale si è rivelata una porta verso un universo di possibilità creative illimitate, dove le mie idee potevano prendere vita rapidamente, permettendomi di espandere, affinare e trasformare i miei concetti in modi che prima non avrei mai immaginato.

Com’è articolato il tuo processo creativo?
Da artista che lavora sull’elaborazione dell’immagine tridimensionale, il mio approccio alla moda digitale con l’intelligenza artificiale rimane profondamente radicato nell’arte. C’è una costante interazione tra l’espressione artistica e la considerazione pratica del design. Il processo che impiego per creare le mie opere d’arte, in realtà, non è molto distante da quello utilizzato nella realizzazione di un capo di abbigliamento. Quando lavoro su una scultura, inizio con un modello tridimensionale. Questo modello, in una delle fasi del processo creativo, viene trasformato in un modello bidimensionale, simile a un cartamodello, che poi, attraverso una tecnica manuale, ritorna a essere un oggetto tridimensionale. Questo metodo ha un parallelo notevole nel mondo della moda. Nella creazione di un abito, il processo inizia con un figurino, una rappresentazione artistica del capo. Da qui, si procede alla creazione di un cartamodello, che funge da guida per il taglio e l’assemblaggio dei tessuti. Una volta che i pezzi del cartamodello sono stati tagliati e uniti, il capo prende forma, trasformandosi da un disegno bidimensionale in un oggetto tridimensionale che si adatta al corpo.

Il tuo valore di artista è stato già riconosciuto, ora arrivano riconoscimenti per la moda…
Nel campo artistico, il mio lavoro è stato riconosciuto con premi importanti come gli Asia Awards e l’ArtPrize americano, che hanno rappresentato momenti chiave nella mia carriera, offrendomi una visibilità e un apprezzamento significativi a livello internazionale. Sono il risultato di un lavoro che combina creatività, ricerca e sperimentazione continua. Nel mondo della moda, specialmente nella moda digitale generata con l’AI, ho avuto il privilegio di essere finalista nelle prime due stagioni dell’AI Fashion Week.

Lo definisci un lavoro? 
Al momento, è difficile delineare con precisione le dinamiche lavorative, i limiti e gli aspetti burocratici di questa professione emergente. Essendo un ambito caratterizzato da una tecnologia innovativa, mancano riferimenti consolidati e modelli preesistenti su cui basarsi, il che rende il tutto stimolante. Siamo in una fase in cui tutto è ancora da creare, inclusi i rapporti e le interazioni con le persone all’interno delle aziende con cui mi trovo a collaborare. Non esistono ancora ruoli o figure professionali ben definite per questa nuova realtà, rendendo il mio ruolo pionieristico e in continua definizione. Prompt, è un termine informatico, che conosco da anni e che utilizzo nei linguaggi di programmazione, ma Prompt oggi per me è: carta bianca, tela vuota. Nel linguaggio dell’intelligenza artificiale, PROMPT, è l’inizio dell’istruzione, seguito da “IMAGINE”, quindi “immagina”, e io immagino da sempre.

Cos’è nello specifico Prompt?
È un aspetto cruciale nella gestione e nel comando dell’intelligenza artificiale. La figura del Prompt Designer emerge come un ruolo chiave in questo contesto, fungendo da guida esperta per modelli di IA generativa. Questa professione richiede una combinazione unica di competenze tecniche, una profonda conoscenza del linguaggio umano e un’abilità nell’analisi linguistica da tradurre in istruzioni efficaci e interpretabili per l’Intelligenza Artificiale. 

Spiegaci meglio…
Il Prompt Designer è paragonabile a un Art Director che fornisce istruzioni precise a un team creativo, solo che in questo caso il team è costituito da algoritmi AI. Un esempio è la mia collaborazione con una società di abbigliamento di Hong Kong per lo sviluppo di una campagna pubblicitaria basata sull’AI che sarà presente in Cina per tutto il 2024. L’uso dell’intelligenza artificiale non mira a sostituire alcuna figura professionale; piuttosto, apre la strada a possibilità creative che sarebbero state impensabili senza l’AI. Inoltre, sto lavorando a una proposta di collezione per un grande gruppo di abbigliamento asiatico, un progetto che integra il design AI con le loro collezioni tradizionali.

Quanto dipende dagli strumenti a disposizione e quanto dalla bravura artistica?
Nel mio lavoro con l’intelligenza artificiale, ho imparato che “disimparare” il linguaggio umano può essere fondamentale. L’IA è capace di interpretare testi complessi e richieste dettagliate che seguono le regole del lessico umano, ma, nella mia esperienza, i risultati ottenuti spesso non sono fedeli alla richiesta iniziale. Ho scoperto che scrivere in modo efficace per l’AI può talvolta significare creare una sequenza anche non logica di parole, ma che seguono una gerarchia di importanza o attribuendo specifici pesi a determinate parole. Nell’ultimo anno, il processo generativo delle immagini con l’AI ha visto notevoli sviluppi. Sono stati rilasciati aggiornamenti che hanno migliorato la qualità delle immagini e la capacità dell’AI di interpretare il linguaggio umano. L’evoluzione di strumenti come Chat GPT ha reso più accessibile la generazione di immagini, anche per chi non è esperto del linguaggio dell’AI.

Dove si impara?
Al momento, non esiste una scuola dedicata esclusivamente all’insegnamento delle pratiche specifiche per lavorare con l’intelligenza artificiale nel campo della moda o dell’arte digitale. Nell’aprile del 2024, avrò l’opportunità di essere un caso studio e di fornire la mia testimonianza in un corso intensivo dedicato all’intelligenza artificiale visuale presso l’Università di Helsinki. Parteciperò come ospite, condividendo le mie esperienze e contribuendo alla formazione dei partecipanti al corso. Coloro che, come me, hanno iniziato a esplorare questo campo all’inizio dell’anno 2023, si sono affidati principalmente all’autoapprendimento, utilizzando il proprio intuito e testando in modo pionieristico gli strumenti che sono stati rilasciati in questi mesi. Noi siamo diventati di fatto casi di studio e testimonial di questo cambiamento tecnologico.

Clara Tosi Pamphili

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Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

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